O con le penne o con le pinne

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sab. 25 ottobre 2003

In questi giorni grigi e freddi, quando noi orsi motociclisti, inzuppati dalle piogge battenti agogneremmo essere in una grotta a russare come i confratelli dei boschi, in attesa del ritorno della primavera, andavo ripensando all’altra strategia di sopravvivenza alla brutta stagione, molto in voga soprattutto fra i pesci e i pennuti: la migrazione verso luoghi caldi.
O di pinne o di penne molti di loro affrontano viaggi epici di migliaia di chilometri per allontanarsi dai luoghi freddi e procurarsi un confortevole tepore invernale. Anche i nomadi dediti alla pastorizia, sebbene fossero banali bipedi terrestri e inplumi, assecondavano la virtuosa abitudine di greggi e armenti, trasferendosi dai freschi alpeggi alle tiepide pianure. Noi no, siamo dei duri, restiamo inchiodati alle nostre città, anche quando fa troppo caldo o troppo freddo, con l’eccezione di brevi ed insoddisfacenti parodie migratorie: gli esodi estivi o natalizi, niente altro che insensate fughe collettive da città sempre più inospitali, verso luoghi invivibili come le stazioni balneari o invernali nei periodi di punta.
Pare, però, che i parigini che possono farlo, lasceranno la loro città la prossima settimana, in corrispondenza di una vacanza scolastica, così ho deciso di approfittarne, nella speranza di trovare la città meno affollata del solito. Domani, domenica, partirò, viaggiando controcorrente, anche senza penne o pinne adeguate, per sniffare una boccata di smog alternativo a quello quotidiano di casa, un’improvvisa overdose di ossigeno potrebbe ammazzarmi.


Nella foto il celebre Caproni CA100 della Regia Aeronautica, prodotto in serie dal 1925 al ’29
Nel fregio in alto, le oche canadesi, campionesse di migrazioni stagionali.

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