Un monello di altri tempiAveva vecchi passatempiGettava sassi alle vetratePer vederle frantumateMa ahimè erano blindate
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La penna
Una penna magica trasformava i pensieri in paroleLi scriveva nell’aria con la luce del solePer leggerle occorrevano occhiali specialiNon disponibili ai comuni mortaliCon la mente offuscata da inutili fole
L’armadillo
Martino aveva cagnolinoCalandrino un somarinoLucillo un armadilloValentina una babbuinaIo invece non ho niente
La fionda
Con una fionda di legno scortecciatoAl gran camino di cucina destinatoE una tascata di ghiaia bianca e neraGiocavamo selvaggi per una stagione interaA rane e lucertole tendendo un agguato
La frusta
Anche senza un cavallo da spronareLa mia frusta mi piaceva schioccareEra un semplice manufatto artigianaleDi salice ritorto in modo manualeCon cui da solo mi divertivo a giocare
Il colpetto
Con un colpetto in fronte delicatoAppena uscito dal supermercatoSi ricordò di aver dimenticatoProprio quello per cui si era trascinatoIn quel indecifrabile labirinto tanto odiato
Lo scendiletto
Fin da quando ero un bambinoAccanto al letto e al comodinoQuesto antico tappeto persianoTutto finemente annodato a manoMi accoglie per primo al mattino
La ricercatrice
Se il serpente non l’ha mangiatoSarà ancora dove l’hai lasciatoPassavi tutta la vita a cercareA trovare perdere ricercareOgni santo giorno sempre da capo
Il frullo
Avevo un frullo di legno duroChe tenevo in tasca al sicuroMa quando lo facevo frullareA boccaperta lo stavano a guardareNiente di niente lo poteva fermare
La Palice
Meglio tardi che maiSe non si tratta di guaiUn evento malauguratoÈ meglio sia dimenticatoChe in ritardo ricordato
Al diavolo
Sospettando di avere un poco esageratoSi arrovellava su come essere scusatoMa non trovando una degna soluzioneChe ristabilisse l’antica situazioneLo mandò al diavolo senz’altra esitazione
Sibarita
“Bacco tabacco e VenereRiducon l’uomo in cenere”Ma l’adagio omette di chiarireQuanto occorra per incenerireL’incauto destinato comunque a morire