Dopo una sobria grigliata di carne (una in due) in un’osteria scelta caso

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ven. 17 ottobre 2003

Mentre scrivo su di una piccola finestra di Note Tab, continuo a vedere sul brillante schermo LCD la foto di un borghetto vicno al monte delle formiche sull’Appenino bolognese. L’ho scelta come sfondo già da un paio di mesi e penso resistrà ancora.

Si tratta di quattro case e di una torre sulla cima di una collinetta inserita in un paesaggio inequivocabilmente invernale di prati e di alberi spogli. L’ho scattata il 16 marzo scorso, al limitare della primavera astronomica, ma la vegetazione, ignara di calendari gregoriani, manteneva ancora prudenzialmente l’abito invernale, come del resto noi cristiani in gita fuoriporta per una sgranchitina su strade di crinale e sentieri poco battuti, dopo una sobria grigliata di carne (una in due) in un’osteria scelta caso. Quando si avvicina l’una ci si ferma al primo posto che ispiri e sia aperto. Di sabato a pranzo si mangia tranquilli con poca gente e senza rumore o affanno.

La foto scattata da una collina vicina, sovrastante di poco il borghetto, trae la sua piacevolezza dalla difformità armoniosa delle povere case dall’intonaco sbiadito, dalla loro posizione dettata dalla pendenza del declivio e dal commovente scatto d’orgoglio di una torre, del tutto incongrua rispetto alla disarmante umiltà dell’insieme.
Un sabato o l’altro ci tornerò in una stagione diversa, magari con la magia della neve.

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