SIMBOLOGIA DEL PAESAGGIO
Il Gattopardo, anche per il paesaggio, ci rivela un mondo pietrificato: la
Sicilia e la sua aristocrazia, la cui solennità viene improvvisamente
scossa dalle trasformazioni socio-economiche in atto. Sta emergendo una classe
dirigente che proviene dalla borghesia. E sta tramontando la nobiltà
di vecchio stampo, legata a valori feudali arcaici, la cui decadenza si manifesta
in una sorta di immobilismo e nel rimpianto dei bei tempi andati.
Il racconto si articola attraverso una dicotomia spaziale: agli esterni siciliani
bruciati dal sole fanno da contrappunto i sontuosi interni dei palazzi
principeschi, dentro i quali se ne stanno rintanati i fantasmi dell'aristocrazia,
raggelata nel suo secolare splendore.
L'estrema luminosità del paesaggio è resa attraverso una calda
tonalità gialla, che non delinea i particolari, ma che stempera i
loro splendori, accentuando così la sensazione di un deserto monocromo
che tutto assorbe in sé stesso.
Visconti, fin dalla prima sequenza, evidenzia il contrasto tra
l'interno e l'esterno come un contrasto "drammatico" di colori, di chiari
e di scuri. Il sole accecante del paesaggio filtra dalle finestre aperte
negli interni del palazzo. Il vento gonfia le tende preziose come ad indicare
la storia che preme contro il mondo chiuso dell'aristocrazia.
Abbiamo analizzato in particolare tre sequenze, che rendono l'idea di come
Visconti interpreti il paesaggio siciliano, e sono:
l'osservatorio astronomico del Principe | |
il viaggio per Donnafugata | |
la caccia di don Fabrizio con Ciccio Tumeo |
L'OSSERVATORIO ASTRONOMICO:
(sequenza 8)
Il portavoce diretto del sentimento viscontiano della natura è il
Principe Salina che, visto di spalle, dalla finestra del suo osservatorio
guarda il panorama e dice a Padre Pirrone: "Guardate che bellezza, ce ne
vorranno di Vittorio Emanuele per mutare questa posizione magica, che ci
viene quotidianamente versata". Come chiave interpretativa di tutto il Gattopardo
si può prendere questa inquadratura del panorama (successivamente
infatti le "apparizioni" della natura sono sempre legate alla presenza del
principe, come viste idealmente dai suoi occhi): si tratta di uno sguardo
materiale, ma anche psichico e "politico": quello sguardo sul panorama siciliano
si espande sulla storia; il cannocchiale che accarezza Padre Pirrone, dopo
aver invitato il Principe a confessare dei peccati, uno "della carne" e uno
"dello spirito", è la metafora di quello sguardo, a cui si sovrappone,
con anticipazione fonica, il suono delle trombe della scena successiva (la
battaglia tra i garibaldini e le truppe borboniche a Palermo).
L'osservatorio del Principe è l'unico ambiente de Il
Gattopardo dotato di un'esistenza esclusivamente cinematografica, ricostruito
in un luogo capace di offrire una vasta panoramica sulla campagna palermitana;
in questo caso la creazione di un falso serve a soddisfare un puntiglio
realistico e poetico: mostrare, anche in poche inquadrature, il paesaggio
autentico che irradia dalla finestra, così come viene descritto nel
romanzo di Tomasi di Lampedusa, che Visconti si porta con sé sul set,
rivivendo l'esperienza felice di un incontro con l'ambiente siciliano, già
compiuta con "La terra trema".
LA CACCIA DI DON
FABRIZIO:(sequenza 22)
Nella sosta durante la caccia, il cinemascope consente una sorta di doppia
inquadratura che permette di seguire parallelamente, come le due canne del
fucile del Principe, le due azioni e i risvolti psicologici dei due
personaggi.
La natura che appare nella sequenza appena citata e nella seguente, è
un luogo assoluto, immobile, indifferente alla storia. I campi lunghi e le
inquadrature dall'alto sottolineano la sua apertura epica e solenne,
accentuata ora dalla musica, ora dal rintocco delle campane.
IL VIAGGIO PER DONNAFUGATA:
(sequenza 10)
Naturalmente è negli esterni che l'estetica "della visione espansa"
si percepisce più chiaramente: si prendano ad esempio il lungo viaggio
verso la residenza estiva di Donnafugata.
Nel caso del trasferimento a Donnafugata, la carovana del Principe e dei
suoi familiari, grazie ai campi lunghissimi esaltati dal cinemascope e
dall'accompagnamento musicale, assume i contorni di un' epopea, in una
Sicilia fuori dal tempo.