Sabato scorso, dopo le abbondanti nevicate, abbiamo risalito la valle del Sillaro: un piccolo fiume appenninico in provincia di Bologna che molti considerano come il confine fra l’Emilia e la Romagna storica.
La valle parte dalla periferia occidentale di Castel San Pietro, noto per le sue terme, e culmina nel paese di Sassoleone a quota 500 metri s.l.m. E’ una vallata abbastanza ampia, percorsa da una strada tortuosa che corre a fianco del fiume, meta di appassionati di ciclismo che, in solitario o in piccoli drappelli travestiti di tutto punto da ciclisti, la risalgono mettendo alla prova gambe e fiato sulle salite che si alternano al bassopiano. Ci attendevamo una insolita copertura nevosa e così fu. Colline e calanchi erano bianchi ovunque e gli alberi lungo il fiume e intorno ai borghetti sulle cime dei colli risaltavano, anneriti dal contrasto luminoso, sullo sfondo dando vita ad un paesaggio in bianco e nero.
La padrona del ristorante di Sassoleone, un ambiente familiare annesso al caffè del paese, dove si mangia bene e si beve un buon Sangiovese prodotto in casa, ci confermava che le nevicate di quest’anno sono state più abbondanti e tardive del solito. Ci siamo arrivati all’una e mezza: tardi per le abitudini locali che collocano l’ora del pranzo verso mezzogiorno. Così eravamo completamente soli nella sala del ristorante dove i bambini di casa avevano abbandonato i loro pastelli, album e quaderni su di un tavolo e la sala vicina del caffè era, invece, affollata di paesani impegnati nella briscola o in vena, semplicemente, di chiacchiere.
Sulle pareti del ristorante i soliti brutti dipinti di qualche pittore locale e le foto di viaggio dei padroni: una giovane coppia con due figli in età scolare che preferisce i siti archeologici del Messico alla spiaggia di Gabicce. Anche dai paesini di montagna, un tempo isolati per tutto l’inverno, ci si muove, dunque, e con buon gusto, come testimonia un ritratto di famiglia nel suggestivo spiazzo per la pelota di Chicén Itzà. La cosa ci ha fatto molto piacere e ci ha rallegrato almeno quanto le simpatiche tovaglie stampate con i classici motivi della tradizione romagnola di Gambettola e Sant’Arcangelo sulle quali abbiamo mangiato bene e in assoluta tranquillità.