dom. 07 settembre 2003
Nel Natale del 2000 sono passato al digitale. Con questa frase fatidica voglio dire che ho ripreso, dopo molti anni di astinenza, a fare fotografie ma con una piccola (e costosa) macchina digitale: l’ultimo gioiellino della Sony, appena comparso sugli scaffali: la dsc P1.
Mai acquisto e decisione fu più felice e benedetta: da quel momento ho potuto fare confluire in un unico spasso la mia lunga e intensa passione giovanile per la fotografia e quella, altrettanto intensa, degli ultimi quindici anni per il computer.
Chi, come me, non è più un ragazzo e, per anni, ha speso molte serate e notti in una camera oscura casalinga di fortuna a stampare i propri rullini in bianco e nero nell’incerta luce giallo-verde di una lampada inattinica, emozionandosi al blowup delle proprie immagini nella bianca bacinella dello sviluppo, sa che è un’esperienza indimenticabile. Sa anche, però, quanti siano i limiti di cui si soffre nel tentativo di trasformare un franancobollino negativo scattato al volo con una reflex 35 mm in un ingrandimento espressivo, dal contrasto bilanciato, escludendo particolari indesiderabili, correggendo linee cadenti, rivitalizzando cieli scialbi e ammorbidendo ritratti troppo crudamente realistici.
E’ una vita durissima e gli strumenti e gli espedienti disponibili sono pochi e piuttosto spuntati, se confrontati con la ricchezza straordinaria e la potenza inimmaginabile di una camera oscura digitale come quella offerta da Photoshop. E’ vero che si tratta di un software non semplice da sfruttare a fondo nelle sue infinite pieghe, ma dopo soli 3 anni, tremila ore di utilizzo appassionato ed uno studio della manualistica ben fatta che lo correda me lo sento in punta di dita e ho l’impressione di piegarlo ai miei desideri molto più di quanto non accadesse con l’ingranditore, il temporizzatore e tutto il resto, nella vecchia camera oscura chimica che ho utilizzato per almeno una quindicina d’anni.
Poter scattare le foto con uno strumento piccolissimo e leggerissimo che mi accompagna nei miei giri occupando con discrezione una sola tasca, poter vedere le foto “crude” sul grande schermo del computer dieci minuti dopo essere rincasato e poterle poi “cucinare” con Photoshop, senza fretta, durante le sere successive, seduto comodamente in poltroncina nel mio studio, con le luci accese e senza bisogno di alcun allestimento o preparativo, eccetto quello di accendere il computer, è uno spasso impagabile al quale rinuncerei con molto dispiacere e che consiglio vivamente a tutti gli appassionati di fotografia che abbiano sperimentato in passato la camera oscura chimica e abbiano una buona dimestichezza con il computer. Non potranno esserne delusi.
Tutte le immagini digitali firmate “@lec”, che accompagnano questi brevi blogspot sono riduzioni estremamente compresse (15/50 kB circa, da originali di 1,4/2,3 Mb circa) scattate da me con la Sony P1 o con la più recente Sony V1 (o successive) ed elaborate con Photoshop.
Che gli dei benedicano chi ha costruito questi strumenti portentosi.
L’immagine seppia che accompagna questo testo è l’elaborazione di una mia foto di casolari nella Valle Pega (Comacchio)