San Colombano – strumenti musicali

Approfittando della venuta a Bologna di cari amici che accompagnavano un ospite catalano, abbiamo ripercorso il centro della città, soffermandoci su alcune delle perle restaurate di recente, a partire da palazzo Fava con la sua collezione di dipinti della scuola bolognese, aperto al pubblico da un paio di giorni.
I due piccoli tesori che inevitabilmente hanno riscosso il maggior favore, tuttavia, sono stati la rasserenante biblioteca di testi di arte di San Giorgio in Poggiale e la collezione di strumenti antichi a tastiera del famoso organista Tagliavini che io ricordo per le sue esecuzioni bachiane al poderoso organo di Santa Maria dei Servi, quando ancora frequentavo l’università e non mi perdevo un concerto in cttà per nessuna ragione.
Di questa collezione di strumenti, esposti nel restaurato San Colombano in via Parigi, presento una serie di foto che ho caricato sul mio sito fotografico presso Flickr che potrai vedere in forma di presentazione cliccando qui o sulla foto qui sotto.
San Colombano - Bologna
San Colombano – Bologna

Si esagera

Per sedare lo sconcerto ed il malcontento della cittadinanza
di fronte alle meschinità del capo del governo,
non c’era bisogno di mandare in piazza la cavalleria romana
foto scattata in piazza Maggiore a Bologna il 6/1/2011

Replicanti

… ma donde sbucano tutte quelle bici, a Ferrara?
Finalmente svelato e documentato il mistero.

Il nido dei ciclisti replicanti altro non è che il famoso palazzo dei diamanti
in via Ercole I d’Este a Ferrara

Al buio

Quando il sole dorme, veglia la luna
e le stelle le fanno compagnia
se le nubi non guastano la festa
e ci regalan una notte buia pesta
di quelle scure fatte per dormire
o per sedersi in giardino sotto un pino
ad ascoltare il vento che passa
nel silenzio di uccellini e cicale
quando il fumo della pipa sale e sale
fino a sparire dentro al gelsomino
percorso da formiche, rifugio di zanzare
quando il gatto è già passato
e nella siepe il riccio
non decide se uscire dal graticcio
e attraversare il prato sconfinato
prima che la luna in silenzioso agguato
buchi le nubi senza alcun rispetto
per quell’angolino di buio perfetto

L’anello

Lo aveva promesso e, al dunque, aveva mantenuto la promessa. Non aveva lasciato nessuna disposizione testamentaria, neanche a voce. Bastava la legge, aveva tagliato corto una volta che l’avevano interpellata sull’argomento. Ma le andava proprio bene quello che disponeva la legge? in tutto e per tutto? Certo, aveva risposto senza esitazione, ribadaendo ancora una volta implicitamente che lei era una donna d’ordine e anche di chiesa, beninteso.

Quando, con un’insistenza fuori luogo, le avevano fatto notare che la legge era generica e non contemplava, ad esempio, a chi dovesse toccare il diamante che aveva al dito, aveva risposto: “Credete? Allora quello me lo porto dietro: prima di andarmene me lo ingoio.”

La battuta aveva suscitato una risata e dell’argomento testamento non si era più parlato: tutti sapevano che sarebbe stato inutile, visto il carattere cocciuto e imperioso che l’aveva sempre distinta dalle sue sorelle e dal fratello minore, che, tutti, avevano intrapreso il viaggio finale prima di lei, a dispetto della loro più giovane età.

Approssimandosi ai novant’anni, aveva perduto autonomia di movimento, gran parte della vista e di tutto il resto che rende piacevole vivere, ma non era certo cambiata di carattere. A tratti sembrava si rifugiasse solo nei ricordi del passato, ma in realtà non aveva mai smesso di esercitare la sua attività preferita: comandare a bacchetta discendenti e dipendenti, facendo dell’irragionevolezza delle sue pretese, imposte a tutti, il solo vero motivo di una sopravvivenza ad oltranza, altrettanto irragionevole.

Non era mai stata un’aquila e della sua bellezza giovanile, fatalmente, non era rimasta più traccia e quando, un mattino qualsiasi, nell’accingersi ad alzarla dal letto per trasbordarla sulla sedia a rotelle che l’accoglieva durante il giorno, constatarono che aveva smesso di respirare, accolsero l’evento come il compimento della sua ultima volontà: era morta nel suo letto, nella sua casa, trasformata anzitempo e ormai da decenni, nel suo mausoleo.

diamante
Come e dove dovesse essere sepolta lo aveva disposto lei stessa da lungo tempo: nella tomba doppia accanto al marito che l’aveva preceduta di un trentennio. La messa nella chiesa parrocchiale ed il successivo trasbordo al camposanto sul carro funebre, seguito dalle auto degli intimi, erano altrettanto scontati. Avvertiti i pochi parenti e amici di famiglia, le figlie si accinsero a vestirla secondo la tradizione, per lasciare a mani estranee e professionali solo le ultime incombenze.

Fu a quel punto che si accorsero della mancanza dell’anello. Nessun estraneo era entrato e le ricerche fra le lenzuola o sotto il letto non avevano dato alcun risultato: l’aveva ingoiato. Se si fosse trattato di un’altra persona, nessuno avrebbe potuto pensarlo, ma le figlie, che la conoscevano meglio di chiunque altro vivente, non ebbero dubbi: aveva mantento la minaccia. Anche in punto di morte era riuscita ad imporre la sua volontà, ma, possibile che continuasse a riuscirci anche da morta? 

Sospesero la vestizione e andarono in cucina a farsi un caffé. Cosa fare? La sola conclusione a cui arrivarono, concordemente e subito, fu di non dagliela vinta. Basta! Bisognava ricuperare l’anello, ma come? Il medico aveva già certificato il decesso: morte per arresto cardiaco, come dire, morta di morte, quindi una richiesta di autopsia era assolutamente improponibile. Allora?
Bastarono due caffè in piedi in cucina per trovare la soluzione: contro ogni sua volontà, bisognava cremarla dando istruzioni ai necrofori di ricuperare, insieme alle ceneri, anche l’anello: i diamanti non bruciano!

La Senna in piena

Nei giorni scorsi, a cavallo del Capodanno 2011, a Parigi, affollata di turisti in vena di ebbrezze polari, ho scattatto frettolosamente questa foto della Senna in piena, mentre il vento pelava anche l’anima. Basti dire che perfino i bateaux-mouches, avidi di trasportare turisti impavidi lungo il fiume, erano fermi agli ormeggi, nell’impossibilità di passare indenni sotto le arcate dei ponti.
Di barboni nei loro abituali rifugi fluviali “neanche la puzza”, come avrebbe detto, con l’abituale bonomia verso i diseredati, Armand-Jean du Plessis (Richelieu per gli amici).
La Seine
Foto scattata dal Pont d’Arcole alle 17 e 40 del giorno 02 01 2011

Netiquette

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Mario Rossi
Responsabile del Servizio XXXX dell’Istituto YYYY
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netiquuette
Da qualche tempo, capita di ricevere delle e-mail private e personali come un semplice invito a partecipare ad una festa; una rimpatriata fra vecchi colleghi; semplici auguri di buon compleanno ecc. che si concludono con una coda simile a quella che ho riportato fedelmente qui sopra. Viene da chiedersi perché si sia scelto di chiudere con il pre-masticato e mal scritto pistolotto sulla privacy, anziché con un saluto cordiale del tipo: “Un caro saluto da Mario” o un più affettuoso: Ti abbraccio, Maria”
Una risposta benevola è: chi ha mandato il messaggio ha “dimenticato” di cancellare la coda in burocratese che usa nei messaggi formali fra istituzioni, ma è una giustificazione che scricchiola, visto che per cancellare l’ “avviso” sarebbe bastato un attimo, e allora?
Non ho una risposta convincente. Non so se si tratti di sciatteria, ignoranza, cattivo gusto, ostentazione o altro, ma non posso che dispiacermi di questo ulteriore degrado della posta elettronica che mi fa rimpiangere il tempo in cui era uno scomodo strumento di élite, fra i pochi che avevano un indirizzo elettronico e lo sapevano usare nel rispetto di una netiquette sobria, che bandiva gli attachment come intrusi sospetti e sgraditi e lo spam non esisteva ancora.

Qui sotto, accludo la traduzione da spagnolo a italiano della tabella con le prescrizioni di netiquette che vedi nella figura:
Se invii messaggi in formato HTML, una bacchettata.
Se rispondi in Top-posting, una bacchettata.
Se invii posta indesiderata, una bacchettata.
Se invii una Off Topic senza “OT”, una bacchettata.
Se scrivi a lettere maiuscole, una bacchettata.
Se scrivi a H4X0R, una bacchettata. (?)
Se scrivi con ‘k’, una bacchettata.
Se intervieni fuori luogo, una bacchettata.
Se il soggetto non è descrittivo, una bacchettata.
Se invii allegati, una bacchettata.
Se scrivi più di 80 caratteri per riga, una bacchettata.
Se utilizzi un enconding raro, una bacchettata.
E se chiedi questo elenco, una bacchettata.

Sushi nostrano

“Sushi” all’emiliana

affettato
Foto scattata a Bologna alle 12 e 45 del 24 novembre 2010 nella trattoria Fuochi durante il nostro riverente pellegrinaggio settimanale.
Le crescentine ed il lambrusco, inseparabili compagni di tavola dell’affettato misto, si sono tenuti, timidamente, fuori dall’inquadratura.