Fair play

una mia foto di germani reali a Comacchio
  • Pensi che sia troppo presto per andare via?
  • Dici per non fare brutta figura con il padrone di casa?
  • Infatti, mi dispiacerebbe. Ma secondo te dove siamo?
  • Questo non lo so. Quando ci hanno invitato non mi hanno detto dove era il posto.
  • Ma allora come abbiamo fatto ad arrivarci?
  • Sarebbe difficile sbagliare posto quando non sai dove devi andare, ti sembra?
  • Sai che per essere in un posto a caso mi sono trovato abbastanza bene questa sera.
  • Anche io, proprio per questo bisognerebbe non fare la brutta figura di scappare via troppo presto come se fossimo stati scontenti.
  • Ci mancherebbe, restiamo ancora un po’, ma non troppo per non rischiare di essere invadenti.
  • Sì solo un po’ poi torniamo da dove siamo venuti.
  • Va bene, ma tu sapresti tornare indietro?
  • No, ma non abbiamo fretta e se camminiamo con calma arriveremo sicuramente al posto giusto.
  • È inevitabile, poi quando saremo arrivati io mi fermerei anche a bere un bicchiere di vino, o preferisci la birra?
  • No, il vino mi va benissimo poi là non tengono la birra, non ho mai capito il perché.
  • Forse non hanno il frigo.
  • Giusto, sai che non ci avevo mai pensato. Ma adesso è meglio andare sennò si fa tardi.
  • Andiamo allora, ma filiamocela all’inglese per non disturbare.

Banale destino

Giocatori di carte di Paul Cézanne
Astuto come una volpe era ancora vispo come un bambino. Navigando a vista in una nebbia che si tagliava con il coltello perse il controllo del mezzo e gli sfuggì l’attimo fuggente che separa la vita dalla morte.
Vittima di un fatale destino, in un lampo la sua vettura si trasformò in una palla di fuoco e a nulla valsero i pronti soccorsi degli eroici pompieri.
Trasportato in ospedale al titolare del pronto soccorso altro non restò che constatarne, con professionale perizia, il prematuro decesso.
Al caro estinto furono tributate solenni onoranze alla presenza dell’autorità costituita, della inconsolabile vedova e e di una folla sterminata.
A ottant’anni, per una sera, avrebbe anche potuto rinunciare alla briscola in osteria, vista la nebbia della madonna che s’era alzata.

Terra bruciata


“L’uomo è stato ‘spinto’ a camminare su due gambe dall’esplosione di una supernova, avvenuta fra 8 e 2,6 milioni di anni fa a 163 anni luce dalla Terra.
Questo spettacolo di fuochi d’artificio cosmici ha bombardato l’atmosfera, caricandola con un’enorme quantità di elettroni e aumentando così la frequenza dei fulmini. La conseguenza è stata il moltiplicarsi di incendi nelle foreste in cui ancora vivevano gli antenati dell’uomo, spinti a muoversi nella savana per sfuggire alle fiamme. È quanto emerge dallo studio pubblicato sul Journal of Geology dal gruppo dell’Università americana del Kansas coordinato da Adrian Melott.” (fonte ANSA)

Lo studioso del Kansas non fa nessuna ipotesi sulla possibilità che l’uomo impari finalmente a volare, come desidera fare da tanto tempo, per effetto di una Supernova ancora più incendiaria che renda quasi impossibile continuare a camminare a piedi su un suolo reso incandescente da un turbine incessante di fulmini incendiari.
O per salvarci dalle terre incandescenti ci butteremo tutti in mare e torneremo a diventare pesci come pare fossero i nostri antenati più remoti?

Viaggio in Spagna nel 1954

VIAGGIO IN ISPAGNA NEL 1954

Questo post non è che l’introduzione ad un lungo manoscritto di mia madre che ricorda un Viaggio in Spagna nel 1954 che si può leggere così come l’ho trovato e trascritto (integralmente, senza alcuna modifica) in formato elettronico. Per leggerlo clicca qui o più sopra su “Viaggio…”.
Riordinando una libreria dedicata a libri, scritti, disegni che erano stati nella casa dei miei a Roma, fra le altre cose dimenticate o mai viste e lette si è fatto notare un bloc-notes a quadretti, occupato quasi per intero dagli appunti su di un viaggio in auto che mio padre, mia madre ed io bambino facemmo in Ispagna nell’agosto del 1954.
All’epoca la Spagna era ancora soggetta alla dittatura franchista, mia madre era una trentenne colta e con tendenze artistiche, appassionata di letteratura spagnola.
Le note devono essere state manoscritte poco dopo il ritorno a Roma alla fine del viaggio e, facendo due conti a memoria, riguardano solo 4 o 5 giorni di un viaggio molto più lungo attraverso Italia, Francia e Spagna, iniziato e terminato a Roma.
Nelle note si parla, infatti, solo del tratto San Sebastiano-Madrid e si finisce con un’istantanea della Plaza de Toros della capitale, mentre attendevamo l’inizio della prima corrida della nostra vita. Del resto del viaggio, fino all’Andalucia e del ritorno lungo la costa del mediterraneo spagnolo e francese, nulla.
Le ultime pagine del notes, scritte a Bologna a distanza di 4 anni nel 1958, riguardano la corrida: uno dei temi più amati da mia madre, ripreso anche in numerosissimi disegni, uno dei quali riproduco qui sopra.

Colonnetta liberty

Oggi rientrando a casa da una lunga passeggiata a piedi, con qualche sorpresa ho rilevato una colonnetta, di quelle che ospitano schede e cavi dei gestori telefonici, elegantemente ridipinta da un pittore di strada che sa il fatto suo.
Spesso, questi manufatti di ferro pitturati di grigio sono deturpati da sigle di writer da strapazzo che inquinano mezza città e di cui pare impossibile liberarsi.
Quando, invece, un vero pittore regala alla città una sua piccola opera senza pretesa, ma di ottimo gusto, è veramente una piacevole sorpresa e vale la pena di fermarsi ad ammirarla come si fa con i quadri nelle gallerie.
“Ce ne fossero!” si dice dalle nostre parti. Mi piacerebbe trovare altre opere della stessa pittrice che si firma Valeria La Corte. Chissà se ha trovato spazi accoglienti per altri suoi dipinti?
Nella mia fotografia che accompagna questo scritto c’è la colonnetta di cui sto parlando: un bell’esempio di Liberty da strada al quale darò un occhiata volentieri passandoci accanto nel rincasare.
Chi la volesse trovare sappia che è in via Siepelunga, vicina al numero 45 a Bologna.