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Analisi

Nel Decameron alla varietà della tipologia dei personaggi e delle situazioni corrisponde anche la varietà dei linguaggi; in questa novella prevale quello proprio di uno strato sociale e culturale elevato. La voce del narratore (Emilia) coincide con quella dell'autore (Boccaccio), mancando totalmente, con due brevissime eccezioni (la battuta dello Stramba e le disposizioni del giudice), il discorso diretto: poiché sarebbe fuorviante far parlare i due protagonisti nel loro linguaggio "basso", inadatto alla tragicità della vicenda, Boccaccio privilegia il discorso indiretto.

La sintassi è complessa e si caratterizza per:
Ricevutolo adunque in sé col piacevole aspetto del giovane che l'amava, il cui nome era Pasquino, forte disiderando e non attentando di far piú avanti, filando a ogni passo di lana filata che al fuso avvolgeva mille sospiri piú cocenti che fuoco gittava, di colui ricordandosi che a filar gliele aveva data.
O felici anime, alle quali in un medesimo dí adivenne il fervente amore e la mortal vita terminare! e piú felici, se insieme a un medesimo luogo n'andaste! e felicissime, se nell'altra vita s'ama e voi v'amate come di qua faceste!
Per che, l'un sollecitando e all'altra giovando d'esser sollecitata, avvenne che l'un piú d'ardir prendendo che aver non solea, e l'altra molta della paura e della vergogna cacciando che d'avere era usata, insieme a' piacer comuni si congiunsono.
...la cattivella, che dal dolore del perduto amante e dalla paura della dimandata pena dallo Stramba ristretta stava.
Questo periodare che guarda al modello della prosa latina, non risponde però soltanto ad un intento retorico, ma possiede un'intima esigenza espressiva che si collega alla visione del mondo propria del Boccaccio. Il periodo, costruito sulla gerarchia delle subordinate attorno alla principale, mette in evidenza nella principale ciò che è essenziale, collocando invece nelle subordinate ciò che è meno importante, gli antefatti o le circostanze secondarie. In sostanza si può dire che alla struttura del periodo corrisponde un modo di interpretare la realtà: secondo il Boccaccio la realtà è conoscibile ed è rappresentabile anche nell'architettura complessa, ma rigorosa e dominata della lingua.
Anche dal punto di vista lessicale la lingua del Boccaccio è ricca di componenti e di registri: su una base di fiorentino illustre e letterario si possono trovare latinismi, gallicismi, termini tecnici, e persino modi dialettali e popolareschi. L'autore però non giunge mai agli estremi né del preziosismo né della volgarità, ma tende ad osservare un decoroso tono medio.

Nella storia di Simona e Pasquino il linguaggio passa dal registro discorsivo e dimesso (i progetti per la merenda) a una tonalità più alta e commossa nella perorazione finale. Ai rapporti sessuali dei due protagonisti si allude con linguaggio eufemistico, in cui Boccaccio dà prova della sua abilità retorica: il verbo sollecitare si riferisce inizialmente al lavoro di Simona, alla lana filata che Pasquino, innamorato, più spesso a lei che alle altre lavoratrici richiedeva, e diventa metafora erotica: tutto il passo va letto in questa luce, il filare, l'avvolgersi della lana sul fuso indica contemporaneamente i fili d'amore, gli avvolgimenti del sentimento. Invece nell'alludere agli amori dello Stramba e della Lagina si fa ricorso ad un termine più esplicito e più crudo: "amorazzo". L'unico esempio di registro basso si ha nei soprannomi degli amici di Pasquino, che vengono usati anche per caratterizzarli o fisicamente o psicologicamente. Al registro basso si associa il grottesco[6]: Boccaccio ha due maniere di descrivere i corpi e generalmente riserva l'una ai signori, l'altra ai servi: la prima utilizza elementi ed immagini tratti dall'immaginario cortese, la stilizzazione e l'idealizzazione; l'altra invece utilizza connotazioni grottesche che tendono a dare il senso della disarmonia e della materialità. Ed è quello che accade nella descrizione dei corpi "enfiati" di Simona e Pasquino.

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Last modified on 24/05/96

Note:

1. climax: figura retorica consistente in un graduale passaggio da un concetto all'altro via via più intenso

2. anafora: ripetizione retorica, in principio di verso o di proposizione, della parola o espressione con ha inizio il verso o la proposizione

3. parallelismo: procedimento consistente nel dare rilievo allo sviluppo di una idea mediante una disposizione simmetrica di brevi concetti

4. chiasmo: figura retorica consistente nella reciproca inversione del costrutto in due membri contigui

5. inversione: disposizione diversa dalla normale delle parole di un costrutto sintattico, per ottenere particolari effetti stilistici

6. grottesco: effetto tragicomico fondato su una voluta sproporzione fra gli elementi costitutivi di un momento drammatico