Aveva un intero alfabeto di pensieriAlcuni allegri molti altri cupi e neriMa più di tutti amava una vocaleChe lo consolava quando stava maleCome un arcobaleno dopo un temporale
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La penna
Una penna magica trasformava i pensieri in paroleLi scriveva nell’aria con la luce del solePer leggerle occorrevano occhiali specialiNon disponibili ai comuni mortaliCon la mente offuscata da inutili fole
Lento pede
Per le strade d’inverno d’estate lungo il marePer star bene gli bastava camminareDelle vetrine dei negozi della genteNon gliene importava un bel nienteLa compagnia dei suoi pensieri gli era sufficiente
Calma piatta
Sui suoi desideri non aveva chiarezzaFluttuavano nel limbo dell’incertezzaPensieri confusi non ancora paroleFantasmi in un ombra priva di soleVele sgonfie in attesa di brezza