Come ciotole e tazze anche il bicchiere È destinato ad ospitare liquidi da bere Sia tozzo e pesante o etereo ed elegante Per dissetarsi o inebriarsi come una baccante Serve per bere o procurarsi un effimero piacere
Con il consueto saccheggio dei cespugli di mimose Profumati mazzi di fiorellini cioccolatini e rose E’ stata celebrata l’annuale festa della donna Residuo della società maschilista di mia bisnonna A dispetto di quei pochi che vorrebbero cambiare le cose
Il ritratto del celebre avo alla base delle scale Troneggiava troppo in alto per un comune mortale Nessuno poteva competere con la sua leggendaria figura Il suo sguardo severo e altero metteva paura Solo e temuto dalla sommità dominava l’immortale
Che fosse al telefono o in presenza non cambiava Quasi senza trovare il tempo di respirare parlava I vani tentativi di interromperla e interloquire Li ignorava e non si lasciava minimamente scalfire Oltretutto non si capiva neppure dove volesse parare
Tutti gli amici che si erano comportati male Finivano immancabilmente in un canale Era questo il destino che a loro riservava Con una decisione che non cambiava Chi finiva nel canale per sempre ci restava
Mi piacciono i liquidi per la loro maestosa imponenza Dei gas mi piace la loro diffusa modesta presenza Dei solidi apprezzo la loro tenace durevole resistenza Ma anche del nulla stimo l’ ingannevole assenza
Baccanale Infastidito dal comune linguaggio misero e volgare Nel parlare s’imponeva forme desuete se non rare Al volgare casino usava invece il più raro baccano Per scoprire di non esser capito o ritenuto strano Da chi pretendeva anche dagli altri il proprio livello triviale
Stazionando sempre sotto lo stesso portone Un metodico ed abitudinario barbone Ne pretendeva la registrazione ufficiale Come sua residenza normale e abituale In ogni burocratica forma di registrazione
Con la grancassa ben salda sulla pancia Dava il ritmo il passo e la distanza Alla piccola banda marciante di paese Di musicisti dilettanti senza pretese Che spargeva buonumore a un pubblico cortese
Stazionando sempre sotto lo stesso portone Un metodico ed abitudinario barbone Ne pretendeva la registrazione ufficiale Come sua residenza normale e abituale In ogni burocratica forma di registrazione
Un macero pieno di pesci e di piante Un vivaio rigoglioso di vita pullulante Fu ridotto ad una sterile pozza stagnante Da un avido airone dallo sguardo penetrante Che si nutrì di ogni forma di vita vivente
Il sapiens ormai privo di un nemico naturale Sta dilagando ovunque in modo universale La natura che non tollera uno squilibrio permanente Lo ha trasformato in protagonista e antagonista ugualmente E nel tempo ritroverà come sempre l’equilibrio generale