Accarezzando l’ultimo modello di telefoninoImmaginava un lontano futuro destinoLe gelide notti in un’oscura cavernaSenza neppure il lume di una lanternaCondannata a scontare una solitudine eterna
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Il banco
Essere un piccolo pesce del bancoO un solitario grande squalo biancoEssere artefici del proprio destinoO sottomettersi docili al volere divinoA te che carte ha servito il banco
Indietro tutta
Al suo risveglio di primo mattinoPensò ad uno scherzo del destinoQuando vide il suo futuro cancellatoE seppe che non ci sarebbe mai statoAccese la pipa e si tuffò nel passato
Kamikaze
Dopo aver brindato con un bicchierino S’imbarcarono sorridenti verso il destino Sapendo con certezza che la loro sorte Altro non era che un’eroica morte La fine obbligata di un troppo breve cammino
Intra escherichias
Un batterio disse al suo vicino Come ti trovi in questo corpicino Ne avrei preferito uno più grande Da percorrere dagli Appennini alle Ande Ma non possiamo scegliere il nostro destino
Ad maiora
Non gli restava che andare a Patrasso Dopo essersi giocato l’ultimo asso Gli avanzava solo qualche scartino Per arrivare vivo al seguente mattino La sua vita era una sfida al destino