Trentadue pezzi

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(1)

– Lo sai che sei solo?
– Solo cosa? Sei in vena d’insulti, recriminazioni e roba del genere, ancor prima di aver cominciato a giocare?
– No, solo e basta. Solo al mondo, insomma.
– E tu?
– Oh, anch’io, naturalmente.
– Ma se siamo in due, come facciamo ad essere soli?
– Si può essere soli anche in mille.
– Un esercito di soli, allora. Musicalmente c’è una bella differenza fra coro e solista.
– Lo so e il solista è tenuto im maggior considerazione di un corista, ma io parlo d’altro.
– Avevo capito, ma tentavo di deragliarti dalle tue paturnie. Secondo te cosa ci guadagniamo a sapere che siamo tutti soli al mondo?
– Be’ è meglio sapere come stanno le cose senza illudersi.
– E chi l’ha detto? Tutti sappiamo di essere condannati a morire, presto o tardi, ma coltiviamo tenacemente l’illusione di avere ancora molti anni da campare davanti a noi, anche da vecchi, a volte.
– Insomma sostieni che un’illusione menzognera è meglio della verità nuda e cruda?
– Intanto smettila di parlare come un fotoromanzo; dico solo che non bisogna crogiolarsi in pensieri malinconici, anche se non privi di qualche fondamento. Metti a posto i tuoi pezzi, nel frattempo.

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