Le fragili ali dei gatti di piombo

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ven. 16 maggio 2003

Disse che gli avrebbe tarpato le ali, al momento buono.
Testuale.
Difficile dire se m’incuriosisse di più sapere il “come” o il “quando”, perché l’indicazione temporale “al momento buono” sarebbe sembrata vaga anche ad un messicano durante la siesta.
Ma, anche accettato il fatto che il momento buono si sarebbe rivelato miracolisticamente con strabiliante e inoppugnabile evidenza a tutti noi donne e uomini privi di fede, restava da capire come avrebbe fatto.
Anche se non si sarebbe trattato, presumibilmente, di un incontro di box, va precisato che la tarpatrice apparteneva ai pesi allodola, mentre il tarpando andava collocato fra i pesi rinoceronte e quelli ippopotamo.
Volendo descriverlo con benevolenza, era un maestoso gatto di piombo guercio, sopravvissuto a mille battaglie, che non aveva mai sentito il bisogno di sollevare la sua flaccida mole di un millimetro dal fango fertile sul quale aveva saputo muoversi con straordinaria abilità: ordinario, preside di facoltà, fondatore di università, benchè semianalfabeta. Questo, in estrema sintesi, il suo cursus honorum.
Sul piano politico, aveva dimostrato una prontezza nello sfruttare a suo vantaggio anche le brezze instabili più impalpabili e ballerine da surclassare qualsiasi scafo da regata.
In più, non aveva alcun pudore nell’esibire se stesso per quello che era: un arrivista ignorante in buona salute.
Donde avrebbe cominciato, al momento buono, a becchettarne le ali di piombo l’impavida tarpatrice?

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