- Hai pensato alle conseguenze?
- Di che cosa?
- In generale.
- Avrei detto che non si poteva neppure. Occorre un’azione particolare, per tentare di valutarne in anticipo le conseguenze, ti pare?
- In generale, hai ragione. Ma io mi riferivo ad un atteggiamento universale.
- Capisco, ma se uno abbraccia questa filosofia universale, senza poi applicarla al caso particolare…
- Questo è vero, ma se si acquisisce l’habitus di pensare sempre alle conseguenze, in generale, è più probabile che poi capiti di applicarlo anche all’evento particolare.
- Mi sembra di capire che tu disapprovi che agisce distrattamente, alla carlona, senza preoccuparsi minimamente di valutare i possibili effetti che le sue azioni possono causare.
- E’ così, infatti.
- Ma di quante mosse previste ti accontenti?Prendiamo ad esempio gli scacchi. Quante possibili mosse e risposte deve pensare un giocatore perché tu non lo giudichi “uno che non pensa alle conseguenze”?
- Tre? Forse cinque? Non ne ho idea.
- Sembrerebbe, allora, che tu non avessi pensato alle conseguenze della tua domanda iniziale. Perché ti volti? Non ti convince quello che dico?
- Altroché, hai proprio ragione, ma guarda quella bella giovanotta che passa. Sai cosa ti dico alla fine del giro? che a me, tutto sommato, piacciono le sorprese.
Significativa veduta della celebre Philosopher walk di Nonsodove