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Nell'illustrazione una Venere con sombrero, secondo Lucas Cranach
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 30 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
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Araucaria araucaria araucana con i suoi 30 metri di altezza è la più imponente, ma di araucarie ce ne sono tante altre, diverse, ma tutte molto notevoli, direi indimenticabili. Il nome popolare in inglese, bizzarro finché si vuole, è "Monkey puzzle tree", cioè Rompicapo delle scimmie. Pare gli sia stato attribuito nell'ottocento da un viaggiatore inglese che notava quanto sarebbe stato difficile scalare uno di questi giganti da parte delle scimmie. Per completare il quadro, va detto che dove crescono le araucarie non ci sono scimmie, ma come sappiamo la bizzarria, sempre un po' sospetta fra noi latini, è bene accetta fra i britannici. Gli indiani Pehunche si cibavano normalmente dei loro semi e ancora oggi sono in vendita nei mercati di frutta del Cile. Da noi è arrivata casualmente, dimenticata nelle tasche di un viaggiatore, Arcibaldo Menzie, che ne aveva intascato alcuni semi, riproponendosi d'indagare su quelle strane "noci". Io non ne ho mai mangiate, ma sono diventato amico di due araucarie gemelle piramidali che svettano solitarie nel giardino antistante un grossista di frutta vicino alla mia casa al mare. Quando le vedo, so che devo girare il manubrio per imboccare il vialetto in cima al quale potrò fare scorta di nostranissime pesche e albicocche, meno esotiche ma profumate d'estate, come piace a noi scimmie nude di pianura.
Araucaria araucaria araucana con i suoi 30 metri di altezza è la più imponente, ma di araucarie ce ne sono tante altre, diverse, ma tutte molto notevoli, direi indimenticabili. Il nome popolare in inglese, bizzarro finché si vuole, è "Monkey puzzle tree", cioè Rompicapo delle scimmie. Pare gli sia stato attribuito nell'ottocento da un viaggiatore inglese che notava quanto sarebbe stato difficile scalare uno di questi giganti da parte delle scimmie. Per completare il quadro, va detto che dove crescono le araucarie non ci sono scimmie, ma come sappiamo la bizzarria, sempre un po' sospetta fra noi latini, è bene accetta fra i britannici.
Gli indiani Pehunche si cibavano normalmente dei loro semi e ancora oggi sono in vendita nei mercati di frutta del Cile. Da noi è arrivata casualmente, dimenticata nelle tasche di un viaggiatore, Arcibaldo Menzie, che ne aveva intascato alcuni semi, riproponendosi d'indagare su quelle strane "noci". Io non ne ho mai mangiate, ma sono diventato amico di due araucarie gemelle piramidali che svettano solitarie nel giardino antistante un grossista di frutta vicino alla mia casa al mare. Quando le vedo, so che devo girare il manubrio per imboccare il vialetto in cima al quale potrò fare scorta di nostranissime pesche e albicocche, meno esotiche ma profumate d'estate, come piace a noi scimmie nude di pianura.
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 29 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 24 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 23 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
"Da gru a gru: ma è poi vero che si pesca meglio all'alba?"
Mi chiamo Zeiss, Vario Sonnar Zeiss. Tutti mi considerano una persona limpida ed obbiettiva, esente da riflessi negativi della realtà che mi circonda, anche se so bene di avere le mie deformazioni periferiche quando il mio sguardo si allarga ai limiti del mio angolo visuale. Da quando nel 1846 mio nonno Carl fondò a Jena, in Germania, la nostra dinastia, tutti noi discendenti abbiamo cercato di mantenere alta la fama che seppe conquistarsi esplorando il mondo microscopico al servizio della scienza. Alcuni di noi, come i miei celebri cugini Tessar e Planar, hanno allargato le vedute al mondo della quotidianità domestica, lasciando ricordi indelebili alle famiglie che si sono rivolte a noi per immortalare i primi sorrisi dei neonati o le circostanze ufficiali più gioiose come le feste e i matrimoni o più dolorose come la morte dei propri cari. Professionisti dell'informazione visiva hanno confidato sulla nostra obiettività per lasciare testimonianze impareggiabili degli eventi più significativi e dei luoghi più affascinanti del mondo. Con lo stesso spirito, noi dell'ultima generazione, ci siamo convertiti ai nuovi orizzonti dischiusi dalla rivoluzione digitale, sforzandoci di non disperdere il glorioso patrimonio di affidabilità e brillantezza dei nostri avi e guardiamo al futuro con serena fiducia. Ecco un mio autoritratto.
Per 21 dollari e 95 centesimi si può comprare un gioco d'avventura che ha per protagonista il piccolo mostro Voodoo Vince: una bambola Voodoo creata da Madame Charmaine, una celebre veggente di New Orleans. Il gioco è stato scritto per Xbox, la consolle di Microsoft. Per sconfiggere gli avversari il giocatore può scegliere fra diverse armi, piuttosto inusuali e la bambolina stessa ha un aspetto mostruoso che, immagino debba essere interpretata in modo ironico, visto che, ad esempio, è capace di cavarsi gli occhi per ripulirli e lustrarli sfregandoseli addosso. In questi stessi giorni, sta cominciando a circolare l'ultimo film della Walt Disney-Pixar "Finding Nemo" che propone la storia zuccherosa e melensa di un pesciolino della scogliera corallina, orfano di madre e con un padre iperprotettivo, ma ugualmente inadeguato a proteggerlo dal mondo brutto e cattivo. A colpo d'occhio, mi sembra che ci sia una bella confusione sui modelli e le strategie educative (o semplicemente commerciali), per catturare e avvincere l'attenzione di bambini e adolescenti. La geniale pista inaugurata dal poderoso Shrek: lo spiritoso orco bonaccione, non sembra aver trovato autori capaci di continuare, per ora, un filone promettente e innovatore. Speriamo in un suo ritorno.
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) dom 21 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 19 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Chissà se alle renne piace il Natale quanto a me? Io lo scanserei volentieri, potendo. Sarei anche disposto a barattarlo con un sano venerdì 17, preso a caso.
I pinguini della Patagonia continuano ancora oggi a parlare l'antico linguaggio P e a preferire la scrittura bustrofelica in mancanza di palindromi perfetti: i loro preferiti in ogni stagione.
SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 18 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
"A cosa serve un blog senza figure o senza dialoghi?", pensò Alice
“All right,” said the Cat; and this time it vanished quite slowly, beginning with the end of the tail, and ending with the grin, which remained some time after the rest of it had gone.
( "Bene" disse il Gatto, e questa volta svanì piuttosto lentamente, cominciando dal fondo della coda, e finendo con il ghigno che rimase un po' di tempo dopo che il resto se n'era andato )
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 17 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
"Tutta di perle mi voglio vestire"
Con un po' di fortuna, è in arrivo un telefonino tuttofare che dovrebbe mettere ordine nelle nostre tasche piene di borsellini, tessere di riconoscimento, carte di credito, biglietti per il bus, i treni, gli arei e, perfino le chiavi di casa. Secondo una notizia Reuter di 54 minuti fa, la Do.Co.Mo , leader del mercato telefonico giapponese, sta procedendo alla realizzazione di un telefonino che contiene un chip (FeliCa ) della Sony che attualmente è già usato dai pendolari di Tokio per pagare i biglietti dei treni. Si tratta di incorporarlo nel telefonino e fargli svolgere le funzioni di denaro elettronico, carta d'identità e sanitaria, patente, carta di credito (anche per pagare piccole somme come una consumazione al bar) e di emettitore di codici ad impulsi per aprire serrature o attivare a distanza dispositivi remoti come forni elettrici, termostato del riscaldamento domestico, ecc. Potrà essere usato come un tradizionale badge, per farsi riconoscere ed aprire il cancello in strutture sorvegliate come le banche e simili. Dovrebbe semplificare la vita e mettere ordine nelle tasche, chissà quali marchingegni superastuti proteggeranno tutto questo concentrato di dati e prestazioni da un uso improprio di ladri ultratecnologici? Ad ogni buon conto, sarà meglio ricordarsi di tenerlo bello carico, se non si vuole restare chiusi fuori di casa.
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 16 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
"Buone le speranze di ricomposizione interna della maggioranza"
-- Il titolo si riferesce ad un personaggio della celebre trasmissione radiofonica "Alto gradimento" di Arbore e Boncompagni iniziatasi nel luglio 1974 Ecco l'incipit di "Li pecuri"
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 15 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Esiste un motore di ricerca ( http://www.googlism.com ) che elenca i risultati in modo molto sintetico sotto forma di un elenco di righe non cliccabili che scimmiotta, nel nome, il celeberrimo Google che tutti noi consultiamo incessantemente per sapere di tutto: dalla ricetta delle cozze alla marinara ai consigli su come togliere una macchia d'inchiostro fino a cose serissime come trovare l'indirizzo di "kilpoldir". Su Google c'è: provare per credere. Le informazioni estremamente sintetiche contenute su googlism.com non ci interesserebbero tanto se, tra l'altro, non saltasse fuori a proposito di Bin Laden che è vivo e vegeto e vive nello Utha o, a proposito di Ciampi che è un mago della difesa (ciampi is a defensive guru) oltreché essere il decimo presidente eletto al primo scrutinio (ciampi is elected tenth president of the republic at the first ballot by a large majority of...). E' evidente che le possibilità di "rumore informativo" sono notevoli, visto che Carlo Azeglio Ciampi, il Ciampi che conosciamo, non è un allenatore con predilezione per le strategie difensive, tuttavia qualche scorribanda su googlism.com può rappresentare uno spassoso diversivo alle ricerche serie, condotte per racimolare informazioni utili.
Esiste un motore di ricerca ( http://www.googlism.com ) che elenca i risultati in modo molto sintetico sotto forma di un elenco di righe non cliccabili che scimmiotta, nel nome, il celeberrimo Google che tutti noi consultiamo incessantemente per sapere di tutto: dalla ricetta delle cozze alla marinara ai consigli su come togliere una macchia d'inchiostro fino a cose serissime come trovare l'indirizzo di "kilpoldir". Su Google c'è: provare per credere.
Le informazioni estremamente sintetiche contenute su googlism.com non ci interesserebbero tanto se, tra l'altro, non saltasse fuori a proposito di Bin Laden che è vivo e vegeto e vive nello Utha o, a proposito di Ciampi che è un mago della difesa (ciampi is a defensive guru) oltreché essere il decimo presidente eletto al primo scrutinio (ciampi is elected tenth president of the republic at the first ballot by a large majority of...). E' evidente che le possibilità di "rumore informativo" sono notevoli, visto che Carlo Azeglio Ciampi, il Ciampi che conosciamo, non è un allenatore con predilezione per le strategie difensive, tuttavia qualche scorribanda su googlism.com può rappresentare uno spassoso diversivo alle ricerche serie, condotte per racimolare informazioni utili.
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 11 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 10 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 09 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 08 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Oggi, domenica 7 dicembre 2003, è arrivato l'inverno, qui a Bologna. Non è stata una sorpresa perché le previsioni del tempo l'avevano annunciato con esattezza e chiarissime spiegazioni, ma quando stamattina, scostando le tende, ho visto il vecchio gigante, un abete rosso molto ammalato, squassato dal vento e le poche foglie di tiglio rimaste in giro svolazzare a mezz'aria, mi sono reso conto che la bora era arrivata sul serio. Uscito in terrazzo, adeguatamente incappottato, ho anche trovato la prima vittima del vento siberiano: la yucca giaceva a terra con il grosso vaso a pezzi, pur continuando ad inalberare orgogliosamente il suo sproporzionato e assurdo fiore, seppure in una ridicola posizione orizzontale. Non è ancora stato deciso dalla sua mamma dove sarà collocata, dopo l'incidente che ha evidenziato la fragilità della passata collocazione, ma non mi dispiacerebbe se finisse nel giardino al mare, magari in un angolo: sono dieci anni che, quando la sfioro, mi fora le gambe e il sedere con le sue foglie lanceolate, spinose e iperdifensive. Datti una calmata yucca, che nessuno qui ti vuole del male, eccetto il vento sul quale nulla hanno potuto le tue spine.
Oggi, domenica 7 dicembre 2003, è arrivato l'inverno, qui a Bologna. Non è stata una sorpresa perché le previsioni del tempo l'avevano annunciato con esattezza e chiarissime spiegazioni, ma quando stamattina, scostando le tende, ho visto il vecchio gigante, un abete rosso molto ammalato, squassato dal vento e le poche foglie di tiglio rimaste in giro svolazzare a mezz'aria, mi sono reso conto che la bora era arrivata sul serio. Uscito in terrazzo, adeguatamente incappottato, ho anche trovato la prima vittima del vento siberiano: la yucca giaceva a terra con il grosso vaso a pezzi, pur continuando ad inalberare orgogliosamente il suo sproporzionato e assurdo fiore, seppure in una ridicola posizione orizzontale.
Non è ancora stato deciso dalla sua mamma dove sarà collocata, dopo l'incidente che ha evidenziato la fragilità della passata collocazione, ma non mi dispiacerebbe se finisse nel giardino al mare, magari in un angolo: sono dieci anni che, quando la sfioro, mi fora le gambe e il sedere con le sue foglie lanceolate, spinose e iperdifensive. Datti una calmata yucca, che nessuno qui ti vuole del male, eccetto il vento sul quale nulla hanno potuto le tue spine.
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) dom 07 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Leggo su La Repubblica del 4 dicembre '03 che in un paesino di 300 abitanti di una contea del Kansas un buon tempone di funzionario ha emesso un'ordinanza in cui ingiunge a tutti i suoi concittadini di procurarsi e di tenere in casa un arma (gun) con congrua provvista di munizioni. Insomma, un invito a proteggersi doverosamente. La notizia ha raggiunto orecchi lontani e provocato un afflusso in paese di giornalisti e reporter televisivi piuttosto sgraditi, pare, che hanno turbato la tranquilla vita da pistoleri degli abitanti e suscitato un dibattito ancora più sgradito fra la comunità "libertarian" che mal soffre qualsiasi interferenza esterna da parte di autorità della contea, statali o, ancora peggio, confederali. Uno dei commenti più spassosi, a mio parere, è quello di una gentile signora che ha commentato: "Ma a cosa serve un'ordinanza che impone di tenere un arma, quando tutti noi ne abbiamo in casa diverse e da sempre?" Nessuna meraviglia, quindi, se poi può accadere una vicenda agghiacciante come quella che ci lascia senza fiato nel bel film "Elephant" proiettato nelle sale in questi giorni. -- La bella immagine a destra è di Lou Beach
Leggo su La Repubblica del 4 dicembre '03 che in un paesino di 300 abitanti di una contea del Kansas un buon tempone di funzionario ha emesso un'ordinanza in cui ingiunge a tutti i suoi concittadini di procurarsi e di tenere in casa un arma (gun) con congrua provvista di munizioni. Insomma, un invito a proteggersi doverosamente. La notizia ha raggiunto orecchi lontani e provocato un afflusso in paese di giornalisti e reporter televisivi piuttosto sgraditi, pare, che hanno turbato la tranquilla vita da pistoleri degli abitanti e suscitato un dibattito ancora più sgradito fra la comunità "libertarian" che mal soffre qualsiasi interferenza esterna da parte di autorità della contea, statali o, ancora peggio, confederali. Uno dei commenti più spassosi, a mio parere, è quello di una gentile signora che ha commentato: "Ma a cosa serve un'ordinanza che impone di tenere un arma, quando tutti noi ne abbiamo in casa diverse e da sempre?" Nessuna meraviglia, quindi, se poi può accadere una vicenda agghiacciante come quella che ci lascia senza fiato nel bel film "Elephant" proiettato nelle sale in questi giorni.
-- La bella immagine a destra è di Lou Beach
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 05 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Questo portico, che appare anche in un vecchio film di Michelangelo Antonioni, si trova in una piccola cittadina prima romana, poi bizantina, poi longobarda, poi..., percorsa da numerosi canali attraversati da suggestivi ponti, come Venezia e Chioggia, seppure ad un livello più modesto. L'immagine contiene due elementi estranei alla realtà. Quali? Sapresti dirmi anche il nome della città?
Questo portico, che appare anche in un vecchio film di Michelangelo Antonioni, si trova in una piccola cittadina prima romana, poi bizantina, poi longobarda, poi..., percorsa da numerosi canali attraversati da suggestivi ponti, come Venezia e Chioggia, seppure ad un livello più modesto.
L'immagine contiene due elementi estranei alla realtà. Quali? Sapresti dirmi anche il nome della città?
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 03 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 01 dicembre 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)