Il cielo stava immobile sui tetti assetatiTegole e comignoli riarsi e impolveratiAttendevano dalle nuvole il fresco ristoratoreDelle gocce e della pioggia il martellante rumoreDei fulmini e dei tuoni l’eccitante fragore
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Funesto presagio
All’improvviso il cielo divenne brunoUn colore mai visto da nessunoUn inequivocabile funesto presagioDi un imminente generale disagioChe avrebbe colpito tutti e ciascuno
ParapendIcaro
Mentre volavo ordinatamente nel mio stormo Una corrente improvvisa da mezzogiorno Mi risucchiò fuori rotta in alto cielo Fulminato dal sole intirizzito dal gelo Sempre più in alto senza speranza di ritorno
L’ultimo sogno
Con gli occhiali rosa di un ottimismo sfrenatoGuardava al futuro dimentico del passatoDi tutti i malanni del corpo e della menteNon sarebbe rimasto meno di nienteDa questo sogno non si sarebbe più risvegliato
Al centro del cielo
In una tiepida limpida giornataLasciavano un’eterea bava di lumacaDue jet altissimi al centro del cieloTurbando appena l’immobile veloDiretti a una meta lontana e ignorata