A Parigi sugli autobus si sale solo dalla porta davanti, uno alla volta e si esibisce all’autista il proprio abbonamento o si compra da lui il biglietto. Tu gli dai le monetine e lui ti da un biglietto a validità oraria e il resto, se occorre. Nessuno sale da altre porte e senza esibire o comprare il biglietto che occorre per usufruire di un servizio che è pubblico, ma non gratuito.
A Bologna in teoria le cose sono molto simili. Si deve salire solo dalle porte abilitate e si deve timbrare un tesserino da dieci corse o comprare un biglietto orario singolo da un’apposita macchinetta senza alcun coinvolgimento dell’autista che non deve controllare neppure gli abbonamenti. In teoria, quindi, la sola differenza sta nell’aver sostituito l’autista, nella funzione di timbrare o vendere il biglietto, con un piccolo marchingegno, senza alcuna capacità di verifica o controllo sulla correttezza dei viaggiatori.
Il risultato è che moltissimi salgono (anche dalle porte abilitate alla sola discesa) e scendono senza pagare il biglietto, nella totale indifferenza dell’autista che, come il famoso viandante, “guarda e passa”.
Il fenomeno, incoraggiato dalla scarsissima probabilità di essere multati dai pochissimi controllori, è talmente vistoso da lasciare a bocca aperta i pochi volontari che, come me, si ostinano a comprare il biglietto, con un evidente spirito di trasgressione, quasi di ribellione sociale.
Forse un giorno non lontano l’amministrazione comunale e la società dei trasporti uniranno virtuosamente i loro sforzi e istituiranno un occhiuto corpo di polizia speciale, per sgominare i pochissimi ribaldi che si ostineranno a pagare il biglietto con sfrontato atto di ribellione civica.