Il dialetto


Il nostro dialetto da tempo dimenticato
Ormai è solo un ricordo del passato
L’eco nostalgico di persone amate
Di eventi e storie ormai scancellate
Come le parole allora adoperate

nella foto donne carpigiane fanno la treccia

Papiro


Nella radio una nenia ristagnava
Nessuno intorno l’ascoltava
Il gatto sul tappeto sognava di sognare
Una selva di papiro da masticare
Rigogliosa ed elegante da guardare

Solitudine


Seduta ad un tavolo con aria assente
Ignorava il chiacchiericcio della gente
Con il pensiero percorreva una pista salata
Di una landa remota e desolata
Con una solitudine mai conquistata

La polvere del mondo



Con una piccola auto ormai in fin di vita
Partirono per l’India come fosse una gita
Il loro scopo non era una meta a cui arrivare
Ma muoversi liberi e viaggiare viaggiare
In luoghi sconosciuti fra popoli da incontrare

Leone ai giardini


In tempi vegani di buoni sentimenti
Bisogna amare tutti gli esseri viventi
Così la gabbia del leone è stata vuotata
E la nobile bestia è stata effigiata
In rete di ferro ben modellata

Kappa


Della Kappa faccio un uso moderato
Per non sembrare imperioso e sfrontato
Ma riconosco che in occasioni speciali
Io pure sfrutto i suoi potenziali
Pregi assertivi internazionali

Sul fondo del mare


Dal mare vorrei farmi cullare
Senza l’assillo di dover respirare
Con i pesci vorrei restare a giocare
Una vita nuova vorrei cominciare
E quella vecchia dimenticare

Rielaborazione di un disegno di Marguerite Leonard

LA PAVONESSA



Con una coda smisurata ma incapace di volare
Dagli altri uccelli voleva farsi ammirare
Moltiplicando gli anelli di una coda esagerata
Con l’intento manifesto di essere acclamata
La pavonessa più bella di tutta la nidiata

Rielaborazione di un disegno di Marguerite Leonard

In ospedale

All’infinito lasciano suonare
I petulanti allarmi da ospedale
Da cavità remote giunge un vociare
Suoni inarticolati quasi un abbaiare
Mentre una voce umana si vorrebbe ascoltare