lun 05 gennaio 2009
Ho letto con curiosità che la famiglia Obama si è insediata in questi giorni all’hotel Hay-Adams di Washington D.C. in attesa di trasferirsi fra un paio di settimane nella vicina Casa Bianca. Si tratta di un albergo storico costruito in stile rinascimentale italiano, almeno nelle intenzioni dell’architetto americano che lo progettò, che, caso insolito, prende il nome da due illustri ospiti che lo abitarono: John Hay, segretario privato di Abraham Licoln e suo segretario di Stato e diHenry Brooks Adams storico e scrittore americano, pronipote e nipote del secondo e del sesto presidente degli Stati Uniti.
Di Hay poco m’importa, mentre Adams mi è particolarmente caro per la sua autobiografia The education of Henry Adams che, ai tempi dell’università, mi piacque al punto da proporla, come argomento della mia tesi di laurea, al compianto professor Carlo Izzo che ne fu piacevolmente sorpreso. In Italia era un libro pressoché sconosciuto nel 1964, così ebbi occasione di trascorrere un mese per studiare quanto si trovava in Europa sullaEducation nella prestigiosa British Museum Library a Londra, a quel tempo aperta a studiosi anche internazionali, dietro presentazione di credenziali e garanzie dell’istituzione di provenienza, nel mio caso l’Istituto di studi anglo-americani dell’Università di Bologna.
A parte il cibo, consumato frettolosamente in un vicino Wimpy o in un Golden Egg, una catena di fast-food scomparsa senza rimpianto, fu un mese piacevolissimo trascorso sulle confortevoli postazioni di cuoio blu dove si potevano lasciare i libri aperti dalla mattina alla sera, anche durante la veloce pausa pranzo o la velocissima pausa-pipa.
Completai la rassegna delle pubblicazioni su H. Adams con una supplementare sosta a Roma di un paio di settimane nella silenziosa biblioteca del centro studi americani, durante un’estate caldissima, priva del celebrato ponentino, tanto favoleggiato quanto assente. La sera la passavo allegramente in terrazzo sotto la buganvillea con i miei genitori, allora vivi, pimpanti e affettuosamente contenti della mia presenza nella loro casa a Monte Sacro.
Alla fine dell’estate, su H. Adams ne sapevo più del diavolo e, per fortuna, più lo conoscevo più mi era simpatico e trovai che nella sua autobiografia c’erano chiari indizi della sue simpatie, non dichiarate esplicitamente da lui e sfuggite ai sui biografi e critici, per il buddismo zen che sicuramente doveva aver avvicinato durante i suoi viaggi di giramondo e che io, proprio in quel periodo, stavo esplorando solo librescamente, su sollecitazione di mia madre, allora molto presa dalla pittura giapponese e dalla filosofia che la sosteneva.
Così, rileggendo oggi del temporaneo trasferimento della famiglia di Barack Obama nell’hotel che fu residenza di H.A. fino alla morte per suicidio di sua moglie che si favoleggia vi si aggiri tuttora da fantasma nei freddi giorni invernali, mi è capitato di fare un tuffo in memorie ormai sbiadite da decenni, ma ancora gradite al loro inatteso riaffiorare.
Chissà che in uno di questi giorni freddissimi, a completare il tuffo nel passato, non si materializzi improvvisamente il volume polveroso dell’Education of Henry Adams, volandomi addosso da uno degli scaffali più alti e dimenticati, nel rispetto delle migliori tradizioni dei fantasmi di buona famiglia.
Le tre foto rappresentano l’hotel Hay-Adams, un ritratto di HenryAdams e l’interno della British Museum Library