LE STELLE DI NATALE



Che fine fanno le stelle di Natale?
Se hanno fortuna durano fino a carnevale
Poi restano quattro bastoncini stecchiti
In attesa di venire mestamente smaltiti
Come tanti altri inutili regali

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CORDOGLIO AL BAR



Un cane decrepito con il suo vecchio padrone
Avanzava a stento e con circospezione
Fra le gambe note del pubblico abituale
Clamorosamente addolorato per una notizia ferale
Mostrando indifferenza al cordoglio generale

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PSYCOATTAK

Ridotto a pezzi e senza difesa
Cercava un collante a pronta presa
Per rabberciare i danni e rimettersi in sesto
Di facile uso e che agisse presto
Lo trovò dal cartolaio con modica spesa

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LA BUONA EDUCAZIONE



Per tutta la vita aveva perseguito la nitida visione
Di una società fondata sulla buona educazione
Mentre costringere la gente con pene severe
A temere le leggi e obbedire al potere
Era una ripugnante negazione della Costituzione

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LA SIMMETRIA

Della simmetria aveva una cattiva opinione
La considerava fonte di noia se non di disperazione
Preferiva il paesaggio montuoso o collinare
Tollerava la pianura purché spezzata da un filare
Anche camminando teneva un passo irregolare

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il microscopio

Con un microscopio ad alta risoluzione
E una messa a fuoco dì precisione
Voleva scoprire la vera intenzione
Nascosta sotto un nugolo di parolone
Di quel famigerato incallito imbroglione

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DISORDINATO

Con tenace perseveranza era diventato
Un perfetto inqualificabile disordinato
Combattendo contro la sua ferrea natura
Che gl'imponeva una rigida teutonica cura
Festeggiava ogni giorno con un calzino spaiato

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FROTTOLE



Spopolava spacciando frottole
Dal suo negozietto di carabattole
Ad una clientela di perditempo
Che lo incoraggiava per passatempo
Ad insulse conversazioni prive di senso

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IL SANT'UOMO



Al grido di S'un si fan bravate un ci si diverte
Brandì un infolio bustrofelico a braccia aperte
Ma troppi trucchi troppo sporchi praticava
E troppe carte false a man salva sfoderava
Se era un sant'uomo non lo dimostrava

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LA LIBERTA'

Cosa avesse sognato non lo ricordava
Pensava alla libertà mentre si svegliava
In vita sua non era mai stato in catene
Aveva patito costrizioni ma non gravi pene
Da libero cosa fosse libertà lo ignorava

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LA BATTUTA DI CACCIA



Alla sola luce delle braci dei sigari toscani
Ben prima dell'alba slegavamo i cani
Fremevano e guaivano in piena agitazione
Consapevoli e partecipi della situazione
Non vedevano l'ora di mostrare la loro vocazione

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IL POLIPO PAUL



Un giovane e vivace polipo dell'Isola d'Elba
Per avventura fu stanato dalla sua melma
Con viva sorpresa del suo fortunato pescatore
Si rivelò un sorprendente abilissimo predittore
Degli etruschi antenati aruspici non certo inferiore

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SIGLO DE ORO



Un galeone gravido d'ingrati gaglioffi grassatori
Spedito alla ventura da loschi e avidi armatori
Prese il mare e fece vela senza un degno allestimento
Con la malcerta speme di evitare un funesto fallimento
Ma una beffarda sorte gli disvelò un nuovo continento

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I RICORDI DEI BAMBINI

Cosa sappiamo dei ricordi dei bambini?
Parlo dei primissimi anni dei piccini.
Io temo di sapere solo quanto mi hanno raccontato
Ma anche quello l'ho quasi dimenticato
E chi lo sapeva ormai se ne è andato

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NUDO E ABBANDONATO

Anche l'ultima foglia lo aveva lasciato
Era impietosamente nudo e abbandonato
Soltanto nebbia brina vento e livido gelo
Di erbe coraggiose neppure uno stelo
Anche il sole sembrava pallido e offuscato

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PARLARE SILENZIOSO

Santa Cristina di Paolo Veronese

C'era del silenzio nel suo parlare
Incantava starla ad ascoltare
Si limitava a dire l'essenziale
Dalla sua voce suadente e musicale
Dolcemente ti lasciavi soggiogare

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Senza guinzaglio

Con una sequenza di balzi e lunghe falcate
Lasciava esplodere la bomba di energie accumulate
Alla sua gioia di poter correre libero e saltare
Mancava soltanto la capacità di cantare e parlare
Al suo padrone che affettuosamente lo stava a guardare

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PRESAGI FUNESTI

Funesti barbagli di luce bluastra
S'insinuavano dai vetri della finestra
Ma nessun livido segno di temporale
Accompagnava i sibili del maestrale
Solo una civetta si ostinava a cantare

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LA CASA SOGNATA

In quella bella casa non era mai vissuto
L'atrio si affacciava su un giardino sconosciuto
Ancora una volta in sogno c"era tornato
Ma da sveglio non l'aveva mai frequentato
Era un luogo familiare ma solo sognato

LA BARZELLETTA

Un ghiro un tapiro e una moffetta
Si trovarono insieme in una barzelletta
Ma proprio come nella vita reale
Non sapevano che ruolo giocare
Se non attendere la sorte e tenersela stretta

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ORIZZONTI

Con il passare degli anni e con la pandemia
Il suo orizzonte si era ristretto a qualche via
Il resto del mondo era quasi svanito
Era solo un ricordo sfumato indefinito
Apparteneva alla storia non alla geografia

IL CAPPELLO DA ALPINO

Fra le pochissime cose che mi sono care
Conservo un vecchio cappello militare
Era di mio padre giovane ufficiale alpino
E l'ho sempre amato fin da bambino
A volte nel guardarlo lo sento ancora cantare

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