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mer 30 aprile 2014  Trame celesti

Con segni e disegni trasformava i sogni in trasparenti trame celesti

Sogno di S.Romualdo

Pinacoteca nazionale di Bologna
"Sogno di San Romualdo" di Pseudo Jacopino
liberamente adattato al testo
Clicca la foto per vedere l'originale



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 30 aprile 2014   Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)

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lun 07 aprile 2014  Affreschi nella Pinacoteca Nazionale di Bologna

Fra i tanti impareggiabili vantaggi della vecchiaia c'è anche quella di entrare gratuitamente nei musei nazionali; tra questi c'è anche la pinacoteca nazionale di Bologna che si trova in zona universitaria ed è molto comoda da raggiungere e frequentare.

Ieri, subito dopo pranzo, ci siamo tornati per rivedere solo alcune delle cose più amate e anche per fotografare qualche pezzo fra i più gradevoli e meno rappresentati in rete; in particolare alcuni affreschi staccati da palazzi bolognesi e la bella collezione di tavole trecentesche.

Le riprese fotografiche si sono svolte senza difficoltà o disturbo alcuno, infatti si può liberamente fotografare senza essere disturbati dai custodi ed anche la presenza del pubblico dei visitatori, ieri, non era minimamente fastidiosa.

 

affresco

Dopo cena, ho ripulito e inviato sul mio spazio di Flickr gli affreschi di Niccolò dell’Abate (Modena 1499 – Parigi 1571) staccati da palazzo Torfanini e raffiguranti scene tratte dal VII e da X canto dell’Orlando furioso di Ariosto. Lo stato di conservazione non è certo perfetto, tuttavia ci sono alcuni frammenti relativi agli episodi di Ruggero e Alcina molto gradevoli che ho inviato in rete nel loro insieme ed anche ingrandendo alcuni particolari suggestivi.
Cliccando qui o sulla foto li potrai vedere fin d’ora; nei prossimi giorni il set d’immagini si arricchirà con quanto sarò riuscito a ripulire e impostare.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 07 aprile 2014   Invia un commento all'autore
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sab 05 aprile 2014  Mantra

  • Mantra, ti piace come parola?
  • È corta, con la giusta proporzione di vocali, ben intervallate. Non ha aspirate né vocali bastarde che costringano la bocca a movimenti strani. Direi che va bene, insomma. Hai intenzione di usarla spesso?
  • Ci stavo pensando, ma non ho ancora deciso; non vorrei fare il mantra più lungo della gamba.
  • E come pensavi di adoperarla? così nuda e cruda, invece del solito "cazzo", ormai sulla bocca di tutti, o a sorpresa all’interno di un discorso lungo, come un gheriglio di noce in mezzo all’insalata?
  • All’inizio, potrei provare ad usarla in pubblico e poi decidere in base alle reazioni. Un approccio graduale: in mantra stat virus.
  • Virtus, vorrai dire.
  • Sarebbe meglio, ma mi sono adattato: tanto se dico virtus il mio correttore automatico me lo sostituisce a tradimento con virus. O non sa una mantra di latino o ha la vocazione dell’untore. In tutti i modi, meglio non sottilizzare, ti sembra?
  • Naturale. Ma, tornando a noi, vorresti cominciare piano, piano, un mantra alla volta; fammi un esempio, però, per farmi capire meglio.

  • Be’ potrei entrare in un bar e dire, così a mezza voce mentre aspetto il caffè, "Mantra, che bel freschetto che è venuto, oggi" e vedere che mantra fanno.
  • Ah, ho capito. Se ti rispondono senza batter mantra che invece ieri si stava meglio, potresti azzardare un: "Proprio, c’era un sole della mantra e neanche un filo di nebbia."
  • Ecco, poi potrei ordinare un sandwich al prosciutto e formaggio, senza mantra.
  • Questo è già più azzardoso: metti che li abbiano già preparati tutti con la mantra spalmata d’ufficio sul pane, come faresti? Ti toccherebbe restare  senza panino.
  • Non c’è mantra senza spine, caro mio. Lo mangerei così com’è, tanto più che non mi dispiace la mantra con il prosciutto. Naturalmente dev’essere fresca di giornata.
  • Comunque sarebbe un rischio minimo, perché a quell’ora è quasi impossibile che abbiano finito tutti i panini senza mantra, ti sembra?
  • Dico anch’io. Che mantra di bar sarebbe; anche se è vero che oggi incontra molto, perfino con il caviale ghiacciato, scommetto. A me non piace, però, ha quella puzza di pesce…
  • Chi, la mantra?
  • No, il caviale. Sulla mantra niente da dire, specialmente quella giapponese cruda.
  • Paese che vai mantra che trovi. Altroché la manna: ha sempre avuto un giro d’affari ristretto ed è sparita dal mercato fin dai tempi biblici. Invece la mantra… ti rendi conto che fino a qualche tempo fa non sapevamo cosa farcene e adesso sembra che non si possa farne a meno neanche un minuto. Cosa vuol dire l’abitudine.
  • Verissimo, non c’è niente che induca di più all’assuefazione dell’abitudine. Come per i telefonini e più piccoli sono, più la gente si accanisce a volerli, arriveranno a inserirli nell’otturazione di un dente del giudizio, così almeno serviranno a qualche cosa, ‘sti dinosauri dentari.
  • Hai sentito che adesso li fanno di mantra lucida, più duri dei coltelli di ceramica giapponesi?
  • I telefonini?
  • No i denti.
  • Ah, esiste anche il tipo lucido, credevo che fosso solo opaca o, al massimo, setosa.
  • Sì, fino a qualche tempo fa era così, ma ho sentito che c’è già un tipo sperimentale trasparente. Mantra purissima, allo stato cristallino, senza polimeri aggiunti. Pensano di usarla per protesi oculari attive. Conterrebbe una rete neuronale completa in grado di mandare direttamente degl’impulsi fotoelettrici belli chiari al nervo ottico e dopo è fatta: a sviluppare la foto ci pensa il cervello in un lampo.
  • Fantastico, così gli orbi potranno mettere via i bastoncini bianchi e farsi ammazzare anche loro nel traffico come tutti noi altri cristiani.
  • La mantra è uguale per tutti, se dio vuole.
  • Nel campo della fototrasmissione avevo sentito solo parlare di applicazioni da discoteca. Da quello che leggevo, sembra che, all’ora giusta polarizzino la mantra in sala perché emetta radiazioni ad una frequenza che fa venir voglia ai ragazzi di andare a casa.
  • Grande! Ma senza addormentarli, immagino.
  • Si capisce, sono già abbastanza fuori per loro conto. È un’applicazione ecologica, reversibile e a costo contenibile o sostenibile, secondo i casi. Sarebbe come il caldo che ti fa venir voglia di fare la doccia: alla fine sei più fresco, più pulito e più contento di prima. Mantra benefica, senza radicali liberi, senza radiazioni ad alta frequenza… niente di niente. Li chiamano dissuasori di stanchezza. Hai mai sentito parlarne?
  • Mai.
  • Be’, se ti capita, adesso sai che con tutto il nome pomposo che gli hanno affibbiato, non sono altro che comune mantra polarizzata.
  • Di mantra in meglio, allora.
  • Tu l’hai detto, finché c’è mantra c’è speranza.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) sab 05 aprile 2014   Invia un commento all'autore
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gio 03 aprile 2014  Multe salate a chi paga il biglietto

Camminare  mi piace, mi è sempre piaciuto. Anche correre in campagna mi piaceva, ma per questa abitudine, più saltuaria e impegnativa, è definitivamente passata la stagione. Soltanto durante l’estate cammino poco. D’estate vado in bici, solo in bici potrei dire. Quando arriva il caldo, o una delle nipotine che vivono a Parigi, ci trasferiamo nella nostra casa in un piccolo paese sulla riva dell’Adriatico, il mare nostrissimum, dove la bicicletta è il solo mezzo di trasporto sensato e piacevole. Il resto dell’anno, se posso, mi muovo a piedi, sia quando sono a Bologna, mia residenza preferita, sia quando sono a Parigi, dove trascorro qualche tempo per stare in affettuosa compagnia delle mie nipotine e dei loro genitori. I mezzi di trasporto pubblici li uso poco, molto poco, ma quando mi servono non posso evitare di notare la grande differenza fra quelli bolognesi e quelli parigini.
A Parigi sugli autobus si sale solo dalla porta davanti, uno alla volta e si esibisce all’autista il proprio abbonamento o si compra da lui il biglietto. Tu gli dai le monetine e lui ti da un biglietto a validità oraria e il resto, se occorre. Nessuno sale da altre porte e senza esibire o comprare il biglietto che occorre per usufruire di un servizio che è pubblico, ma non gratuito.
A Bologna in teoria le cose sono molto simili. Si deve salire solo dalle porte abilitate e si deve timbrare un tesserino da dieci corse o comprare un biglietto orario singolo da un’apposita macchinetta senza alcun coinvolgimento dell’autista che non deve controllare neppure gli abbonamenti.  In teoria, quindi, la sola differenza sta nell’aver sostituito l’autista, nella funzione di timbrare o vendere il biglietto, con un piccolo marchingegno, senza alcuna capacità di  verifica o controllo sulla correttezza dei viaggiatori.

autobus


Il risultato è che moltissimi salgono (anche dalle porte abilitate alla sola discesa) e scendono senza pagare il biglietto, nella totale indifferenza dell’autista che, come il famoso viandante, “guarda e passa”.
Il fenomeno, incoraggiato dalla scarsissima probabilità di essere multati dai pochissimi controllori, è talmente vistoso da lasciare a bocca aperta i pochi volontari che, come me, si ostinano a comprare il biglietto, con un evidente spirito di trasgressione, quasi di ribellione sociale.
Forse un giorno non lontano l’amministrazione comunale e la società dei trasporti uniranno virtuosamente i loro sforzi e istituiranno un occhiuto corpo di polizia speciale, per sgominare i pochissimi ribaldi che si ostineranno a pagare il biglietto con sfrontato atto di ribellione civica.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 03 aprile 2014   Invia un commento all'autore
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mar 01 aprile 2014  Siamo nati per camminare

Oggi pomeriggio, nel tornare a casa a piedi dalla biblioteca, ho notato tre nuovi “alberi” di compensato nell’atrio circolare. Si tratta di espositori a forma di alberello stilizzato pensati per accogliere bigliettini di carta, fissati con una puntina da disegno.
I foglietti sono “opere” di bambini delle materne o elementari che hanno disegnato se stessi mentre camminano sotto la scritta “Siamo nati per camminare” che è, appunto, il titolo di una campagna di sensibilizzazione alla buona abitudine di muoversi a piedi, quando è possibile, fin da bambini.

nati per camminare


Molte volte i genitori accompagnano a scuola i bambini in auto, senza una vera necessità, ma con conseguenze anche molto sgradevoli per che si trovi a dover passare per le strade “bloccate” da padri e madri che scaricano o caricano il loro pargoli che avrebbero molta più voglia di camminare o di correre che di salire sul gippone parentale per arrivare in apnea nel chiuso di casa loro.
Già da decenni, nonni-volontari assistono i bambini ad attraversare le strisce nelle strade vicine alle scuole elementari e forme di reciproca assistenza possono alleviare anche l’obbligo quotidiano di accompagnare e, soprattutto, di ritirare dalle scuole materne i bimbi più piccoli che non possono andare da soli.
Spesso è solo una questione di mentalità e di organizzazione e, quindi, ben vengano le campagne che aiutano a vincere la pigrizia mentale, molte volte il solo vero ostacolo ad assumere buone abitudini.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 01 aprile 2014   Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)

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