Referendum in musica: non disturbare il compositore

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lun. 12 maggio 2003

Questa mattina sono andato a votare.
Credo che sia la prima volta in vita mia che utilizzo il lunedi’.
La scuola, semibuia per creare l’illusione del fresco attraverso una penombra artificiale, sembrava vuota.
S’intravvedeva solo un’ombra di bidello virtuale, seduta ad un tavolo lontano in fondo all’atrio. Sembrava inaccessibile, però, dietro una cortina di vetrate. Imboccato il corridoio indicato chiaramente dai soliti cartelli numerici non ho avuto difficolta’ a raggiungere il seggio. Nessun anima in giro, eccetto la squadra di scrutatori. Un grosso ragazzo mancino ha trascritto i miei dati sul registro dei votanti esibendo un notevole impegno, quasi uno sforzo muscolare.
Il presidente mi ha consegnato la solita matita copiativa, costruita nell’immediato dopoguerra, e le due schede indicandomi ad alta voce e senza alcuna ironia: “Cabina numero uno” invece di un piu’ ragionevole: “Vada dove vuole: e’ tutto vuoto.”
Sbrigata l’incombenza mi sono trattenuto un minuto a chiacchierare per tirarli un po’ su di morale.
Uno dei tre, senza mai alzare gli occhi in nessuna fase dell’operazione, ha continuato a scrivere a mano, con una matita (non copiativa, spero) uno spartito musicale. La mia presenza non lo ha distolto dalla sua composizione.
Meno male.

 

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