Pipae, piparum, pipis (ultima parte)

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Chiudo questa piccola serie “pipae,piparum, pipis” con la citazione da un mio vecchio post “Le venature della sorte” del dicembre 2004 che potrai leggere per intero cliccando qui seguita da una filastrocca che ritrovi nel post del 5 sttembre 2003 “… una pipa sempre in bocca e guai a chi la tocca”

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Con il passare degli anni, aveva imparato a leggere anche la venatura delle pipe. Di alcune, improvvidamente ricavate da ciocchi disgraziati, aveva facilmente previsto la sgradevole natura o la precoce vocazione al suicidio: si nascondevano in tasche dismesse fino alla sparizione finale o si buttvano dal terrazzo su uno dei pochi sassi ornamentali del giardino, spezzandosi il collo irrimediabilmente o, addirittura, si catapultavano direttamente dalla tasca in un tombino fognario, azzeccando un’improbabile fessura, apparentemente incapace d’inghiottirle.


Nella meravigliosa vena ascendente di una pipa fiammata, conica, di media capienza aveva, invece, scorto un destino felice, una predisposizione contagiosa alla felicità, forse all’immortalità. Era ben raro che non fosse presente fra le quattro o cinque pipe che solitamente popolavano le sue tasche e non se ne sarebbe separato per nessuna ragione. Quando la sua mano, pescando distrattamente in una delle tasche, la estraeva per caricarla e fumarla, era certo che si sarebbe goduto una bella pipata, senza brutti pensieri. 
Da vecchio aveva quasi dovuto smettere, per le pressioni di medici e famigliari sobbillati da paranoiche campagne di dissuasione al fumo, ma ogni tanto una buona fumata nella pipa del destino continuava a concedersela, incurante di rimbrotti e lamentele, finché la rottura di un femore non lo costrinse in ospedale. 
Secondo il chirurgo, doveva trattarsi di una degenza breve e senza problemi e tale sarebbe stata se un’inflessibile caposala, animata dalle peggiori intenzioni di far bene, non avesse confiscato la sua pipa dal cassetto del tavolino, dove il nipote premuroso che lo assisteva l’aveva deposta, ben consapevole dell’importanza vitale nascosta nelle sue venature. 
Qunando, al risveglio precoce dall’anestesia, nel tentativo di ricostruire la mappa della nuova situazione e trovare un segno della sorte che lo attendeva, volse il suo sguardo dalle pareti bianche ed anonime della stanza al tavolino, per leggerne le venature, dovette constatare che non ne aveva. Non era altro che una triste parodia di tavolo, ricoperto da un laminato mortalmente amorfo. Con impazienza, si girò allora per cercare la sua pipa nel cassetto, staccando tubi e fili che lo impastoiavano, per trovare conforto nella sua venatura rassicurante. Quando lo vide asetticamente vuoto, non ebbe bisogno di altri segni; si adagiò sulla schiena e chiuse gli occhi malinconicamente, consapevole che di lui neppure una ceppaia sarebbe rimasta, per raccontare la sua storia ad un bambino curioso.

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una pipa sempre in bocca..

“Chi non fuma nella pipa non capisce la canzon” (a mio nonno) 

Una pipa piccolina da fumare la mattina 
una pipa molto scura solo in caso di paura 
una pipa tutta nera da fumare quando è sera 
una pipa fra le dita per guardare la partita 
una pipa sempre in bocca e guai a chi la tocca 
una pipa da succhiare se c’è vento in riva al mare 
una pipa larga e tonda se c’è calma sulla sponda 
una pipa con ghiera d’argento in caso di maltempo 
una pipa di scorta in tasca se minaccia una burrasca 
una pipa corta e stretta per i giri in bicicletta 
una pipa perduta? Non bere la cicuta 
una bella pipa di schiuma, beato chi la fuma 
una pipa figurata: meglio d’una scampagnata 
una pipa di radica chiara mezza dolce mezz’amara 
una pipa tutta d’osso, buttala nel fosso 
una pipa di terra rossa purché sia proprio ben cotta 
una pipa qualunque lasciala a chiunque 
una pipa da signorina lunga sottile e leggerina 
una pipa da vecchio bella grossa e lucidata a specchio 
una pipa o due rare belle solo da guardare 
una pipa da collezione niente fumo tutto blasone 
una pipa regalata ti rallegra la giornata 
una pipa sol per me la più buona e bella che c’è 
una pipa, poi un’altra e un’altra ancora finché arriva la buonora 
una pipa e basta.

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