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Nel Decameron alla varietà della tipologia dei personaggi e delle situazioni corrisponde anche la varietà dei linguaggi; in questa novella prevale quello proprio di uno strato sociale e culturale elevato. La voce del narratore (Emilia) coincide con quella dell'autore (Boccaccio), mancando totalmente, con due brevissime eccezioni (la battuta dello Stramba e le disposizioni del giudice), il discorso diretto: poiché sarebbe fuorviante far parlare i due protagonisti nel loro linguaggio "basso", inadatto alla tragicità della vicenda, Boccaccio privilegia il discorso indiretto.
Nella storia di Simona e Pasquino il linguaggio passa dal registro discorsivo e dimesso (i progetti per la merenda) a una tonalità più alta e commossa nella perorazione finale. Ai rapporti sessuali dei due protagonisti si allude con linguaggio eufemistico, in cui Boccaccio dà prova della sua abilità retorica: il verbo sollecitare si riferisce inizialmente al lavoro di Simona, alla lana filata che Pasquino, innamorato, più spesso a lei che alle altre lavoratrici richiedeva, e diventa metafora erotica: tutto il passo va letto in questa luce, il filare, l'avvolgersi della lana sul fuso indica contemporaneamente i fili d'amore, gli avvolgimenti del sentimento. Invece nell'alludere agli amori dello Stramba e della Lagina si fa ricorso ad un termine più esplicito e più crudo: "amorazzo". L'unico esempio di registro basso si ha nei soprannomi degli amici di Pasquino, che vengono usati anche per caratterizzarli o fisicamente o psicologicamente. Al registro basso si associa il grottesco[6]: Boccaccio ha due maniere di descrivere i corpi e generalmente riserva l'una ai signori, l'altra ai servi: la prima utilizza elementi ed immagini tratti dall'immaginario cortese, la stilizzazione e l'idealizzazione; l'altra invece utilizza connotazioni grottesche che tendono a dare il senso della disarmonia e della materialità. Ed è quello che accade nella descrizione dei corpi "enfiati" di Simona e Pasquino.
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Last modified on 24/05/96
1. climax: figura retorica consistente in un graduale passaggio da un concetto all'altro via via più intenso
2. anafora: ripetizione retorica, in principio di verso o di proposizione, della parola o espressione con ha inizio il verso o la proposizione
3. parallelismo: procedimento consistente nel dare rilievo allo sviluppo di una idea mediante una disposizione simmetrica di brevi concetti
4. chiasmo: figura retorica consistente nella reciproca inversione del costrutto in due membri contigui
5. inversione: disposizione diversa dalla normale delle parole di un costrutto sintattico, per ottenere particolari effetti stilistici
6. grottesco: effetto tragicomico fondato su una voluta sproporzione fra gli elementi costitutivi di un momento drammatico