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The Omnipotence of Thought e "the hard idea of truth"

    A.S.Byatt pone al centro del romanzo Possession il complesso problema del rapporto tra 'le parole e le cose', tra il linguaggio e la realtà, tra il pericoloso potere della mente di creare un mondo a sua immagine e la "dura verità" dei limiti umani.  Nel suo noto saggio The Omnipotence of Thought': Frazer, Freud and Post-Modernist Fiction  A.S.Byatt riprende infatti il concetto freudiano di "omnipotence of thought"  per indicare il potere dell'immaginazione (malata) di creare un mondo ideale, e lo contrappone alla "hard idea of truth", alla consapevolezza cioè dei limiti dell'immaginazione, alla "dura" consapevolezza della propia fallibilità e precarietà.

      Nel saggio citato l'autrice studia un gruppo di romanzi (*)di diversi autori (Murdoch, Powell, Bellow, Spark, Mailer) che hanno in comune un uso ironico del lavoro di Frazer. Byatt analizza alcuni punti di convergenza tra l'opera  di Freud e quella di Frazer, e individua tre aspetti che le sembrano rilevanti per lo studio che vuole fare:

"There are three aspects of Freud' use of Frazer's work which are of particular interest in their relations to these novels. These are Freud's citation of Frazer on the true nature of forbidden acts, his discussion of magic as 'omnipotence of thought' and his realtion of obsessional neurosis to the taboos governing primitive kings. (Passions of the Mind, p.124)

("Ci sono tre aspetta dell'uso che Freud fa del lavoro di Frazer che sono di particolare interesse in relazione a questi romanzi. (Uno di questi è) la discussione della magia come 'onnipotenza del pensiero'(...).")

L' aspetto di questo saggio che sembra più rilevante per uno studio di Possession è quello dedicato al concetto di omnipotence of thought e alla sua relazione con il potere di alcuni personaggi del romanzo di creare una rete di analogie e parallelismi tra opere letterarie diverse. Byatt introduce questa idea con le seguenti parole:

"The third place where Frazer's influence on Freud's thought is of great importance seems to me to be the treatement of the concept of omnipotence of thought. In 'Animism, Magic; Omnipotence of Thoughts' Freud quotes with approval Tylor's description of magic: 'mistaking an ideal conception for a real one'... and  (Freud) points out that 'the true explanation of all the folly of magical observation is the domination of the association of ideas. And again he cites Frazer: 'Men mistook the order of their ideas for the order of nature, and hence imagined that the control which they have, or seem to have, over their thoughts, permitted them to exercise a corresponding control over things.' "(Passions of the Mind, p. 126-7)

("Il terzo caso nel quale l'influenza di Frazer nel pensiero di Freud è di grande importanza mi sembra sia il trattamento del concetto di onnipotenza del peniero. in "Animismo, magia e Onnipotenza dei Pensieri"  Freud cita approvandola la desccrizione di Taylor della magia: 'confodere una concezione ideale con una reale' (...) e sottolinea che ' la vera spiegazione di tutta la follia delle osservazioni magiche è nel ruolo dominante assunto dalle associazioni di idee. E poi cita ancora Frazer: 'Gli uomini confusero l'ordine delle loro idee per l'ordine della natura, e di conseguenza immaginarono che il controllo che avevano, o sembravano avere, sui loro pensieri, permettesse loro di esercitre un controllo corrispondente sulle cose.' ")

     Qui Byatt, con Frazer e Freud parla di "controllo"sui movimenti della mente, di "confusione" tra le associazioni che costruisce l'immaginazione e la realtà delle cose, di sovrapposizione tra un mondo ideale ed uno reale; tutte queste cosiderazioni sembrano potersi riferire anche ai ricercatori descritti in Possession. Maud per esempio esercita un controllo disperato sia sul proprio corpo, che veste sempre con una eccessiva  coerenza cromatica e che rende quasi asessuato coprendosi i capelli, sia sulla propria mente: il suo metodo di catalogazione meticolosa la preserva infatti quasi totalmente dal pericolo di imprevisti.

      La"omnipotence of thought" rappresenta quindi un concetto inquietante di potere legato ad uno sforzo artificioso di far combaciare la realtà con una costruzione ideale dell'immaginazione. A.S.Byatt sottolinea infatti nel suo saggio come l'origine di questa espressione risalga a un caso clinico di Freud, quello dell'Uomo Topo:

"The phrase 'omnipotence of thought' Freud goes on to tell us, was a coinage of his patient the Rat Man: (Freud writes) "He had coined the phrase as an explanation of all the strange and uncanny events by which he, like others afflicted with the same illness, seemed to be pursued. If he thought of someone, he would be sure to meet that very person immadiately afterwards, as though by magic" (Passions of the Mind, p.127)

"La frase 'onnipotenza del pensiero', Freud dice ancora, era stata coniata da un suo paziente l'Uomo Topo: (Freud scrive) ' Aveva coniato quella  frase come spiegazione di tutti quegli strani e misteriosi eventi dai quali, come altri afflitti dalla stessa malattia, sembrava esser perseguitato. Se pensava a qualcuno, era sicuro che avrebbe incontrato proprio quella persona immediatamente dopo, come per magia.' ") 

     Più che di onnipotenza sembra piuttosto trattarsi di una impotenza, di una incapacità di vedere i limiti delle proprie interpretazioni. I personaggi di Possession, credono inizialmente di possedere delle conoscenze assolute, di poter controllare la loro vita, ma in realtà vengono descritti come dominati da un passato che incombe su di loro e li possiede. A questo stato paradossale di onnipotenza impotente A.S.Byatt contrappone  la consapevolzza della "hard idea of truth", la "dura idea della verità" che Roland e Maud alla fine del romanzo dimostrano di essere diventati in grado di accettare.

      La vicenda dei personaggi di Possession mostra come questa idea della verità  debba costituire l"imperativo morale", il culmine della formazione di un uomo. L'uomo deve cioè abbandonare l'idea rassicurante che la realtà possa coincidere con una proiezione della mente, e accettarne la diversità essenziale. La realtà non deve essere "divorata" dalle interpretazioni che ne vengono fatte, ma compresa nella sua radicale alterità. Come direbbe A.S.Byatt:

"The moral imperative (is) that one should not 'eat up' life with the order of art" (Passions of the Mind, p.25)

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