Il pendolo del nonno

Il pendolo è l’orologio più bello del mondo
ha un suono delicato armonioso profondo
non ha un display luminoso lampeggiante
ma un quadrante sobrio ed elegante
Tieni sempre carico il pendolo del nonno
Orologio a pendolo
La foto, scattata da mezzz’ora, ritrae nella sua austera eleganza il pendolo di mio nonno che io tengo affettuosamente carico da quarant’anni. Spero che i miei figli e nipoti facciano altrettanto, quando io sarò cenere dispersa nel mare.

Vegetariano

Conoscevo un cannibale alquanto strano
ch’era diventato un autentico vegetariano
Dopo avervi bollito anche una moglie
ora nel paiolone metteva solo foglie.
Quel sensibile cannibale in bombetta e pastrano

Lana caprina

Per occuparsi esclusivamente di questioni di lana caprina, aveva dovuto sudarsi due lauree in casa e un master all’estero. Definirlo un avvocato mancato era sicuramente riduttivo, ma definirlo in altro modo più pertinente era ancora più difficile. Fin da ragazzo si era sempre disinteressato alle questioni che accendevano dibattiti o addirittura risse fra i suoi coetanei, mentre s’intrometteva volentieri, seppure in modo molto pacato e sommesso, quando incautamente i suoi amici sfioravano questioni marginali. Era pre-galileano, oltretutto, al punto da perdere improvvisamente interesse ad un argomento, quando gli altri cercavano di risolvere i dubbi per via sperimentale o, quanto meno, cercavano di addurre prove inconfutabili e tangibili.
Era il tipo, insomma, che avrebbe voluto intrattenersi in modo esclusivamente teorico su problemi astratti, possibilmente irrilevanti, agli occhi dei più.
Per esempio: gli abitanti dell’emisfero boreale, se destrimani, peleranno le mele girando attorno al frutto nella direzione opposta ai destrimani dell’emisfero australe?
Gli orsi, durante il letargo sognano, o il sonno letargico li porta ad una inconsapevolezza maggiore di quella raggiunta durante il normale, breve sonno notturno estivo.

L’idea di chiedere direttamente ad un orso, non lo sfiorava neppure, ma non per le oggettive difficoltà di porre domande e ricevere chiare risposte. In ogni caso, avrebbe preferito elaborare una tesi fondata su ipotesi e deduzioni concatenate in un groviglio di enunciazioni e contro-deduzioni che nessuno avrebbe potuto seguire per più di qualche minuto, anche se ne avesse avuta la pazienza.
Con la sicura competenza in inglese, arabo e cinese, oltre che nella lingua madre, non era riuscito a trovare uno sbocco professionale adeguato e soltanto abbassando, un gradino alla volta, le sue pretese, aveva finalmente trovato un impiego stabile. Serviva le minestre calde, in piedi dietro al bancone di un confortevole self-service, battuto da turisti di ogni parte del mondo, accontentandosi di chiedere in più lingue e con molto garbo: “Gradisce il formaggio, signore?”.
Le ragioni teoriche che inducevano la numerosa ed eterogenea massa di clienti a propendere per il sì o per il no si erano rivelate così imprevedibili e complesse che continuavano, da anni, ad impegnarlo appassionatamente nell’elaborazione di una teoria esplicativa e, probabilmente, avrebbe potuto almanaccare per il resto della vita senza rischiare di trovare una banale risposta definitiva.
Habeat corpus.

Voglia di primavera

via Clavature Bologna

E’ bastata una breve tregua del freddo e del maltempo perché siano fioriti per le strade, con qualche cautela, i tavolini all’aperto, manifestando la voglia di primavera che ci prende alla fine di ogni inverno. I bicchieri luccicano invitanti, anche se le fiamme accese e i cappottini rivelano che la temperatura non è proprio mite. Il messaggio è: coraggio primavera: vieni, ti aspettiamo!
Personalmente preferisco ancora sedermi all’interno, anche se non posso fumare la pipa. Ad ogni modo, oggi, avevo un programma diverso. Dopo la solita sosta nella biblioteca della Sala Borsa, sono tornato con calma a Palazzo Fava in via Manzoni in un’ora morta di un giorno feriale qualsiasi. Infatti le sale erano semi-vuote, i custodi ai vari piani con cui mi sono intrattenuto, cordiali e gentili e… purtroppo, non posso tacere che quasi tutto il resto mi ha deluso.
Cominciamo col dire che non si può fotografare, whypicché? Negli altri edifici del Gruppo Genus Bononiae, gli splendidi San Giorgio in Poggiale e San Colombano si può benissimo, giustamente, come dimostrano le mie foto che puoi vedere cliccando sui due link precedenti.
L’aspetto più positivo è la qualità del restauro del palazzo: bello. Gli affreschi ed i preziosi soffitti del piano nobile sono bene restaurati e bene illuminati, mentre i numerosi dipinti di scuola bolognese delle collezione Carisbo (la Cassa di risparmio di Bologna) sono quasi al buio e quasi illeggibili, come se non meritassero uno straccio d’illuminazione per loro. Incomprensibile.
Ancora peggiore, forse, è le qualità delle foto a colori contemporanee che affiancano, ripetendone il soggetto, le belle foto storiche in bianco e nero di Bologna durante la prima metà del secolo. Per un vecchio bolognese, come me, le foto storiche sono quanto meno interessanti se non addirittura belle, in qualche caso. Per quale perversa ragione abbiano affiancato a questi cimeli fotografici pessime foto a colori contemporanee, brutte o, in taluni casi, inguardabili è un mistero. C’è una foto buia dell’inizio di Strada maggiore che neppure il turista più frettoloso avrebbe mai stampato, scartandola subito come foto mal riuscita.
Sono uscito dalla mostra costernato.

Ho scattato la foto il 13 febbraio 2011 in via Clavature, nel quadrilatero romano di Bologna

 

Che palle!

Che palle

Autoritratto ricorsivo “con la testa nel pallone” scattato nella galleria Cavour di Bologna il 13/02/2011

Uomini e dei

Non dare retta a Nettuno, continua a suonare che ci fai piaceresuonatore
Basta un uomo-banda con l’imbuto in testa
per portare in piazza un aria di festa
due piatti un tamburo e un piccolo manzetto
sono un trio di strumenti pressoché perfetto
per riscattare una giornata mesta

Le foto del dio e dell’uomo sono state scattate ieri 13 febbraio 2011 in piazza Maggiore a Bologna

Mai visti prima

Mandria di bufali

Per esser vero, è vero. Almeno così dicono, ma crederci proprio del tutto è un’altra storia.
Li hanno visti passare a due a due, ma era già buio e i lampioni non erano ancora accesi. Non proprio a coppie, dicono, ma a gruppetti piccoli, insomma, e dalle nostre parti tanti così non se ne erano mai visti, a sentire i vecchi.
Le tracce del passaggio erano confuse, pare, molto ambigue soprattutto, ma ormai di cacciatori capaci di distinguere esattamente le orme ce ne sono pochi, diciamo pure nessuno.
Hanno detto che, di sicuro, non erano cani grossi e pesanti… e neanche elefanti, avrebbero potuto aggiungere. Insomma dai nostri segugi non si è cavato un bel niente e anche dai falchi, quelli che dicono di averli visti con i loro occhi, non si è saputo molto di più.
Tutti concordano nel dire che erano molti, ma anche questo cosa significa? Quanto è molti? Dieci, cento, mille, migliaia? I più non si sbilanciano con un numero, salvo quelli che le sparano grosse per farsi ascoltare.
Il primo che ha azzardato “una ventina” è stato subito superato da un altro che aveva sempre taciuto e solo allora s’è fatto uscire il fiato per dire: “No, no, di più, molti di più”. Da quel momento è partita l’asta… 50… 100… anche di più…
Insomma, se ti dovessi dire che, dopo tutto quel baccano, si è raggiunta una conclusione almeno sul numero, anche molto approssimativa, non mi azzarderei a farlo.
Ma poi, perché delle bestie mai viste prima avrebbero dovuto passare proprio qui da noi, quasi in mezzo al paese e poi sparire nel nulla in un fiat, come dei fantasmi?
Migrazione, ha detto qualcuno, ma ti convince? Le migrazioni, ci hanno sempre insegnato, che si ripetono periodicamente, magari anche in modo quasi indecifrabile, come le anguille che nessuno hai mai capito perché dal golfo del Messico ci mettano una vita per tornare a farsi infilzare dai fiocinini a Comacchio, come dire nel buco del culo del mondo.
E se non è una migrazione regolamentare, cosa è? Una fuga? Ma da cosa o da chi scappano? Un nemico nuovo, anche lui spuntato da chissà dove, che li ha costretti a scappare per mettersi al sicuro? Ma lasciamo pure andare il donde vengono e il dove vanno, ma siamo proprio sicuri che ci fossero? Ma?

Automa pianista

piano meccanicoOggi sono tornato per la seconda volta a visitare la graziosa mostra di strumenti musicali meccanici (collezionati dall’industriale romagnolo Marino Marini), allestita a Bologna in via Farini nel portico di fronte alla “Cassa di risparmio di Bologna” che ha curato l’allestimento dell’esposizione.
Mi ero portato la fotocamera e ho fotografato tutto quello che c’era da fotografare, con la collaborazione gentile della giovane custode che mi ha aiutato a rimuovere temporaneamente i nastri distanziatori che mi avrebbero impedito una decente ripresa degli strumenti.
Clicca qui o sulla foto per vedere le foto in forma di show.
Nel tornare a casa, camminando lungo i portici che percorro quotidianamente sovrappensiero, ho pensato questo limerick sull’evento più significativo della giornata: un concerto jazz dell’automa, seduto al piano meccanico, che vedi qui accanto.
C’era un vecchio pianista di modesto talento
che con un piano meccanico diventò un portento
Gli bastava fingere di muover le mani
per eseguire al meglio tutti i brani
Quell’impareggiabile concertista di talento

Liutaio a Bologna

In piena zona universitaria, accanto a bar, caffè, ristorantini, pizzerie e simili c’è ancora una bottega di liutaio dove si fabbricano violini, viole e violoncelli. 
E’ un’autentica bottega che si apre su via delle Belle Arti con due ampie vetrine ingombre di pezzi, di strumenti e di prodotti per la costruzione tradizionale degli strumenti. 
Guardando dentro, attraverso le vetrine in cui si specchiano vecchie case, si può vedere il liutaio al lavoro. 
Quando passo di lì, mi fermo sempre volentieri a guardare il disordine fattivo di quelle vetrine polverose, piene di barattoli, lime e pennelli per riposare gli occhi dalle onnipresenti stucchevoli manequin di cartapesta vestite all’ultima moda che hanno invaso la città sostituendosi a fabbri, falegnami, cestai, forni, ferramenta…
VIOLINI
Foto scattata (e liberamente rielaborata) il primo febbraio 2011 in via delle Belle Arti a Bologna