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Sul fondo della piscina abbandonata
La gramigna senza nemici cresceva appagata
Nessuno disturbava il suo rilucente fulgore
Cangiante riflessi al trascorrere delle ore
Nel silenzio attutito e lontano da ogni clamore
Davanti alla palazzina liberty mai restaurata
C’e’una vasta piazza vuota e abbandonata
Un adulto un bambino e un cane senza collare
Approfittando di una vecchia palla da gonfiare
Si sforzano di trovare il modo di giocare
Definita atomo opaco del male la terra
Avvelenata dal clima distrutta dalla guerra
Con il suo sole in una galassia dispersa
sta accelerando la sua effimera comparsa nell’universo
FINE
KILPOLDIR? è un semplice detto
Che significa CHI PUO’ DIRLO? in dialetto
Esprime bene un dubbio generale
Che corrisponde alla mia visione universale
Lascio ad altri gli assoluti e le certezze perfette
Con un atteggiamento protervo e arrogante
Ingombrava porte e passaggi ovunque
Non si curava di lasciare agli altri
Lo spazio minimo per poter passare
È quel tipo di stupido che fa arrabbiare
Stava a tavola come un vecchio elefante
Ingurgitava cibo in quantità strabiliante
Non sopportava domande chiacchiere discussione
Nulla che lo distraessero dalla sua missione
Al suo confronto un maiale era un personaggio elegante
Il ritorno delle rondini in primavera
E’ un altro mito che rivivere dispero
Non solo per queste giornate gelate
Ma perché le rondini hanno lasciate
Queste città rumorose e inquinate
Sulla panchina ancora da sfogliare
Due libri nuovi si facevano notare
Dimenticati da uno smemorato studente
O lasciati apposta per il piacere della gente
Che li leggesse senza spendere denari?
In questi giorni di incerta primavera
Mentre il tramonto si attarda ogni sera ,
I tigli attendono ancora la fine dei temporali
Per dismettere l’austera livrea invernale
E indossare finalmente un verde cordiale
Estirpato con le radici il piccolo ciclamino
Ritenuto morto fu appoggiato nel vaso più vicino
Ma ribellandosi alla sua definitiva sorte
Riconquistò vita e vigore contro la morte
Radicandosi e fiorendo più bello e forte
Io faceva d’istinto come fosse un suo modo di fare
Quello di procrastinare rinviare rimandare
Quasi che agire subito concludere senza aspettare
Finire e completare fosse per legge da scartare
Per un imperioso dettato divino da rispettare
Una boccata dopo l’altra con determinata convinzione
Fumava astraendosi in assoluta concentrazione
Non si lasciava disturbare dalla vita intorno
Dall’ insensato fluire dell’altrui frenetico giorno
Assorbito totalmente dalla sua unica missione