Con pochi passi agevoli abbandonata la motoRaggiungevo il culmine del colle silenzioso e vuotoDall’alto si dominava un paesaggio operosoDalla valle giungeva l’eco di un treno rumorosoInvisibile e misterioso con il suo carico ignoto
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Macchie di silenzio
Grandi macchie di silenzio si allargavanoCome onde d’aria nella piazza pulsavanoContendevano al vuoto del meriggio assolatoOgni pietra sbiancata dello scabro selciatoOgni residuo sussulto di vita era cancellato
Rivoluzione digitale
La carta è una invenzione giunta dall’oriente Che ha stravolto la vita in tutto l’occidente Nella cultura nel commercio e nell’amministrazione Ho portato un’autentica irreversibile rivoluzione Ma quella digitale sembra altrettanto stravolgente
Lockdown
Nella strada deserta un sospetto insistenteGli era entrato dall’orecchio nella mente Alle sue spalle sentiva passi ovattati Come se non volessero essere ascoltati Una filippina a distanza rincasava lentamente
Verso sera
Da ragazzo al tramonto o poco prima Prendevo la moto e andavo in collina Accendevo la pipa e guardavo da lontano Il tramonto spegnersi sul formicolio umano E una dolce malinconia mi prendeva per mano
Tempi duri
Quando andavo alle scuole elementari Erano finiti i bombardamenti e gli spari Ma erano fresche le scritte sui muri Che indicavano ancora i rifugi oscuri Non erano certo finiti i tempi duri
Fine pena mai
… non c’è nessuno che mi dia il cambio?
Calanchi
I calanchi delle colline bolognesi Sono asperità con pareti scoscese Nell’insieme sono un paesaggio suggestivo Che rivaleggia con quello boschivo Con impervie e inattese salite e discese
Enigma
Che sia un divano o una scultura È difficile sciogliere la congettura Si trova al centro di una galleria C’è chi lo guarda solo e tira via E chi si ferma per capire cosa sia Divano-scultura nella galleria Cavour di Bologna
Il grande raduno
Tutti in piazza al grande radunoTutti presenti non manchi nessunoPer ascoltare il grande oratoreUno di noi un fratello maggioreChe ci prospetti un futuro migliore