Barbie, tesoro, ora ti squarto

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Barbie“Barbie, tesoro mio, adesso che sono cresciuta ti stacco prima i capelli e poi la testa, ti faccio a pezzi e, alla fine, ti ficco nel microonde”
Secondo uno studio condotto dall’Università di Bath, nel Regno Unito, le accertate e diffuse torture e mutilazioni inflitte dalle bambine cresciutelle alle loro Barbie è tutt’altro che allarmante, anzi piuttosto comune e normale. Si tratterebbe di una sorta di rito di passaggio: ad una certa età, la bambolina viene percepita come un oggetto appartenuto all’infanzia che si vuole abbandonare, e, pertanto, la si butta via come gli adulti fanno con le lattine vuote. Diventa un oggetto senza più alcun valore.
Che ci sia qualche cosa nell’aspetto della bambolina che suscita tanta violenza al momento del distacco, non viene detto nell’articolo dell’Associated Press . Io, invece, un pensierino del genere lo farei: a me è sempre sembrata odiosetta. Resta il fatto che l’inchiesta non menziona orsacchiotti e cagnolini finiti nel forno, dopo un rituale di squartamento degno un filmaccio horror. Come mai?

Diverso è l’atteggiamento dei maschietti nei confronti dei giocattoli equivalenti della loro infanzia: niente odio e violenza, a quanto risulta. Una spiegazione feroce di questo diverso comportamento potrebbe essere questa: il maschio non cresce mai, è un puer aeternus.

Nonostante la strage in atto, la portavoce della Mattel, produttrice di Barbie, ha risposto in modo molto sereno all’intervistatore che chiedeva di commentare lo studio della Bath University e non dubito affatto che fosse una tranquillità autentica: ne vendono tre al secondo, in giro per il mondo.

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