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mer 26 giugno 2019  Lo scoiattolo solitario

Lo scoiattolo grigio

Lo scoiattolo grigio

scoiattolo grigio

Uno scoiattolo grigio di taglia imponente
aveva l'aria di un bullo strafottente
non contento di tutto il cibo ricevuto
ne pretendeva ancora come fosse dovuto
tutto a lui solo e agli altri niente



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 26 giugno 2019   Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)

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mar 25 giugno 2019  Aquiloni eolici

Aquiloni eolici

aquiloni eolici



Leggo in un interessante articolo che diverse compagnie in varie parti del mondo stanno studiando il modo di sfruttare il vento per la produzione di energia elettrica in modo meno costoso, più pulito e con minore impatto sul paesaggio di quanto non facciano le pale eoliche che ormai sono diffuse anche qui da noi in italia.
La prima volta che vidi un vastissimo parco eolico venivamo in macchina da Las Vegas e ci dirigevamo verso San Francisco dopo avere attraversato la Valle della morte; il grande parco nazionale a cavallo fra il Nevada e la California. Come suggerisce il nome, la Death Valley è un deserto impressionante e ritrovarsi, quasi all'improvviso, fra colline verdeggianti coperte di bianche pale eoliche fu una sorpresa piacevole e queste bianche torri con le loro pale in lento movimento mi sembrarono belle e non mi provocarono alcuna ostilità. Erano quasi un ornamento a quelle deserte colline verdi del tutto prive di un carattere storico o paesaggistico da preservare.
Sicuramente il discorso cambia quando, per fini speculativi, le torri eoliche compromettono paesaggi fortemente antropizzati da millenni, come accade in Puglia o in Sicilia e, in misura minore, anche qui sul nostro Appennino Tosco Emiliano.
Sicuramente se si riuscisse a produrre energia elettrica con aquiloni o droni parcheggiati a centinaia di metri da terra l'impatto paesaggistico sarebbe del tutto neutralizzato ed è proprio quello che stanno cercando di fare diverse compagnie dislocate in varie parti del mondo.
Si tratta di manufatti hi-tech molto costosi che non ricordano certo gli aquiloni colorati che da bambini facevamo con canne palustri e carta velina, così fragili e imperfetti che raramente duravano più di qualche ora di gioco.
C'è da augurarsi che questi tentativi in corso abbiano successo e producano energia elettrica pulita senza deturpare il paesaggio, in attesa che la fusione nucleare ci affranchi in modo definitivo dalla dipendenza da combustibili fossili e da altre fonti alternative costose e problematiche.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 25 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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lun 24 giugno 2019  La grandine

La grandine

ggrandine

Il dio della grandine era molto indeciso
Se buttare palline o chicchi di riso
Quando ingolosito dai verdi giardini
Scagliò pesanti e rotondi arancini
Per far felici bambine e bambini



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 24 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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dom 23 giugno 2019  La bici folletto

La bici folletto

La bici folletto

bici antica

 

Alla fine degli anni Ottanta lessi in un romanzo cyber di William Gibson di una macchina a guida completamente autonoma che era in grado di venirti a prendere sotto casa e portarti con sicurezza alla destinazione semplicemente dicendole l'indirizzo a cui doveva arrivare. Mi sembrò un sogno che avrei voluto vedere realizzato prima di morire. Nel romanzo,si chiamava Hamed quel portento di tecnologia costruita a Damasco.
Ora, dopo una cinquantina d'anni, mi sembra che siamo abbastanza vicini, finalmente, alla realizzazione di una macchina dalla quale ti fai scarrozzare e, giunto a destinazione, le dici "Vai a parcheggiare e vieni a prendermi qui alle 6."
Superano però anche i miei più spericolati sogni le nuove biciclette che inventori sparsi in varie parti del mondo stanno preparando con studi convergenti .
A quanto leggo su un interessante articolo del Sole 24 Ore, UBER, la controversa compagnia odiata dai tassisti, che ora è molto interessata anche alla micro mobilità urbana, cerca proprio di trovare la soluzione per offrire biciclette che stanno in equilibrio senza un umano pedalatore sulla sella.
Questa bici-folletto dovrebbero essere in grado di raggiungere chi ne ha bisogno e l'ha invocata con un colpo di telefonino. Raggiunto il cliente, cesserebbe di muoversi in autonomia lasciando al suo temporaneo padrone il piacere di guidarla con pedalata assistita fino al raggiungimento della metà.
A quel punto la super-bici concluderebbe il suo compito ritornando in piena e solitaria autonomia nel parcheggio attrezzato in cui ricaricare le batterie e attendere la successiva chiamata.
Meglio di un tappeto volante evocato dal genio della lampada.
Non so se vedrò mai una di queste bici e avrò l'opportunità di servirmene in alternativa temporanea alla mia WANDER azzurra che cavalco da più di sessant'anni.
Certamente sarebbe stata molto utile a Marino, un ubriacone che frequentava un'osteria vicina alla casa dove passavo parte delle vacanze estive. All'ora di cena, prima di rincasare, arrivava in bici dal lavoro e si fermava a fare il pieno di lambrusco all'osteria, poi usciva e, per il crudele spasso di noi bambini della contrada che l'aspettavamo al varco, tentava di risalire sulla bicicletta offrendo uno spettacolo penoso ed esilarante: dopo una serie di sbandate e serpentine non di rado finiva a terra mentre la bici, sobria e paziente, continuava per qualche metro in autonomia prima di fermarsi, a sua volta, ribaltata sui ciottoli della strada, in attesa di essere riaccompagnata a mano nel cortile di casa.

 



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La tempesta

grandine

Una tempesta di eccezionale vigore
Con un minaccioso inaudito fragore
Si è abbattuta sulla città bene ordinata
A tali eventi estranea e impreparata
Generando un costernato generale stupore

 



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) dom 23 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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ven 21 giugno 2019  Per errore

Per errore

galassia

Camminava a carpon fossile come l'avatar smunto di un passato cancellato da tutte le memorie allo stato solido.
Sopravviveva in una RAM sfuggita al blackout che aveva annichilito l'intera comunitr nata da un errore del motore inferenziale della AI che governava il Sistema.
La sua asimmetria genetica lo portava verso un cloud inesplorato, fuori dai confini ufficiali del WEB, popolato da canaglie proteiche di cui si negava l'esistenza per non turbare il quieto vivere ufficiale, ormai assopito nella ripetitivitr di procedure obsolete.
La durata del suo codice nativo, il suo essere, non era stato programmato proprio perché era scaturito da un errore e si sarebbe disgregato senza avere mai raggiunto la consapevolezza di essere esistito. Per questo arrancava senza demordere verso un nulla periferico atemporale, senza neppure la presenza di atomi virtuali in cui imbattersi.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 21 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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Buon pranzo

Budda statuetta

Mentre mangiavo con gusto un riso coreano
mi faceva compagnia un Budda tibetano
per nulla affranto dall'incerto domani
meditava a occhi chiusi e congiunte le mani
sull'onda di un pensiero venuto da lontano



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 21 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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La sorpresa

pulcino

Come sorpresa in un uovo di gallina
C'era solo una piccola pulcina
Se diventerà una ovaiola pregiata
O una cotoletta di pollo impanata
Non lo sa dire neppure l'indovina



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 21 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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gio 20 giugno 2019  La sporta di pavera

La sporta di pavera

La sporta di pavera

sporta di pavera

 

Con una sporta leggera di pavera
Si andava a far la spesa per la sera
Senza frigo un po'di fame e pochi denari
si compravano solo i beni necessari
Per passare l'inverno aspettando primavera




Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 20 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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Le patate sono piene

slitta in acqua

 

  • Oggi parliamo di Marcopolo, ti va?
  • Nord o Sud, c'è una bella differenza.
  • Ma no, parlavo dell'esploratore veneziano, quello che non ha mai scritto "Il milione"
  • Pensavo che tu volessi imbarcarti in un discorso virtuoso sul riscaldamento globale. I cani che ormai tirano la slitta nell'acqua facendo squosh squash con le zampe...
  • Fanno squosh, squash? Non la sapevo. Io ricordo invece "Squin, squon, squan, Pierino cascò giù dall'albero e si squinternò le ossa"
  • Sì, la so anche io questa frase per la lettera Q. Era in un abbecedario che alla P riportava l'immortale sentenza "Le Patate sono Piene"
  • Perfetta. Mi piaceva meno alla S "I SaSSi sono duri"
  • Cosa avresti voluto più S? Tipo "Il Selciato è fatto di SaSSi Sdrucciolevoli Sui quali Si Scivola"
  • Bravo, è molto più sibilante io ci aggiungerei anche retrogusto serpentiforme: "Il Serpente Scivola Sibilando Senza Sosta Sul Selciato di Sassi Sdrucciolevoli"
  • Bello, però i serpenti fanno paura ai bambini. Bisogna stare attenti che non gli venga un blocco della S che dopo bisogna portarli da un logopedista australiano come i re d'Inghilterra.
  • Non ci avevo pensato. Io conoscevo una che diceva "Nel giardino della zignora contezza c'è un mucchio di sansare che pissicano" Chissà che abbecedario aveva avuto alle elementari.
  • Ma è vero?
  • Non so, la contessa non mi ha mai invitato nel suo giardino, poi le zanzare non mi pungono.
  • Neanche quando vai a pescare sull'argine di canali plebei senza essere stato invitato da nessuno?
  • Zuppongo di Zì, ma io d'estate vado al mare.

 



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 20 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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mer 19 giugno 2019  Martello timballo coltello

Martello timballo coltello

timballo siciliano

timballo siciliano

 

  • Allora, tre parole scelte liberamente per ciascuno di noi. Spara la prima tripletta, poi tocca a me.

  • martello timballo coltello
  • ombrello castello uccello
  • sapore colore odore
  • amore fragore dolore
  • pesca parco parafulmine
  • barca bolla baldacchino

  • Abbiamo le 18 parole. Adesso ciascuno di noi deve piazzare le triplette che gli sono toccate in sorte rispettandone l'ordine in un racconto sensato, come al solito. Sei d'accordo?
  • Certo, comincia tu, se vuoi.

  • Mentre era affaccendato in cucina, le vibrazioni dei colpi rabbiosi di mannaia o di martello che si propagavano dalla legnaia rischiavano di compromettere la preparazione del timballo. Per fortuna il delicato lavoro con il coltello era già finito.
  • Se avesse potuto, avrebbe rimandato la cena per non costringere i suoi ospiti ad infagottarsi nel mantello e ad aprire l'ombrello per salire a piedi la scalinata del castello. In quella notte da lupi non volava neanche un uccello.
  • Era orgoglioso non solo del sapore del suo timballo, ma anche del colore dorato e, soprattutto, dell'odore che si spandeva nel momento di servirlo in tavola.
  • Il suo amore per le cose ben fatte richiedeva dedizione, silenzio e concentrazione. Il fragore chiassoso lo aveva allontanato dalla città perché ormai gl'infliggeva un dolore insopportabile.
  • Ormai aveva abbandonato anche la vecchia passione per la pesca e per la caccia nel suo parco di alberi secolari, da evitare durante una tempesta come quella che si era abbattuta sul castello quella notte. Bisognava confidare sull'efficacia del parafulmine per non temere che anche le vecchie pietre divenissero un bersaglio dell'ira di Giove.
  • Quando il tempo non era così ostile come quella notte, gli piaceva percorrere il laghetto sulla barca a remi, in una bolla di silenzio e di pace, sotto la frescura ombrosa del baldacchino che lo riparava dal dardeggiare del sole nelle ore meridiane. Ormai, però, gli era rimasta solo la passione per la cucina che coltivava imbandendo sontuosi banchetti per pochi ospiti scelti.

  • Mi sembra che anche questa volta siamo riusciti ad adoperare tutte le 18 parole in un raccontino che ha senso e forse perfino un po' di atmosfera. Andiamo a berci un bicchiere di vino su al castello per festeggiare?
  • Volentieri, ma mi accontenterei anche di un'acqua tonica al bar qui vicino.




Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 19 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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mar 18 giugno 2019  Par condicio

Par condicio

VerrocchioMonumento equestre a Bartolomeo Colleoni
Campo Santi Giovanni e Paolo
 a Venezia

 

  • Ieri in Piazza ho incontrato Bartolomeo Colleoni
  • È come c'è venuto da Venezia, a cavallo?
  • Ma no, non quello di bronzo, quello vivo che chiamavamo Jackpot
  • Perché Jackpot si chiamava Bartolomeo Colleoni come il condottiero?
  • Certo, non è mai stato in classe con te?
  • No, si vede che negli anni in cui lo bocciavano al Galvani e lui tornava al Minghetti non finiva nella classe giusta per diventare mio compagno di classe.
  • Però lo conoscevi?
  • Certo, ma come giocatore di Goriziana, giù alla Accademia del Biliardo
  • Che postaccio schifoso, c'era una puzza di fumo che si attaccava ai vestiti e riconoscevano a tre metri di distanza che eravamo stati a giocare, invece di andare a scuola. Uscivamo da quel sotteraneo che eravamo delle cicche ambulanti
  • Io non facevo quasi mai fughino, ma quelle poche volte che capitava, garantito che all'accademia lui c'era sempre e vinceva dei bei soldini ai polli che non lo conoscevano e lo credevano un pivello.
  • È vero che lui doveva essere un mago a goriziana perché aveva sempre un mucchio di soldi e veniva a prenderci a scuola alla fine delle lezioni e ci sventolava sotto il naso un ventaglio di biglietti da 1000 dandoci dei cretini. "Cretini! Guarda qui cosa ho guadagnato io stamattina, mentre voi deficienti perdevate il vostro tempo a studiare il greco"
  • Era un bel simpaticone, allora.
  • Il primo giorno di scuola in terza liceo, oltre al gruppetto di noi che venivamo dalla Quinta C, la classe di tedesco, c'erano dei forestieri che nessuno di noi conosceva. Io mi ero piazzato da solo all'ultimo banco, quando, in ritardo, arriva un tipo più grande di noi con una giacca a quadretti e un vistoso cravattino giallo e si mette nel posto vuoto accanto a me chiedendo educatamente se poteva sedersi.
  • Ti ha detto di chiamarsi Bartolomeo Colleoni e tu gli hai creduto?
  • No, perché proprio in quel momento è entrato l'insegnante e ci siamo tutti alzati in piedi e subito riseduti in silenzio. Poco dopo, mentre il professore ci anticipava il programma dell'anno, lui, come fosse sotto la doccia, comincia a scartacciarsi i capelli imbiancando il banco di forfora...
  • ... e allora avevamo quegli scomodi banchi neri...
  • ...appunto, puoi immaginare lo spettacolo, ma lui con l'aria più naturale del mondo l'ha raccolta accuratamente, come fossero le briciole sul tagliere del pane secco da mettere nel caffè-latte e ha buttato tutto per terra.
  • Un tipo distinto
  • ...issimo
  • Ma allora, è rimasto tuo compagno di banco tutto l'anno?
  • No, è passato al penultimo banco e quando veniva scuola- poco o niente- avevo il panorama del suo testone forforescente.
  • Ma cosa faceva tutte le mattine? Tutto il tempo a giocare a goriziana?
  • Non lo so. Il nomignolo Jackpot non so chi glielo abbia affibbiato, ma ho sempre pensato che avesse un giro di scommesse.
  • Un traffichino misterioso,insomma.
  • Senti questa, per dirti il tipo. Una mattina vado a scuola con le scarpe nuove e allungo le gambe sotto il suo banco. Lui, che era stranamente presente, si volta indietro e mi fa:"Belle le tue scarpe nuove, me le vendi?" e sai cosa voleva darmi in cambio? 12 dischi di Frank Sinatra, una rarità secondo lui. Insomma trafficava di tutto e aveva dei soldi, questo è garantito, quando tutti voi che fumavate andavate del tabaccaio a comprare tre sigarette alla volta.
  • E' vero, tre Nazionali e quel santo del tabaccaio ce le dava in una bustina, per non farci sentire dei bigatti. Le famose Napoleon Bleu, perché sul pacchetto di carta bigia c'era una N maiuscola blu. Di peggio c'erano solo le Alfa: catrame puro. Te le ricordi?
  • Io ho sempre fumato solo la pipa e proprio quell'anno come riconoscimento per essere arrivato al liceo, avevo avuto il permesso di fumarci dentro del tabacco: il trinciato medio del monopolio e anche quello te lo raccomando...
  • Perché prima cosa fumavi, la paglia?
  • No, camomilla.
  • Quella che le nonne ci davano per farci dormire? Ma pensa! Un'altra leggenda era l'olio di fegato di merluzzo.
  • Con uno spicchio d'arancio dopo la cucchiaiata, per togliere il saporaccio di bocca. Quello sì che era disgustoso.
  • Chissà se non avessimo mandato giù quella porcheria che sgorbi rachitici saremmo diventati.
  • I bambini d'adesso non l'hanno neanche sentito nominare.
  • Ma gli stanno addosso con altre paranoie: non mangiare lo zucchero, poco sale, non bere la coca, niente merendine...
  • Cosa resiste? L'uovo di Pasqua una volta all'anno... e poi a quindici anni si sbronzano come carrettieri. Anche le bimbe, mica solo i maschietti.
  • Par condicio



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 18 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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ven 14 giugno 2019  Il troppo stroppia

Il troppo stroppia

in fondo al mare

Il troppo stroppia è una gran sentenza
Un'autentica perla di sapienza
Se ti abitui ad esagerare
Finisci annegato in fondo al mare
A questo mondo ci vuole prudenza




Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 14 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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gio 13 giugno 2019  L'incipit

L'incipit

cavatappi

  • Ti sarebbe piaciuto se ti avessimo chiamato Marcovaldo?
  • Preferisco Marco.
  • Sei fortunato, allora.
  • Ma, come mai stavate per scegliere Marcovaldo, invece di Marco.
  • Non ci ha mai sfiorato l'dea neanche per un minuto.
  • Allora ci stiamo imbarcando in un dialogo tartufo di quelli senza senso e senza buco che ti piacciono tanto?
  • Esatto, anche se io preferirei quelli allo spirito di patate.
  • Sì, mai hai cominciato tu marcovaldeggiando, senza preavviso. Non hai mica detto "Call me Ishmael". L'incipit è foriero...
  • Hai ragione, tu, invece, come avresti cominciato, da Marco qual sei.
  • Con "Prima o poi ..." Apre più possibilità di sviluppo anche in un deprecabile vuoto di potere
  • Perfetto. Allora io avrei continuato con PRIMA. Lasciando il POI ai posteri.
  • Invece hanno messo in orbita un disco d'oro per posteri alieni.
  • Ai posteri terreni lasceremo un strato di rusco, più vasto e vario di un disco d'oro.
  • Se tu fossi un archeologo e, scavando, trovassi un barattolo di Nutella, cosa faresti?
  • Cercherei lì vicino un barattolo di pane per confermare la mia ardita ipotesi scientifica che gli antichi mangiassero le due sostanze insieme
  • Io invece avrei trovato un corno di corallo a dimostrazione della mia teoria sul valore apotropaicho dei materiali sottomarini ancestrali.
  • Interessante, ma sai dov'è finito il cavatappi?
  • Hic et nunc non lo so, ma prova a chiederlo a Marcovaldo, sembra un'anima persa, ma ne sa una più del diavolo.



    Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 13 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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mer 12 giugno 2019  Ad maiora

Ad maiora

buco nero 2019

Il tempo era buono e anche lo spazio.
Gli uccelli migratori e le balene avevano intrapreso il loro lungo viaggio seguendo le piste magnetiche celesti e oceaniche fino al raggiungimento della meta;.
Le formiche, da parte loro, seguivano incessantemente piste chimiche in un andirivieni senza soste e ignaro di ostacoli e mutamenti accidentali.
I Sapiens Sapiens continuavano ad azzuffarsi e ad uccidersi vicendevolmente secondo il loro costume, distruggendo paesaggio, manufatti da loro stessi creati e quello che si trovava sui loro percorsi privi di un marcatore chimico o magnetico che li guidasse.
Buchi neri sempre più voraci deglutìvano incessantemente corpi celesti nella maglia vorace della loro attrazione fatale a milioni di anni luce da questo degradato frammento di materia in via di spopolamento ed estinzione.
Ad Maiora.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 12 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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mar 11 giugno 2019  Faccia da maiale malato

Faccia da maiale malato

In un articolo sul SOLE24ORE leggo che: "Per contrastare la diffusione della peste suina africana che la scorsa primavera ha colpito 200 milioni di capi nella Repubblica popolare cinese,...i giganti tecnologici cinesi hanno colto la palla al balzo proponendo sistemi che, grazie ad algoritmi di riconoscimento facciale basati su intelligenza artificiale e big data, promettono di aiutare gli allevatori non solo a identificare precocemente gli animali malati permettendo di isolarli tempestivamente, ma anche di abbattere i costi di alimentazione, aumentare i tassi di riproduzione riconoscendo l'entrata in calore delle scrofe e contenere le morti accidentali."
Fino ad ora, aveva suscitato un certo allarme nei paesi occidentali la massiccia campagna di riconoscimento facciale dei cittadini (umani) cinesi, per la temuta possibilità di un uso repressivo di una schedatura di massa che non ha precedenti nella storia.
Neppure la famigerata STASI nella Germania dell'Est ai tempi di Walter Ulbricht, il KGB in Unione sovietica ai tempi di Stalin o la schedatura e il dossieraggio di massa negli Stati Uniti d'America nel cinquantennio di occulto strapotere di Edgrd Hoover avevano raggiunto tali vertici.
Al di là delle peggiori intenzioni, non ne avevano i mezzi, ma l'intelligenza artificiale (IA) unita alla disponibilità d'informazioni fornite dai BIG DATA per la loro potenzialità fanno apparire Il Grande Fratello in "1984" di George Orwell una fastidiosa goliardata.
Fa piacere, pertanto, leggere di un impiego virtuoso dei nuovi mezzi tecnologici.
Un Urrah! per i cinesi, se riusciranno ad arginare la peste suina con le tecniche di riconoscimento facciale individuando precocemente "la faccia da maiale malato".



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lun 10 giugno 2019  Inspiration&perspiration

Inspiration&perspiration

le muse

Particolare de “Il Parnaso”. Dipinto autografo del Mantegna, realizzato su tela nel 1497, misura 160 x 192 cm. 
E' custodito nel Museo del Louvre a Parigi.

  • "Galvanizzato dall'atmosfera elettrizzante si protese verso l'abisso e rimase fulminato dall'insondabile profondità dello spazio" Che te ne pare?
  • Molto fotovoltaico. E cosa te ne faresti?
  • E' l'incipit di qualcosa che potrebbe avere diversi sviluppi che non ho ancora deciso.
  • Allora mettilo in naftalina e aspetta che ti arrivi addosso il seguito, magari durante un temporale elettrico. Sai come fanno le Muse, arrivano senza preavviso.
  • A te fanno paura i fulmini, quelli belli fragorosi lanciati da Giove durante i temporali estivi.
  • No, ma se sono in moto cerco di mettermi in testa un bel ponte finché non si dà una calmata.
  • Parli di quei maledetti sottopassaggi ferroviari stretti che ti costringono ad una doppia curva a gomito in cui non vedi che ti arriva addosso contromano?
  • In mancanza d'altro. Ma, tornando al dunque, tu come sei messo con le Muse?
  • Cosa vuoi sapere? Se propendo per la Tecne o per l'Episteme? Non ricordo più per chi parteggiava Socrate nello Ione,
  • Neanche io, ma non importa, tanto so che tu non lo puoi soffrire Socrate. A parte il fatto che sull'argomento avrebbe dovuto tacere fino alla fine, visto che non ha mai scritto una riga.
  • Infatti, ma il tema lo hanno ripreso un po' tutti discutendo su che percentuale sia da attribuire alla INSPIRATION e quanto alla PERSPIRATION.
  • Leggevo proprio in questi giorni che secondo Ennio Moricone, che ha composto musica di successo per centinaia di film, l'uno per cento è ispirazione mentre tutto il resto è lavoro.
  • Del resto anche il sommo Giacomo, quando dice:
    Io gli studi leggiadri
    Talor lasciando e le sudate carte,
    Ove il tempo mio primo
    E di me si spendea la miglior parte,
    allude alla fatica di scrivere contrapposta alla leggiadria della lettura e dello studio.
  • Scendendo a livelli senza paragone più modesti, in ON WRITING, Stephen King fa quasi una caricatura autoironica quando consiglia a chi vuol diventare uno scrittore di chiudersi in una stanza silenziosa con la porta rigorosamente chiusa e mettersi a scrivere per qualche ora tutte le mattine. Sudore puro.
  • Potremmo aggiungere alla lista degli stakanovisti di successo: quelli per cui la PERSPIRATION era di gran lunga prevalente sulla INSPIRATION anche William Thackeray o addirittura Walter Scott che, dopo un tracollo finanziario, scriveva come un matto per pagare i debiti.
  • Poi ci sono i mostri, quegli scrittori prolifici capaci di scrivere anche sott'acqua come Georges Simenon, la cui produzione sterminata è una parte soltanto di quello che ha scritto sotto pseudonimi ormai non più rintracciabili.
  • E tu, di che razza sei?
  • Dimmelo tu.
  • Come amico e proto-lettore di tutte le idee balzane che ti vengono in mente sono inattendibile. Di solito mi diverti, ma oggi mi hai annoiato.
  • Mi dispiace, si vede che le Muse oggi erano in pausa.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 10 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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dom 09 giugno 2019  Il limone

Il limone

Hai mai visto il rigoglio di un limone
Proprio durante la brutta stagione
Quando le foglie dal tono verde scuro
Esaltano il colore giallo puro
Della profumatissima scorza del limone



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) dom 09 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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Il tennis

Il tennis è un bel gioco a colori
Un campo rosso e due giocatori
Di palline ne basta una sola
Bianca o gialla mai verde o viola
Ma non devi buttarla mai fuori

 



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) dom 09 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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sab 08 giugno 2019  Parco di parole

Parco di parole

Parco di parole

mare scuro

una mia foto dell'Adriatico

  • Parco di parole ricco d'ingegno. Ti piacerebbe come lapide?
  • E dove lo scriveresti? O hai già pensato ad un cenotafio?
  • Perché sei intenzionato ad ascendere in cielo come una Madonna, senza lasciarti dietro neanche qualche osso su cui piangerti?
  • Ma chi te l'ha passata la soffiata che starei per morire prima di te, la maga Magò? Con che diritto dovrei prendermi la precedenza, quando siamo nati nella stesso ospedale a pochi mesi di distanza, abbiamo fatto le stesse scuole, Alma Mater compresa, e poi non ci siamo mai persi di vista neanche durante le vacanze in questi primi settant'anni? Peggio di due gemelli.
  • No, niente maga, ma l'altro giorno mentre pensavo al motto immortale che dovrebbero scrivere sulla mia tomba mi sono accorto che mi veniva più facile pensare alla tua.
  • Uno slancio di generosità, insomma, ma sta tranquillo che se uno di noi due dovesse morire prima dell'altro farei scrivere sulla tua lapide un motto degno di te. Anzi esagererei, perfino.
  • Grazie, non mi aspettavo niente di meno da te, ma tornando alla realtà, non ti va bene Parco di parole... eccetera?
  • No, mi potrebbe anche andare bene: sintetico, generoso, senza enfasi stucchevoli, ma non sapresti dove scriverlo perché ho intenzione di affidare le mie ceneri ai venti marini. Niente tomba, niente lapide, in compenso potremo continuare a fare il bagno insieme al mare, come sempre. Quasi...
  • Questo mi va bene. Peccato per il motto: era venuto bene.
  • Sai cosa potresti fare? Potresti scriverlo con uno stecco sul bagnasciuga, così la prima onda lunga lo cancellerà e con la risacca lo trascinerà in mare dove sono già le ceneri. Ti va?
  • Perfetto. Sei un grande: trovi sempre la soluzione. Come farò senza di te? E meglio che vada avanti prima io, stavolta.




    Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) sab 08 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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ven 07 giugno 2019  In tavola

In tavola

Bicchiere

In tavola solo una bottiglia leggera
Come l'ultima nuvoletta della sera
Un piatto bianco quasi trasparente
Un bicchiere sottile colmo di niente
Da riempire con i voli della mente



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 07 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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gio 06 giugno 2019  L'uovo da rammendo

L'uovo da rammendo

uovo da rammendo

Un uovo da rammendo di alto lignaggio
Benché non fosse che una palla di faggio
Fu passato di mano da sposa a sposa
Trascorrendo per anni una vita gioiosa
Dimenticato lo colse una fine ingloriosa



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 06 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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Leonardescu

 

  • Buongiorno signore posso chiamarla Carlo?

  • Se Le fa piacere. E io come devo chiamarla? 

  • Dica lei

  • Annibale, oggi 

  • Elefantiaco, ma ci conosciamo? 

  • Non credo, altrimenti sapremmo i nostri nomi 

  • A volte, però ci si dimentica. Se fossimo stati compagni alle elementari forse... 

  • Pensi che avrei dimenticato il tuo nome, con tutte quelle che abbiamo combinato?

  • Come quando abbiamo fatto il bagno nudi nel canalino... 

  • ... e tu prendesti una carpa a mani nude. Incredibile 

  • Tu avevi una fionda magnifica, però, con gli elastici quadrati che tiravano il doppio 

  • Quante rane abbiamo preso. Tu avevi una mira dell'accidente 

  • Saranno anche anfibie, ma furbe poco. Stavano immobili ad aspettare la sassata mortale 

  • Ricordo che, all'epoca, ci sarebbe piaciuto essere anfibi 

  • Anche adesso, se è per quello, ma non abbiamo neanche imparato a volare 

  • E dire che ci pensano fin dai tempi di Leonardo che non era scemo del tutto

  • Penso, però, che un giorno o l'altro ci riusciremo 

  • Con le nano tecnolgie applicate al grafene e ai materiali compositi che non hanno ancora pensato?

  • Esatto! E bisognerà stare attenti ai tutti 'sti droni che ronzano per aria 

  • Peggio che attraversare via Ugo Bassi a mezzogiorno 

  • Ma nel frattempo stia bene, mi ha fatto piacere incontrala 

  • Anche a me, una bella rimpatriata fra sconosciuti, ci vuole ogni tanto.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 06 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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mer 05 giugno 2019  Comacchio

Comacchio

Comacchio

una mia foto di Comacchio

Strette finestre basse e senza balconi
Fanno la guardia ai pigri barconi
La nebbia cancella il sole dall'orizzonte
Nell'acqua immota si specchia un ponte
Fantasma di pietra generato dai lampioni

Clicca qui per vedere altre mie foto di Comacchio



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 05 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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mar 04 giugno 2019  Lectio brevis

Lectio brevis

campanella

Bimbe e bimbi di tutti i colori
Lasciati a casa angustie e timori
Festeggiavano allegri in pizzeria
Un altro anno andato via
Senza il presagio di gioie e dolori

 



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 04 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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lun 03 giugno 2019  Via libera al caffè

Via libera al caffè

Popeye

Un via libera al caffè arriva da un nuovo studio scientifico secondo il quale se ne potrebbero consumare anche fino a 25 al giorno senza rischi per il cuore, smentendo che il suo consumo possa restringere le arterie, e di conseguenza favorire l'innalzamento della pressione con rischi cardiovascolari annessi.
Come è accaduto per tanti altri alimenti (uova, burro, carne rossa) demonizzati da una ricerca scientifica, basta avere pazienza e apparirà un nuovo studio che, con dovizia di mezzi e nuovi strumenti d'indagine, correggerà il tiro.
Quando poi sugli esiti della ricerca s'innestano colossali interessi economici le cose si complicano ulteriormente. Basti pensare alla guerra fra la lobby degli zuccherieri e quella dei produttori di dolcificanti che cercavano spazio ai loro prodotti demonizzando lo zucchero.
Clamorose sono state le conseguenze della truffa NO-VAX propalata da Andrew Jeremy Wakefield (1957): un ex medico britannico, conosciuto principalmente per una pubblicazione scientifica fraudolenta del 1981, in cui sosteneva la correlazione, oggi smentita, tra il vaccino trivalente MPR (morbillo, parotite, rosolia) e la comparsa di autismo e malattie intestinali.
Nel maggio 2010 Wakefield venne radiato dal Medical Register con una dichiarazione di falsificazione disonesta delle ricerche sul Lancet, la prestigiosissima rivista medica, e da allora non può praticare la professione medica nel Regno Unito, ma il danno era stato fatto e migliaia di genitori sprovveduti cominciarono a disertare la vaccinazione dei propri figli con enormi danni sulla salute pubblica.
Molto più spassosa, ma non deliberatamente truffaldina, è la campagna (involontaria?) a favore del consumo di spinaci come alimento d'elezione per l'assimilazione del ferro ed il conseguente irrobustimento del corpo.
Di vero c'è che durante la grande depressione negli anni '30 il consumo di spinaci aumentò notevolmente a scapito delle più costose bistecche, alimento principe della tavola americana.
Sicuramente il cartone animato del marinaio con la pipa (Popeye o Braccio-di-ferro) che diventa superforzuto ingurgitando in un sol boccone un barattolo di spinaci contribuì, insieme alla miseria, ad aumentare il consumo di spinaci. Sulla leggenda correlata alla relazione Popeye-produttori di spinaci è molto interessante, se non addirittura esaustivo, l'articolo su WIRED "La leggenda metropolitana degli spinaci di Braccio di Ferro".
Morale della favola: godiamoci tranquillamente un buon caffè, anche se è il terzo o il quarto della giornata, dopo una tenera bistecca con spinaci al burro.
Est modus in rebus (Orazio,Satire (I, 1, 106-107)), come dicevano i nostri nonni e non sbagliavano troppo.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 03 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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dom 02 giugno 2019  Aliquando

Aliquando

Il nuovissimo Melzi

Il nuovissimo Melzi.
Dizionario italiano del 1905

  • Ti dispiace se uso TALORA
  • Al contrario, Aliquando et insanire iucundum est
  • Certo ALIQUANDO suonerebbe ancora meglio, ma già TALORA è spericolato di questi tempi
  • Fra noi non corri rischi, a patto che non ti sfugga in presenza degli accoliti di quei leader che imperversano vantandosi di dire quello che pensano...
  • ... invece di pensare a quello che dicono. Ormai la volgarità gareggia con lo squallore lessicale di questi nostri tribuni di successo
  • Con tre/quattrocento parole coprono per intero le esigenze del loro profondo sentire e hanno un vasto pubblico che li acclama proprio per questa loro virtù
  • Lo hai ancora Il Nuovissimo Melzi di tuo nonno. Ricordo di averlo visto una volta sul tuo scrittoio.
  • Certo, l'edizione aggiornata dall'autore nel 1905. Se dovesse aggiornarla di nuovo a misura di costoro, al povero Melzi basterebbero una dozzina di pagine. Un bel risparmio per Antonio Vallardi - Editore.
  • Cum senectus appropinquet, corporis vires languescunt
  • Hai ragione siamo vecchi e più deboli di un tempo, ma abbiamo un difetto ancora più invalidante: non siamo abbastanza ignoranti per i nostri tempi.


  • Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) dom 02 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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sab 01 giugno 2019  Pane quotidiano

Pane quotidiano


  • Come diceva il grande Sarchiapone: "Vivere è essenzialmente la capacità di adattarsi al cambiamento," ti pare?
  • Certo, e possibilmente non farla tanto lunga quando i cambiamenti sembrano sfavorevoli, aggiungerei.
  • "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si scassa" Senza tirare in ballo i massimi sistemi, pensa alla vecchiaia.
  • Lavoisier era un grande ottimista, con la sua legge di conservazione.
  • Infatti, ai suoi tempi, non avevano ancora enunciato la seconda legge della termodinamica che Luciano De Crescenzo sintetizza nel motto molto napoletano: "Tutto si scassa"
  • Però se ne vedono anche di belle. Dicevano che ieri mattina hanno visto passare sotto le due torri un canguro. Una femmina con il suo cucciolino dentro al marsupio.
  • Una balla, naturalmente. A meno che non ci sia un circo in città. Ogni tanto scappa una tigre un dromedario...
  • Non so, non vado al circo da quando ero bambino e non so nemmeno se passano ancora dei circhi veri qui da noi. Ormai si vedono solo in televisione con quelle bimbette contorsioniste cinesi che sembrano bambole di gomma.
  • Sì, poverine, pare che forzino le loro articolazioni fin da piccolissime. Non è normale annodarsi le gambe dietro al collo. Ma dimmi del canguro: chi l'ha visto?
  • Nessuno che io conosca; ne parlavano mentre prendevo un cappuccino al bar sotto casa.
  • E ti sembra credibile?
  • Non meno di tante balle colossali che spacciano tutti giorni sul WEB.
  • Come ci sarà arrivato fin qui da noi? Amazon non li spedisce ancora, credo.
  • Alibaba, forse. Se scorri il catalogo c'è veramente di tutto, ma il bello è che ti vendono per buono anche i falsi più clamorosi. Non parlo solo delle magliette o delle borsette firmate, ma perfino delle pinze per freni Brembo tarocche.
  • Fantastico, e quando frenando sei arrivato lungo contro un muro ti accorgi della bazza favolosa che hai trovato su Alibaba.
  • Infatti, a meno che tu non abbia l'accortezza di montarli su una Ferrari tarocca di plastica che fa i cento all'ora con il vento a favore.
  • Perché, ci sono anche quelle?
  • No, che io sapppia, ma, se ci fosse mercato le farebbero di sicuro, come fanno gli Iphone uguali sputati da cento euro al kilo.
  • Uguali?
  • Uguali da vedere. Stessa forma, stesso colore, con tanto di mela morsicata sul dorso, che quando lo tieni contro l'orecchio chi ti guarda la vede e può credere che tu stia usando il famoso telefonino americano che, fra parentesi, lo fanno in Cina.
  • Anche quello vero?
  • Di sicuro, li fanno in buona parte alla Foxconn di Shenzen in quella fabbrica dove, anni fa, hanno dovuto mettere le grate alle finestre perché si suicidava un operaio a settimana. E non è una balla, perché di un record del genere non si vanta nessuno.
  • Bell'ambientino per lavorarci. Ma non producono niente con il loro nome?
  • Preferiscono lavorare per conto terzi, ma i terzi sono tanti e con gran nomi, ma anche da noi ci sono fior d'industrie, per esempio nel ramo cosmetici, che producono per marchi di mezzo mondo.
  • Mi fai ricordare che quando eravamo giovani fui sorpreso nel sapere che la Palmolive che faceva una gran pubblicità alle sue saponette verdi le faceva fare da altri, così si lesse. All'epoca noi eravamo abituati a comprare il pane dal fornaio che lo faceva di notte e lo vendeva al mattino.
  • ... e che profumo, quando entravi nel negozio. Ricordo un fornaio furbissimo, sulla strada che noi genitori facevamo accompagnando per mano i bambini a scuola, che sfornava i panini proprio all'ora in cui gli passavamo davanti e naturalmente c'era la fila per comprarli ancora belli caldi e profumati.
  • Siamo vecchi, caro mio, ma ci siamo adattati bene al nuovo pane ancora caldo che vendono in eleganti vetrinette al supermercato. Non so dove lo facciano, e non mi capiterà di sicuro di vedere in faccia il fornaio che l'ha impastato, ma è buonissimo.
  • Forse avresti difficoltà a fargli i complimenti per le sue pagnotte che ti godi nel caffelatte. Probabilmente è un robot. Non con le manine e gli occhietti luminescenti, ma una gigantesca impastatrice che spara le pagnotte belle allineate su di un nastro trasportatore che le infila in un forno a tunnel da cui escono cotte e fragranti verso la impacchettatrice che le infila in igienici sacchi pronti a raggiungere il supermercato dove le tengono in caldo per te.
  • Fantastico!



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Giant strawberries

  • Hai mai preso uno spritz?
  • No, e non ho neanche capito bene cosa sia. Mi è capitato di vederlo preparare, mentre aspettavo il cappuccino che prendo per riposarmi durante il giretto pomeridiano, ma non giurerei di saperti dire tutti i componenti e, soprattutto, le proporzioni. C'è del vino bianco frizzante di sicuro e un'aggiunta di altri ingredienti colorati.
  • Allora ne sai più di me. Da quanto ho capito io, è un beveroncino di moda a base di frizzantino bianco con qualcos'altro per fare un po' di scena e spillarti cinque euro se lo bevi al banco piluccando un po' di quelle cianfrusagliette salate che lo ingombrano dopo le sei di pomeriggio cioè all'Happy hour.
  • L'ora felice, niente di meno, che sarebbe poi l'ora in cui un tempo gli operai staccavano dal lavoro, prendevano la bicicletta e non vedevano l'ora di arrivare a casa lavarsi mani e faccia e andare a cena; mentre, in campagna, la resdora toglieva dal fuoco il paiolo e ribaltava la polenta sul tagliere.
  • Lascia stare la polenta sul tagliere che questi ragazzi non sanno neanche cosa sia. Se vuoi essere felice e alla moda, perché le due cose coincidono, beccati uno spritz con salatini dopo le sei e lascia perdere il tuo cappuccio antidiluviano.
  • Farò così senz'altro, al prossimo giro di giostra. Per adesso, nel tornare a casa mi fermerò a prendere un po' di fragole, belle rosse, perfette. Peccato che non sappiano di niente, ma non si può mica pretendere che i fragoloni giganti nella elegante cestina di plastica trasparente profumino di fragola, ti sembra?
  • Perché tu ti ricordi ancora le profumatissime fragoline di bosco che mangiavamo da bambini appena raccolte con il latte-miele. Sei incorreggibile! Goditi queste giant strawberries di serra che non hanno mai visto né bosco né sole. Don't worry, be happy!



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) sab 01 giugno 2019   Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)

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Un'altra stagione

Gelsomino

Per la rosa arrampicata sul nostro balcone
Ormai è sfiorita la sua lunga stagione
Dai vasi stretti e dai grandi giardini
Esplode il profumo dei bianchi gelsomini
Anche per noi è passata un'altra stagione



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) sab 01 giugno 2019   Invia un commento all'autore
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