Salute mentale
La foglia
Al cannibale non far sapere
Il caprifoglio
dom 03 giugno 2012&
La siepe di caprifoglio e il gelsomino
sono rifioriti nel mio piccolo giardino
rinverdendo affetti e ricordi di un passato
a volte assopito non mai dimenticato
delle mie primavere di bambino
Biciclette reclinabili a Bologna
Per la prima volta, io ne avevo visti due esemplari nelle isole Aran, dell’arcipelago irlandese. In quel caso, una coppia di cicloturisti le aveva traghettate per percorrere i sentieri dell’isola che si prestano molto ad un turismo ciclistico, oltre che pedonale. Non direi che la città di Bologna, così come la stiamo vivendo ora, si adatti alle biciclette reclinate e, per la verità, neanche alle normali bici che noi emiliani, usiamo fin da bambini. Bologna non è Ferrara, purtroppo.
È stato comunque piuttosto interessante vedere alcuni giovani ardimentosi sperimentare queste biciclette dall’aspetto così diverso dalle solite per l’assetto sdraiato che, sicuramente, può essere confortevole e adatto per calmi spostamenti in pianura, portandosi dietro anche un modesto bagaglio in capaci borse da collocare sotto e dietro il sedile che non può certo essere più chiamato sella, viste le dimensioni e la sua stessa struttura.
La partenza da fermo richiede una decisa pedalata per vincere il timore di cadere a terra, anche se si è dei ciclisti abituali ed esperti. Era abbastanza curioso, infatti, assistere al numero di tentativi falliti che precedevano il glorioso decollo ed il divertito breve giretto fra pedoni incuriositi dall’insolito mezzo a due ruote. Sia per il costo, fra i 1000 € e i 3000, sia per la necessità di riconvertirsi ad un modo nuovo di pedalare e guidare la bicicletta non mi sembra che una diffusione di massa sia imminente, tuttavia è sicuramente un mezzo divertente e simpatico per un turismo tranquillo e, forse, riposante. Se avesse un prezzo più popolare, me ne comprerei una anche io.
Nonni stagionali
Per me che ho la fortuna di vivere alla periferia del sisma non è che cambi molto, per ora, ma la stagione di bici, braghe corte, maglietta e nipotini in casa al mare si avvicina.
In questi ultimi anni, da quando è iniziata anche la mia stagione finale, sono diventato un nonno stagionale. Come gli africani, che arrivano qui per raccogliere la frutta quando viene il caldo, anche io cambio paese e occupazione. Dalla grande casa vuota di città dove ormai viviamo solo noi due vecchi gatti, ci si trasferisce nella casa al mare dove arrivano i nipotini da badare. Quest’anno saranno le due bimbe che vivono a Parigi durante l’anno scolastico.
Anche per loro l’arrivo dell’estate è una rivoluzione: passare dall’appartamento al quinto piano nel Marais alla villetta con giardino e piscina, a pochi passi dal mare Adriatico – il più domestico e bonaccione dei mari – è un salto fantastico. Non da meno è il passare dalla gestione dei genitori a quella dei nonni, liberi dai quotidiani obblighi e ritmi scolastici. Una vita senza sveglia, insomma, che mi ricorda come vivevo io la fine della scuola da bambino.
Anche per loro spero che il passaggio sia vissuto con la stessa gioia e impazienza che avevo io, quando prendevo il primo treno utile dopo la campanella della lectio brevis che annunciava la fine dell’anno scolastico. Allora il viaggio da Roma. dove abitavo, a Carpi, base di partenza delle lunghe vacanze estive di campagna, mare e montagna, durava quasi sei ore che volavano, in attesa di vedere finalmente, dopo le lunghe gallerie buie nella pancia dell’Appennino, la placida pianura senza orizzonte che consideravo casa mia.
Il passaggio dall’elettrotreno – il “direttissimo” che proseguiva per Milano – alla locomotiva a vapore che, sbuffando ritmicamente sul quarto binario, attendeva i quattro gatti che proseguivano per Carpi-Suzzara-Mantova era sempre un’emozione, stemperata dall’annuncio “Per Carpisussaramantova si cambia” pronunciato con quella modenese lentezza strascicata, inevitabilmente comica, per un bambino che aveva ancora nell’orecchio il romanesco dei compagni di scuola.
Anche dal punto di vista linguistico, il tuffo nel nostro mare in compagnia dei nonni italiani, deve essere notevole per le due bimbe francesine, bilingue la maggiore e ancora infante la piccola. Chissà se, da adulte, ricorderanno con affetto le estati italiane con i nonni, come io ricordo le mie con la zia. Purtroppo temo di arrivare fuori tempo massimo per saperlo.