Qua la zampa…

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gio. 05 giugno 2003

Leggo su Il nuovo che ormai numerose specie di animali “selvatici”, secondo la terminologia di un tempo, si sono trasferite nelle nostre città.

Le chiavi di lettura di questo fenomeno, che non sembra né circoscritto né temporaneo, ma, al contrario, ha più l’aria di essere in espansione, possono essere diverse, naturalmente.

La si può buttare sull’apocalittico: il degrado che avanza o, più ottimisticamente, come un tentativo positivo di maggiore integrazione fra un ambiente artificiale creato dall’uomo e la natura circostante che, in qualche forma e nella limitata misura possibile, se ne riappropria.

Non vedo perché dovremmo considerare più normali i piccioni di piazza S. Marco a Venezia (nutriti artificialmente di frumentone dai turisti) delle ghiandaie che a Ferrara si nutrono dei pinoli dei numerosi pini domestici della città, rifugio abituale anche di allocchi, oppure dei fringuelli, cince, merli, allocchi che, a Milano, vivono nei parchi del centro, mentre gheppi, civette, rondoni e storni preferiscono le mura di grandi edifici come il Castello Sforzesco e la Stazione Centrale. Un po’ più sorprendente è la faina in cerca di ratti e piccioni avvistata sul tetto del Palazzo dei Consoli di Gubbio o di esemplari di orso bruno segnalati nei paesi di Villetta Barrea e Bisegna, in Abruzzo, in cerca di alveari e pollame.

Secondo una mia amica, un piccolo branco di lupi, con gli occhi torvi e rossi, pattugliava le strade poderali a nord-ovest di Bologna, durante le albe polari dello scorso inverno. Perché no?

Ad ogni modo, nessun incidente o fastidio particolare mi pare sia stato segnalato come conseguenza di questo timido ritorno del selvatico fra noi, mentre le tradizionali zanzare estive se la spassano, come sempre, sulle nostre nudità roventi e sudaticce di queste notti estive in città, senza che neppure una rondine al tramonto od un pipistrello notturno le contrasti efficacemente.

Fatevi coraggio fratelli insettivori, accorrete numerosi. Nel frattempo, qua la zampa, Autan .

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