Una vecchia pallina spelacchiataSi riteneva molto fortunataDi essere diventata il gioco di un bambinoChe la lasciava riposare in un cestinoCon un orsacchiotto e un cagnolino
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I quaderni
Bianchi a righe o a quadretti I quaderni sono umili oggetti Zeppi di numeri e parole Destinati a svanire come neve al sole All’ultima campanella delle scuole
Eloquenza
Dovendo potendo e sapendoTu capisci bene cosa intendoCon questo prudente preliminareSi cautelava sempre prima di parlarePoi per sicurezza concludeva tacendo
Le ancelle
Le ancelle sono tutte molto belleSi assomigliano come fossero gemelleMa ad alcune è concesso trasgredireE ogni tanto si possono imbruttireGli occhi storti e i denti neri le fanno impazzire
Historia magistra vitae
Passare per la cruna di un ago sarebbe bello Senza usare per forza incudine e martello Ma la storia eterna maestra di vita Insegna che per farlo ci si schiacciano le dita Statistiche ufficiali negano ogni contropartita
Un bel mestiere
Voleva fare il pittore lo scienziato o l’ingegnere Però andava bene anche un altro mestiereCome il ferroviere l’astronauta l’aviatoreIl musicista il romanziere il professoreAlla fine del giro optò per il carrettiere
La donna di sabbia
Una donna di sabbia in riva al mareChe un’ onda lunga sta per cancellareAspettava l’avverarsi della sua sorte Senza alcun sinistro presagio di morteCome un albero di una foresta secolare
Tombino fatale
Gli piaceva giocare col suo destino Come il gatto con un topolino Per vedere se aveva ancora fortuna Attraversava la strada guardando la luna Immune al traffico se lo inghiottì un tombino
Identità digitale
Inseguito dal tasso di scontoSi arrabattava dall’alba al tramontoNel cercare un cuneo fiscalePer scolpirsi un’identità digitaleE rifarsi una verginità fiscale
Mens vana in corpore sano
In una scatola da pizza quadrataVoleva condire la sua insalataAveva perso il senso delle proporzioniDel tempo dei luoghi delle funzioniPer questo imperversava per casa beata
Il generale
Con aria impettita quasi marzialeSe ne usciva al mattino dal portone centraleTenendo al laccio il suo cagnolinoCome fosse un temuto feroce mastinoFate largo popolo al signor generale
Calma piatta
Sui suoi desideri non aveva chiarezzaFluttuavano nel limbo dell’incertezzaPensieri confusi non ancora paroleFantasmi in un ombra priva di soleVele sgonfie in attesa di brezza