Mentre guardava l’immutabile panorama del mattino Due divani quattro poltrone e qualche cuscinoRipensava a quando usciva ancora addormentatoPrima che il sole invernale si fosse alzatoSenza nostalgia per un tempo ormai dimenticato
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Davanti
Per respingere un retro-pensiero S’infilò in uno stretto sentiero E con un sorriso a trentadue denti Lo percorse in pieno a fari spenti Come se ci fosse solo strada davanti
Semel in anno
Semel in anno licet insanire Per una volta vatti a divertire Schiavo eri e schiavo resteraiPassata la sbornia restano i guai E’ questo che la massima vuol dire
Post mortem nihil est
Giunti alla fine del loro lungo ciclo vitale Stanno morendo i maestosi gelsi del viale Quando erano solo giovani fronzuti alberelli Videro principesche carrozze ferme ai cancelli Ora attendono la sega del giardiniere comunale
Fortunato in amore
Metà carpo lo perse alle carte Contro avversari senza arte né parte All’ippodromo si giocò metà tarso Puntando fra i cavalli il più scarso Ridotto a un torso gli costava giocare
Il cannoniere
Abbattere muri costruire giardiniSpazi di gioco per i più picciniEra diventata la sua missioneDa progettista di un enorme cannonePerché è un delitto cambiar professione?
La vendetta
Mentre sul ponte stava ad aspettareDi vederlo finalmente passareFu travolto da una correnteOltraggiosa e irriverenteChe lo trascinò fino al mare
Accoppiata vincente
…allora cominci tu? Va bene, comincio con un classico: Falce e martello. Ora tocca a te e continuiamo uno a te e uno a me. Mortaio e pestello Barba e pennello Guanti e cappello Pastrano e ombrello Bimbo e girello Salame e coltello Incudine e martello Pecora e agnello Cacciatore e uccello Dito e anello […]
Il football
Il campo da calcio è rettangolare Un quadrato d’erba fatto per giocare Due dozzine di ragazzi in mutande Possono calciare una palla o le gambe Ma le mani non le devono usare
Sano come un pesce
Escluso il gomito della lavandaia Di sintomi ne avvertiva a centinaia Ma a tutti taceva il suo batticuore Per non provocare inutile dolore Neppure al più superficiale osservatore
Barconi
Partire è un po’ morire Recita l’antico comune sentire Soprattutto se significa attraversare Un ostile ignoto braccio di mare Non lo dovrebbe dimenticare chi può restare
La processione
Davanti procedeva il carretto dello zucchero filatoSeguito a ruota da quello del gelatoQuando si fermarono davanti al portoneDal nulla si formò una torma di personeIn devota tumultosa processione