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Chi non sbadiglia in compagnia è un ladro e una spia, potremmo dire parafrasando la nota frase che si usava da bambini quando, durante una scampagnata, ci si ritrovava a fare pipì tutti insieme ai margini di un campo di frumentone. Benché alcuni studiosi tendano ad interpretare lo sbadiglio come una forma di lotta contro il sonno o un atto involontario per tenere desto il cervello, altri si soffermano soprattutto sulla caratteristica di ritrasmettersi rapidamente a tutti i componenti di un gruppo. vedi: http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,185093,00.html E' noto che lo sbadiglio si attacca facilmente e secondo taluni studiosi gli immuni al contagio sarebbero individui con scarsa capacità di mettersi nei panni altrui. Infatti, sbadigliare per imitazione o contagio potrebbe derivare dalla necessità dei nostri antenati di coordinare i periodi di attività e di riposo. "E' importante che tutti i membri di un gruppo - sostiene lo studioso Ronald Baenninger, esperto di ricerche sugli sbadigli alla Temple University di Philadelphia - siano pronti a fare la stessa cosa in maniera contemporanea". Insomma, sbadigliare in compagnia è una prova di empatia verso i nostri compagni, non vergognamocene, quindi, e non cerchiamo di trattenerci, sbadigliando dimostriamo semplicemente la nostra adesione involontaria al gruppo.
Chi non sbadiglia in compagnia è un ladro e una spia, potremmo dire parafrasando la nota frase che si usava da bambini quando, durante una scampagnata, ci si ritrovava a fare pipì tutti insieme ai margini di un campo di frumentone.
Benché alcuni studiosi tendano ad interpretare lo sbadiglio come una forma di lotta contro il sonno o un atto involontario per tenere desto il cervello, altri si soffermano soprattutto sulla caratteristica di ritrasmettersi rapidamente a tutti i componenti di un gruppo.
vedi: http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,185093,00.html
E' noto che lo sbadiglio si attacca facilmente e secondo taluni studiosi gli immuni al contagio sarebbero individui con scarsa capacità di mettersi nei panni altrui.
Infatti, sbadigliare per imitazione o contagio potrebbe derivare dalla necessità dei nostri antenati di coordinare i periodi di attività e di riposo. "E' importante che tutti i membri di un gruppo - sostiene lo studioso Ronald Baenninger, esperto di ricerche sugli sbadigli alla Temple University di Philadelphia - siano pronti a fare la stessa cosa in maniera contemporanea".
Insomma, sbadigliare in compagnia è una prova di empatia verso i nostri compagni, non vergognamocene, quindi, e non cerchiamo di trattenerci, sbadigliando dimostriamo semplicemente la nostra adesione involontaria al gruppo.
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 31 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
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Riconosci questo monumento estense, leggermente mascherato? Il titolo non è altro che il suo nome anagrammato
“Ieri e' stato l’ultimo lunedì di lavori alla Camera dei deputati, prima della pausa estiva e i parlamentari si sono ritrovati a discutere di ragni e scorpioni. All’ordine del giorno c’e' la conversione in legge di un decreto, che vieta la commercializzazione di ragni nocivi per l'uomo. Non sono mancate perplessità “trasversali” sulla necessità di disciplinarlo attraverso un decreto, che ha caratteristiche d'urgenza, piuttosto che, per esempio, con un disegno di legge che regolamenti l'intera materia della commercializzazione delle specie esotiche. Ma tra le fila dell’opposizione gira con insistenza una voce. “Abbiamo letto che il ricorso al decreto e' stato dettato dalla aracnofobia del Presidente del Consiglio - dice Luigi Meduri della Margherita” Questo ho ricavato da Il Nuovo, (http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,185056,00.html ) ma non posso esimermi dal pensare che, anche in questo caso, siano solo gl’interessi generali del paese a muovere l’attività legislativa d’urgenza della maggioranza, se non un vero e proprio imperativo morale ineludibile: schiacciamo i ragni maligni senza pieta' e dilazioni, prima che sia troppo tardi e ci privino della nostra libertà.
“Ieri e' stato l’ultimo lunedì di lavori alla Camera dei deputati, prima della pausa estiva e i parlamentari si sono ritrovati a discutere di ragni e scorpioni. All’ordine del giorno c’e' la conversione in legge di un decreto, che vieta la commercializzazione di ragni nocivi per l'uomo. Non sono mancate perplessità “trasversali” sulla necessità di disciplinarlo attraverso un decreto, che ha caratteristiche d'urgenza, piuttosto che, per esempio, con un disegno di legge che regolamenti l'intera materia della commercializzazione delle specie esotiche. Ma tra le fila dell’opposizione gira con insistenza una voce. “Abbiamo letto che il ricorso al decreto e' stato dettato dalla aracnofobia del Presidente del Consiglio - dice Luigi Meduri della Margherita”
Questo ho ricavato da Il Nuovo, (http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,185056,00.html ) ma non posso esimermi dal pensare che, anche in questo caso, siano solo gl’interessi generali del paese a muovere l’attività legislativa d’urgenza della maggioranza, se non un vero e proprio imperativo morale ineludibile: schiacciamo i ragni maligni senza pieta' e dilazioni, prima che sia troppo tardi e ci privino della nostra libertà.
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 30 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Entro la fine di questo secolo la vita media dell'uomo potrebbe allungarsi notevolmente: fino ad arrivare a 180 anni, secondo alcuni esperti, sicuramente ottimisti... mentre secondo altri " L'organismo umano non è comunque fatto per superare l'attuale limite dei 120 anni , che si può considerare il limite ultimo naturale" e, stando ad Harvey Cohen della Duke University, per arrivare a 180 anni bisognerebbe riuscire a ritardare l' invecchiamento come fenomeno generale, intervenendo a livello genetico, e questa possibilità "appare improbabile per il prossimo futuro"
vedi: http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,184594,00.html
Da questo dibattito in corso fra scienziati sembrerebbe che i più pessimisti si limitassero ad una miserabile prospettiva di 120 anni. Dalla mie parti si direbbe "Ce ne fosse..." Il punto vero, però, mi sembra un altro. In che condizioni si potrebbe arrivare a quell'età? In altre parole il nostro Matusalemme medio di 120 anni sarebbe un rimbambito, debole e irresponsabile , privo di tutte quelle possibilità che costituiscono la gioia di vivere? Un sopravvissuto a se stesso, un peso per la famiglia e la società, o un individuo ancora attivo e lucido?
Soltanto a quest'ultima condizione mi sentirei di sottoscrivere come un progresso auspicabile l'allungamento della vita, senza peraltro cadere nella retorica del giorno da leone, perfino più fasulla.
Io faccio il tifo perché si diffonda la categoria "Young man senior (60-120)" in buona salute e condizioni economiche confortevoli.
Meglio una lunga vita agiata che una breve e miserevole.
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 28 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
In attesa che un'intraprendente azienda inventi un set di 12 reggicalze in formato di tatuaggio cancellabile con un innocuo solvente, è vitale sapere che si è già proceduto al maquillage della restante parte della gamba con calze di seta spray.
http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,184800,00.html
La ditta Nissin Medico di Nagoya in Giappone ha, infatti, già cominciato a vendere con successo le sue Air Stocking in bomboletta per l'abbordabile prezzo di 13 euro. Con una confezione si ricavano una ventina di paia di “ calze virtuali” che non si smagliano, vestono perfettamente e, molto apprezzabile in questi giorni, sono freschissime.
Per indossarle si spruzzano direttamente sulle gambe, mentre per toglierle basta un'energica spazzolatina sotto la doccia.
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 25 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 24 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Il "bookcrossing" non è una novità ma, solo ora, comincia a diffondersi capillarmente anche da noi. Si tratta di una forma di scambio di libri completamente gratuita e volontaria fra sconosciuti. I volumi vengono lasciati nei parchi e nelle stazioni, a disposizione di chi vuol leggerli. Unica condizione: "liberarli" di nuovo dopo la lettura, in modo che il ciclo continui e il libro passi di mano in mano. Tutte le indicazioni sul modo di procedere sono indicate in modo chiaro in italiano nel sito:
http://www.rinaldiweb.it/eurobc/it/
Etichettando e registrando il libro con un numero identificativo, sarà possibile, se si ha fortuna, seguirne i passaggi da un lettore all'altro e anche raccogliere impressioni di lettura.
Non attraverso INTERNET, ma attraverso la radio e con il titolo di "Passalibro", ha goduto di un buon successo un'iniziativa analoga di radio RAI3
http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/passalibro/
In mezzo al dilagare di tante forme truffaldine di catene di Sant'Antonio, è consolante constatare l'affermarsi di una forma di scambio virtuosa che si fonda sulla passione per la lettura e l'intenzione di condividere con altri l'emozione che deriva dal conoscere un libro.
La vita in città s'identificava con la scuola del mattino ed i pomeriggi malinconici nell'appartamento cupo dei giorni feriali, tagliato a metà dall'ingresso enorme. Era un lungo locale poco illuminato da un finestrone ad arco affacciato sulla scala privata, dove i passi rimbombavano nel vuoto, interrotto solo dalle quattro cassapanche secentesche, scolpite con mostruosi animali mitologici da non guardare mai in faccia prima di raggiungere, di corsa, la camera da letto.
A quel tempo dormivo da solo in una stanza quadrata al primo piano, tappezzata di damasco dorato, ricordo di un diverso uso in epoche precedenti. La finestra si affacciava sulla stretta strada del centro, porticata su di un solo lato e miracolosamente scampata ai bombardamenti che avevano distrutto un vicino teatro, aprendo agli occhi dei passanti prospettive inusitate e vasti varchi pavimentati di macerie fino alla chiesa di S. Giovanni in monte, in cima al colle. Il traffico era rado e irrilevante; nelle orecchie conservo solo il ricordo della trombetta ricurva e della cantilena insinuante dello stracciarolo che passava al mattino con il suo carretto: "… naio, solfanaio, al sulfaner."
Per fortuna, però, veniva il sabato e la fuga nella grande casa di famiglia dei giorni felici di vacanza. La fine angosciosa dalla visita di fine settimana nel grande paese di pianura dove mi aspettava la bici per le sgroppate in aperta campagna, s'identificava nello scampanio lento e sgradevole della campanella che annunciava l'arrivo del treno del ritorno.
Il suono insistente, attutito e diffuso dalla nebbia fittissima, segnava la fine della festa ancor più dell'arrivo della vecchia locomotiva a vapore, nera, che si materializzava allo sguardo solo all'ultimo momento, preceduta dal suono ansimante che le conferiva un carattere quasi animale. Non ricordo nulla del percorso sulle panche di legno della vaporiera fino al capoluogo di provincia e, tantomeno, del successivo tratto, su di un treno elettrico insignificante, fino al capoluogo di regione che m'imprigionava durante i mesi di scuola. Ricordo invece quando, in pigiama, passavo dalla camera dei miei per augurare la buona notte. Nella penombra diffusa dalla radio Synudine, accesa a basso volume, si sentiva la sigla finale della trasmissione sportiva della domenica: tristissima.
I due bei disegni sono di Emilia
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 22 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Dal primo viaggio in Ispagna, insieme ad alcune brocche di terracotta bianca, porosa e trasudante, per tenere l'acqua fresca, arrivate a destinazione miracolosamente vive, portammo a casa anche una piastrella incastonata in un'elegante cornice riccioluta di ferro battuto nero. La decorazione rappresentava una capretta con una coda sporgente di autentica stoppa soggetta agli eventi ed agli umori atmosferici, purché esposta all'aria e alla pioggia, fuori da una finestra.
Da questa sofisticata attrezzatura, l'insieme prendeva, a buon diritto, il pomposo titolo di "Barometro Intemperie". Il funzionamento dello strumento era spiegato in chiara prosa castigliana in sei righe nella metà inferiore della piastrella, sotto la capretta saltellante e felice di una carota in bocca.
Nella prima riga si spiegava: "Si tiene la cola seca... buen tiempo" fino ad arrivare, con un graduale crescente peggioramento climatico alla sesta, più drammatica: "Si està helada... nieve".
Da allora, con il trascorrere dei decenni, il barometro ha cambiato case e città e sta trascorrendo un'onorata vecchiaia sotto il portico bianco della casa al mare, senza essersi mai sbagliato o avere tradito la sua funzione originaria, benché i tempi siano cambiati in modo così impressionante da risultare incredibili anche a chi li ha vissuti. Niente di più di un elegante manufatto di ferro battuto, pretestuosamente costruito intorno ad uno scherzo ingenuo, si dirà, ed è vero.
La Spagna di allora era un paese bellissimo, ma molto povero, più della stessa Italia che stava faticosamente riemergendo dalla batosta bellica. Io portavo i calzoni corti e condividevo con le valige e le brocche d'acqua fresca lo spazio posteriore di una "topolino", la costosa Fiat 500 C. Era un'utilitaria per pochi, in un paese che si stava motorizzando, con sacrifici, per mezzo di Vespe e Lambrette, se non addirittura dello spartano Mosquito, appoggiato alla ruota della bicicletta.
Le strade di Spagna erano poche, semideserte e piuttosto malconce. I somarelli e i muli erano compagni di strada tutt'altro che infrequenti nell'assolatissimo torpore dell'altopiano e li si poteva anche incontrare, bendati e legati ad una pertica, spingere con estenuante monotonia una noria per l'estrazione dal sottosuolo dell'acqua preziosissima e rara. Era un paese dai contrasti drammatici come il sole e l'ombra dei paesini bianchi dell'Andalusia. La corrida era ancora lo sport nazionale e El Dominghin era el primero, stando al giudizio inappellabile dei camerieri dei lussuosi alberghi dove si poteva confortevolmente soggiornare con poche pesetas.
La sola immutabile costante che ho ritrovato sempre, nei tanti viaggi compiuti successivamente in quel bellissimo e amatissimo paese, è il caldo: "Si tiene la cola seca... buen tiempo"
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 21 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Quando veniva la stagione giusta e il sole, la pioggia e il vento leggero di pianura avevano fatto il loro mestiere i grappoli di uva nera finalmente assumevano il colore da cui prendevano il nome. Lungo i filari di olmi, le cui foglie avevano in passato nutrito i bachi da seta, si sporgevano i pergolati simmetrici, belli alti da terra per sopravvivere alle tardive gelate di primavera: temuti soprassalti finali dell'inverno ormai svanito.
Fra le belle foglie fitte della vite, sopravvissute alle potature, pendevano i grappoli di lambrusco salamino, ulivo, lancellotti. dalle dimensioni così diverse da lasciar presagire, fin dal primo sguardo, le diversità di sapore. C'erano grappoli grossi, fitti e pesanti, lunghi una spanna da uomo e grappolini radi che stavano tutti interi nella mano di noi bambini. Erano così invitanti che non si resisteva alla tentazione di mangiarli subito con un sol morso con un moto della testa più vicino a quello di un coccodrillo che a quello di un cucciolo umano.
Niente sgridate, però, e nemmeno un rimprovero fuggevole con gli occhi, anche se la faccia diventava scuretta e appiccicosa: era la stagione in cui le signorine cagionevoli di città venivano mandate in campagna a fare la cura dell'uva.
In queste scorribande al tramonto al seguito di Luisa si riprendeva la bicicletta verso casa solo quando la grande sporta di pavera, destinata ad uno dei corni del manubrio, si era riempita di uva matura e bilanciava l'altra sporta gemella che ospitava, fra un'imbottitura di stracci puliti, le due fiasche spagliate piene di latte tiepido che il contadino aveva preparato per noi.
Arrivati a casa lungo l'argine del canale illuminato dalla luce del crepuscolo bisognava bollire il latte, denso di panna, e pigiare l'uva che non sarebbe finita in tavola per ricavarne un mosto nero, denso e dolcissimo presago di "sughi", "sapa" e "sapore": tre delizie che sarebbero durate tutto l'inverno.
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) dom 20 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) sab 19 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
"Compreresti un'auto usata da quest'uomo? NO"
Questo è il significato della scritta in norvegese che appare su cartelloni affissi per le strade della Norvegia. (vedi foto). L'uomo in questione è il presidente del Consiglio italiano in carica e presidente di turno del Parlamento europeo; la foto è quella da lui stesso scelta per l'ultima vittoriosa campagna elettorale politica nel nostro paese. Proprio lo stesso faccione sorridente che lo ha portato alla vittoria e al governo, solo che, in questo caso è usato da "Nei til EU", un movimento che in Norvegia cerca di dissuadere (finora con successo) i cittadini dall'aderire all'Unione Europea. Nell'attuale campagna di dissuasione antieuropea hanno ritenuto vincente usare l'immagine ufficiale (non una caricatura) di Silvio Berlusconi come prototipo di "uomo di sfiducia" con il quale ci si troverebbe in compagnia, entrando nell'Unione Europea. Naturalmente, si può essere in completo disaccordo con i promotori della campagna, ma loro la pensano così. Il messaggio inequivoco è: "Norvegesi, sappiate che se aderiste all'UE potreste trovarvi come Presidente un uomo dal quale non vi fidereste neppure di comprare un'auto usata." In altri tempi si usava diffusamente l'espressione "faccia da delinquente" per definire una persona poco raccomandabile le cui caratteristiche trasparivano al primo sguardo. Oggi si usano espressioni inutilmente più volgari, ma non più efficaci. Non mi risulta, però, che nessuna delle tante facce da imbroglione, così numerose fra gli uomini politici, rese famose dal cinema o dalla televisione abbia mai ottenuto un riconoscimento internazionale così lusinghiero come l'essere scelto quale testimonial ufficiale del "poco di buono" in una costosa campagna pubblicitaria sui muri di un intero paese e su Internet ( http://www.neitileu.no ). Un ulteriore successo, ma non certo l'ultimo, da aggiungere ai tanti già acquisiti dal "Cavaliere" nei campi più disparati. Siamo sicuri che altri successi del genere non mancheranno e ci complimentiamo in anticipo con Lui.
Questo è il significato della scritta in norvegese che appare su cartelloni affissi per le strade della Norvegia. (vedi foto). L'uomo in questione è il presidente del Consiglio italiano in carica e presidente di turno del Parlamento europeo; la foto è quella da lui stesso scelta per l'ultima vittoriosa campagna elettorale politica nel nostro paese. Proprio lo stesso faccione sorridente che lo ha portato alla vittoria e al governo, solo che, in questo caso è usato da "Nei til EU", un movimento che in Norvegia cerca di dissuadere (finora con successo) i cittadini dall'aderire all'Unione Europea. Nell'attuale campagna di dissuasione antieuropea hanno ritenuto vincente usare l'immagine ufficiale (non una caricatura) di Silvio Berlusconi come prototipo di "uomo di sfiducia" con il quale ci si troverebbe in compagnia, entrando nell'Unione Europea.
Naturalmente, si può essere in completo disaccordo con i promotori della campagna, ma loro la pensano così. Il messaggio inequivoco è: "Norvegesi, sappiate che se aderiste all'UE potreste trovarvi come Presidente un uomo dal quale non vi fidereste neppure di comprare un'auto usata."
In altri tempi si usava diffusamente l'espressione "faccia da delinquente" per definire una persona poco raccomandabile le cui caratteristiche trasparivano al primo sguardo. Oggi si usano espressioni inutilmente più volgari, ma non più efficaci. Non mi risulta, però, che nessuna delle tante facce da imbroglione, così numerose fra gli uomini politici, rese famose dal cinema o dalla televisione abbia mai ottenuto un riconoscimento internazionale così lusinghiero come l'essere scelto quale testimonial ufficiale del "poco di buono" in una costosa campagna pubblicitaria sui muri di un intero paese e su Internet ( http://www.neitileu.no ).
Un ulteriore successo, ma non certo l'ultimo, da aggiungere ai tanti già acquisiti dal "Cavaliere" nei campi più disparati. Siamo sicuri che altri successi del genere non mancheranno e ci complimentiamo in anticipo con Lui.
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 18 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Un team dell'Università della Pennysylvania ha rivelato che il sonno aiuta l'organismo a consolidare la memoria delle informazioni ricevute nel corso della veglia. Quando non si riesce ad apprendere, quindi, è meglio dormire, infatti... " C'é ragione di credere ... che il sonno regoli le funzioni delle cellule cerebrali durante i processi di consolidamento della memoria". Concorda con questa teoria anche il direttore del Centro scozzese per il sonno Neil Douglas che, ripreso dal sito online della Bbc, per quanto riguarda il consolidamento della memoria mette l'accento sull'importanza delle prime 5-10 ore successive alla registrazione di nuove informazioni da parte del sistema nervoso centrale. E sulla necessità, per la maggior parte delle persone, di dormire almeno sei ore al giorno: il tempo necessario per le operazioni di riordino della memoria e dell'intero organismo." http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,183957,00.html Sembrerebbe, quindi che la mossa strategica di andare al primo spettacolo cinematografico e poi subito dopo a dormire la sera prima di un esame, istintivamente adottata dagli studenti più saggi, sia benedetta ora anche dalla scienza più avanzata. Anzi, in periodo d'esami, meglio ancora sarebbe studiare il giusto di giorno e andare al cine presto, vedersi un bel film rilassante che concili un sonno ricco di sogni, per poter fare un bella dormita tutte le notti. Il costume virtuoso dovrebbe essere esteso a gran parte dell'anno, visto che una buona preparazione la si ottiene con uno studio lungo e graduale. Al contrario, la strategia dei secchioni più svergognati che studiano forsennatamente tutta la notte, per arrivare all'esame con le occhiaie, sembrerebbe giustamente condannata, come merita. Meglio essere un po' più asino, ma fresco e con i cassettini della memoria bene ordinati che un po' più sapiente, ma con un cestone di nozioni disordinate appiccicate alla memoria con lo sputo, per dirla in termini rigorosamente scientifici. "Meglio dormirci sopra" ha già ricevuto il suo imprimatur scientifico, non ci resta che attendere fiduciosi che il festoso evento si ripeta ben presto anche per l'altrettanto popolare: "Canta che ti passa".
Un team dell'Università della Pennysylvania ha rivelato che il sonno aiuta l'organismo a consolidare la memoria delle informazioni ricevute nel corso della veglia. Quando non si riesce ad apprendere, quindi, è meglio dormire, infatti... " C'é ragione di credere ... che il sonno regoli le funzioni delle cellule cerebrali durante i processi di consolidamento della memoria". Concorda con questa teoria anche il direttore del Centro scozzese per il sonno Neil Douglas che, ripreso dal sito online della Bbc, per quanto riguarda il consolidamento della memoria mette l'accento sull'importanza delle prime 5-10 ore successive alla registrazione di nuove informazioni da parte del sistema nervoso centrale. E sulla necessità, per la maggior parte delle persone, di dormire almeno sei ore al giorno: il tempo necessario per le operazioni di riordino della memoria e dell'intero organismo."
http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,183957,00.html
Sembrerebbe, quindi che la mossa strategica di andare al primo spettacolo cinematografico e poi subito dopo a dormire la sera prima di un esame, istintivamente adottata dagli studenti più saggi, sia benedetta ora anche dalla scienza più avanzata. Anzi, in periodo d'esami, meglio ancora sarebbe studiare il giusto di giorno e andare al cine presto, vedersi un bel film rilassante che concili un sonno ricco di sogni, per poter fare un bella dormita tutte le notti. Il costume virtuoso dovrebbe essere esteso a gran parte dell'anno, visto che una buona preparazione la si ottiene con uno studio lungo e graduale.
Al contrario, la strategia dei secchioni più svergognati che studiano forsennatamente tutta la notte, per arrivare all'esame con le occhiaie, sembrerebbe giustamente condannata, come merita.
Meglio essere un po' più asino, ma fresco e con i cassettini della memoria bene ordinati che un po' più sapiente, ma con un cestone di nozioni disordinate appiccicate alla memoria con lo sputo, per dirla in termini rigorosamente scientifici.
"Meglio dormirci sopra" ha già ricevuto il suo imprimatur scientifico, non ci resta che attendere fiduciosi che il festoso evento si ripeta ben presto anche per l'altrettanto popolare: "Canta che ti passa".
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 16 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 15 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Secondo alcune ipotesi il sito archeologico di Stonenge non era altro che un osservatorio per studiare l'alternarsi delle stagioni, secondo altre un avamposto utilizzato dagli alieni... Ora uno studio del ginecologo Perks, pubblicato sul Journal of the Royal Society of Medicine e riportato dal quotidiano Observer, sbaraglia le ipotesi già note con una nuova tesi: Stonehenge rappresenterebbe una vagina... il varco attraverso il quale madre natura partorì piante e animali. Secondo Perks "è la visione dall'alto che non lascia dubbi: la forma è quella dell'organo sessuale della donna." La tesi di Perks, però non convince David Miles, archeologo responsabile del sito. "...se dovevano rappresentare un organo sessuale femminile dall'alto, come faceva la gente a vederlo? In epoca preistorica non c'erano né aerei né mongolfiere" Visto l'accanimento interpretativo inarrestabile, il cerchio misterioso dei pietroni di Quark, presentati anni fa agli italiani da Piero Angela con uno splendido servizio, sembrerebbe uno degli scherzi meglio riusciti al mondo. Infatti, a differenza delle teste di pietra fasulle di Modigliani o di tanti altri celebri falsi, l'autore dello scherzo continua mantenersi al coperto, sotto terra. Chissà che risate si sta facendo dall'oltretomba. Ad ogni modo, una bella vagina celtica, pensata per essere fruita da sopra, gigantesca e di pietra imperitura, mi sembra il giusto bilanciamento ai troppi obelischi in millenaria erezione sparsi nel mondo classico. Eh kekkazzo!
Secondo alcune ipotesi il sito archeologico di Stonenge non era altro che un osservatorio per studiare l'alternarsi delle stagioni, secondo altre un avamposto utilizzato dagli alieni... Ora uno studio del ginecologo Perks, pubblicato sul Journal of the Royal Society of Medicine e riportato dal quotidiano Observer, sbaraglia le ipotesi già note con una nuova tesi: Stonehenge rappresenterebbe una vagina... il varco attraverso il quale madre natura partorì piante e animali. Secondo Perks "è la visione dall'alto che non lascia dubbi: la forma è quella dell'organo sessuale della donna."
La tesi di Perks, però non convince David Miles, archeologo responsabile del sito. "...se dovevano rappresentare un organo sessuale femminile dall'alto, come faceva la gente a vederlo? In epoca preistorica non c'erano né aerei né mongolfiere"
Visto l'accanimento interpretativo inarrestabile, il cerchio misterioso dei pietroni di Quark, presentati anni fa agli italiani da Piero Angela con uno splendido servizio, sembrerebbe uno degli scherzi meglio riusciti al mondo. Infatti, a differenza delle teste di pietra fasulle di Modigliani o di tanti altri celebri falsi, l'autore dello scherzo continua mantenersi al coperto, sotto terra. Chissà che risate si sta facendo dall'oltretomba.
Ad ogni modo, una bella vagina celtica, pensata per essere fruita da sopra, gigantesca e di pietra imperitura, mi sembra il giusto bilanciamento ai troppi obelischi in millenaria erezione sparsi nel mondo classico.
Eh kekkazzo!
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 14 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) dom 13 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Il giudizio universale di Michelangelo nella cappella sisitina a Roma
"Dio benedica la vostra mano" per avere generosamente lasciato noi estranei, divisi da una strada e da un piccolo giardino, partecipare ad ogni momento della vostra festa. E' vero che non si trattava di un evento formale ed elegante, ma piuttosto di un informalissimo baccano all'aria aperta, festosamente sgangherato e scomposto, ma ciò non toglie che sia stato generoso lasciare che ogni singola parola, ogni risata, potesse essere distintamente percepita dal nostro letto, senza alcuno sforzo di attenzione da parte nostra.
Molti altri avrebbero ritenuto di dovere tenere le voci basse per evitare di diffondere all'intero vicinato discorsi, risate e commenti, ma non voi, benedetta sia la vostra mano sulla chitarra e la vostra voce mentre canta le osterie.
La festa non si è protratta oltre le due della notte e se non fosse stato per la presenza ininterrotta di zanzarine giustamente assetate, benedetto sia il loro pungiglione affilato, avremmo rischiato di addormentarci prima che la civetta giungesse da lontano ad annunciare l'imminenza dell'aurora con il suo canto benaugurale. Dolce e chiara era la notte e senza vento.
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) sab 12 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 11 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
"Black Sunday April 14, 1935. The dust storm that turned day into night. Many believed the world was coming to an end ." http://www.ptsi.net/user/museum/dustbowl.html
Non siamo alle tempeste di povere che fecero temere la fine del mondo ai contdini del Kansas il 14 Aprile 1935, ma pare che la crisi dell'acqua sia un problema serio anche qui da noi, negli ultimi tempi. "Ormai la chiamano la guerra dell'acqua. Il caldo martella le regioni meridionali ormai da quasi un mese. Settimane di afa, intervallate da rapidi e rovinosi rovesci temporaleschi." http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,183713,00.html Mi viene in mente la vecchia battuta: "C'era in giro una siccità, quell'anno, che gli alberi rincorrevano i cani."
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 10 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
"Il rapporto Censis su "Coesione urbana e territoriale", mette in evidenza la volontà degli italiani di non abbandonare il luogo di origine per trasferirsi verso altre località... I dati riguardanti Bologna, per esempio, mettono in luce che il 41,5% di cittadini la eleggono come luogo ideale per vivere, mentre il 36,5% di intervistati non saprebbe in quale altro posto vivere ."
… e chi si muove? Basta che non spingano troppo."
In alto : l'incrocio fra decumano massimo e cardo di Bologna durante l'ora di punta A destra un'immagine digitale del tradizionale cenone bolognese di Capodanno nel salone del palazzo del Podestà
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 09 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 08 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
La partecipazione (insensata?) ad un evento convocato al volo via e-mail che ha già trovato un nome: "flash mob" sta cominciando a diffondersi in diverse grandi città. Riferimenti all'argomento sono già numerosi cercando semplicemente "flash mob" con google. Eventi riportati sono, ad esempio, un raduno nella lobby di un grande albergo nuovayorchese per un applauso collettivo di alcune centinaia di persone sconosciute fra loro, convenute sul luogo e poi sparite subito dopo il breve evento.
Ecco la convocazione dell'evento: "If you are reading this, we have decided to change venues. (1) By 7:02, walk out to 42nd St. and look for the main entrance to the Grand Hyatt. Enter and take the escalator up one flight to the main lobby. Loiter until 7:07. (2) At 7:07, start taking the escalator and elevators up one floor, to the wraparound railing overlooking the lobby. Stand around it, looking down. Fan out to cover as much of the railing as possible. If asked why you are there, point down to the lobby and say, "Look." (3) At 7:12, begin applauding. Applaud for fifteen seconds, then disperse in an orderly fashion, (Note: the exit on that floor is not a pedestrian exit.)"
Allo stesso modo in duecento si sono ritrovati a chiedere informazioni sullo stesso costoso tappeto in un grande magazzino di NY (foto a destra). Naturalmente nessuno l'ha comprato; hanno semplicemente provocato notevole imbarazzo ai commessi. Analogamente, centinaia di giovani, vestiti come i personaggi di Matrix, sono apparsi, e dopo poco, scomparsi, in alcune strade della città e nella metropolitana di Osaka.
Che lettura dare del fenomeno imparentato con le "performances" alle quali già da decenni si può assistere in gallerie d'arte o esposizioni come la Biennale di Venezia? Sintetizzando al massimo, mi sembra si tratti principalmente di pura voglia di giocare ad un gioco nuovo che non richiede particolari abilità o allenamento e che impegna molto brevemente ed episodicamente. Oltre a questo, è presente anche la stessa compulsiva voglia di protagonismo marginale che costringe la gente inquadrata dalla telecamera ad agitarsi, sorridere, salutare con la manina. Non ultima, forse, c'è la curiosità di verificare quanti saranno a prendere parte ad un gioco fra sconosciuti che fonda il suo successo proprio sul numero dei partecipanti. Poter dire, poi, "C'ero anch'io" quando giornali e la tv ne parleranno è un ulteriore spinta a partecipare. Al contrario delle processioni o delle manifestazioni sindacali e politiche, i flash mob non sono sostenuti da una religione o ideologia o motivo utilitario. Non c'è speranza di ricavarne una briciola di paradiso o 10 centesimi di salario in più . Sono un gesto totalmente libero, gratuito e, apparentemente, senza conseguenze, ma, a mio parere, sarebbe sbagliato definirli "stupidi" per queste ragioni. Finché conserveranno la loro "innocenza", lunga vita ai flash mob; la prossima volta vengo anch'io (no, tu no. Perché no?)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 07 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Oggi solo una mia foto di un paio di anni fa' Qualcuno saprebbe indovinare dov'è stata scattata?
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) dom 06 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) sab 05 luglio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)