La borsa di cuoio

In una elegante borsa di cuoio marroneAveva accumulato una vera collezioneDi ricordini amuleti e oggetti variMa niente chiavi documenti denariQualunque cosa purché priva di una funzione

Un suon di corno

Dalla chiusa un suon di cornoMi piacerebbe sentirlo un giornoMa dalla mia postazione in giardinoAltro non sento che un petulante cagnolinoMi è toccato un diverso destino Giosuè Carducci – Rime nuove (1906)Libro VI – La leggenda di Teodorico:“…Da la Chiusa al pian rintronaSolitario un suon di corno,

Tagliavano l’erba con la falce fienaia

Tagliavano l’erba con la falce fienaiaLe strade erano strette e bianche di ghiaiaAccendevano il fuoco con la pietra focaiaTagliavan la legna con la mannaiaDormivano al freddo nella pagliaiaRara la carne nella ghiacciaia A cena solo polenta sulla spianaiaTiravano l’acqua dal pozzo nell’aiaCredi proprio che la vita fosse più gaia?

Pitagora

Nel disegnare un rettangolo un triangolo un trapezioAppagava ogni suo più recondito sfizioMentre per i numeri non aveva passionePiuttosto antipatia e quasi repulsioneLo chiamavano Pitagora a giusta ragione

Le faccine di Margot

Sulla tovaglietta con una punta fineDisegnava soltanto minuscole faccineCon baffi sottili e barbetta da moschettiereStavano tutte nell’impronta di un bicchiereNé braccia né gambe soltanto tre testine Nell’immagine una composizione fotografica di disegni di mia nipote Marguerite Leonard

La monetina

Proprio sul fondo di una grande piscina Si cullava nelle onde una monetinaScappata da un buio opprimente borsellinoLuccicava al sole di un limpido mattinoOrmai certa di un vago brillante destino

Pipae, piparum, pipis (ultima parte)

Chiudo questa piccola serie “pipae,piparum, pipis” con la citazione da un mio vecchio post “Le venature della sorte” del dicembre 2004 che potrai leggere per intero cliccando qui seguita da una filastrocca che ritrovi nel post del 5 sttembre 2003 “… una pipa sempre in bocca e guai a chi la tocca” _______________ Con il passare degli anni, […]

A Marziale in esilio

Agognava un pubblico colto e intelligente Che raccogliesse i frustuli della sua mente E ne facesse dei versi perfetti e immortali Dei capolavori unici senza pari né uguali Ma lì intorno non c’era che povera gente

Mimetismo

Sotto la cupola di un pino a ombrelloSi nascondeva un grosso uccelloSi muoveva silenzioso e circospettoSaltellando di rametto in ramettoCon un mimetismo quasi perfetto