Lunga vita al cromosoma Y

ven. 20 giugno 2003

“…Dr Graves had thus predicted that the chromosome might be heading for extinction within five to 10 million years.

But Page says that the Y’s full genome sequence has revealed that scientists generally had underestimated both its number of genes and its powers of self-preservation.

The team believes the Y has developed an apparently unique way of pairing up with itself. They found that many of its 50 million DNA “letters” occur in sequences known as palindromes. Like their grammatical counterparts, these sequences of letters read the same forward as backward but are arranged in opposite directions – like a mirror image – on both strands of the DNA double helix. This means that a back-up copy of each of the genes they contain occurs at each end of the sequence.”

vedi: http://www.abc.net.au/science/news/stories/s884493.htm

Se la scoperta è attendibile, possiamo stare tranquilli: il povero cromosoma Y non ha milioni di anni contati, come temevamo fino a ieri, non solo, ma è una splendida galleria di specchi (palindromi).
Meno male.

Uno sguardo da Matilda

ven. 20 giugno 2003

  • Giovanna?
  • Mi chiamo Matilda
  • Ma guarda ! E perché, poi?
  • Non saprei, quando mi hanno attribuito il nome non ero presente, come può immaginare.
  • E’ una giustificazione piuttosto debole, mia cara, e soprattutto non spiega perché lei continui a portare il nome di un’altra persona ancora oggi. In certi paesi sarebbe giudicato scorretto. Lo dico senza alcun pregiudizio nei riguardi delle sue buon intenzioni.
  • Ma lei ha conosciuto l’altra di cui usurpo il nome, a suo dire?
  • Non ancora, ma non dubito che prima o poi accadrà. Il tempo è galantuomo.
  • Potrebbe essere già morta, però.
  • Difficilmente, Lei ha un ottimo aspetto.
  • In quanto a questo, anche Lei mi sembra in forma, se posso permettermi l’osservazione.
  • Ma certo, cara. Trovo che sia gentile da parte sua, benchè temerario, visto che lei non ha alcun termine di paragone temporale su cui confrontare la mia condizione di “forma”.
  • Non posso negare che ci siamo incontrate solo ora per la prima volta.
  • Matilda, ha detto? Qualche tratto matildino, in effetti è presente nella sua persona. Nello sguardo, specialmente.
    I nomi influenzano chi li porta, per questo non bisognerebbe cambiarli con tanta leggerezza.
  • Ma lei come si chiama?
  • Alice
  • Volevo ben dire!

Per cannoneggiare la grandine spazza via una cascina

ven. 27 giugno 2003

“Cos’è e come funziona un cannone antigrandine.
Si tratta di un enorme cono rovesciato alla cui base vi è una camera di combustione. Il tutto è sorretto da un treppiede che sostiene il vertice del cono e dirige la cavità verso il cielo. La camera di combustione viene ciclicamente riempita di gas combustibile, come propano o acetilene, e una candela ne causa l’esplosione. La forte deflagrazione, amplificata dalla forma a megafono del cannone, lancia un’onda sonica di forte potenza verso il cielo, e viene ripetuta, grazie ad un timer elettronico, ogni 5/10 secondi. Nelle dichiarazioni dei costruttori l’onda di pressione sarebbe in grado di dis
turbare il processo d’accrescimento della grandine, o secondo altri far perdere equilibrio ai nuclei di condensazione in sospensione, e generare l’immediata caduta dell’idrometeora, prima che essa diventi di grosse e rovinose dimensioni.
La teoria di funzionamento è fatto oggetto di disputa tra i costruttori, essi stessi in difficoltà nello spiegare la metodologia d’azione dei loro prodotti.
Non vogliamo entrare nel merito, benché il mondo scientifico sia fortemente scettico, o forse sarebbe meglio dire incredulo e indignato di fronte a tanta millanteria.”… “Tuttavia i problemi derivanti dall’adozione di tale attrezzo si sono, negli anni, rivelati molto seri a livello sociale, e ben riassunti su molti siti Internet meteorologici, professionali e amatoriali. I cannoni antigrandine, a causa della loro assordante onda d’urto, sia di giorno sia di notte, causano notevoli problemi psichici e psicologici agli abitanti delle zone limitrofe alle coltivazioni estensive, con notevoli modificazioni dei cicli vitali del sonno e della veglia.
Inoltre le potenti onde di pressione danneggiano irreparabilmente le cascine e le case più vecchie dei borghi di pianura, causando crepe e fessurazioni nei rivestimenti esterni e negli intonaci interni.”

Insomma, un cannone è sempre un cannone, meglio starne alla larga e cannoneggiare, seppure la grandine, non è mai un’azione da intraprendere a cuor leggero, se non si possiede la leggerezza di tocco del Barone di Muenchausen, che le palle di cannone le cavalcava come se niente fosse, o la naturale vigoria della donna cannone che con un soffio smorza un lampione.

Nell’immagine ritratto di donna cannone mentre smorza un lampione di Sant’Arcangelo di Romagna

Indovina, indovinello…

Oggi solo una mia foto di un paio di anni fa’
Qualcuno saprebbe indovinare dov’è stata scattata?

C’ero anch’io: i flash mob

lun. 07 luglio 2003

La partecipazione (insensata?) ad un evento convocato al volo via e-mail che ha già trovato un nome: “flash mob” sta cominciando a diffondersi in diverse grandi città. Riferimenti all’argomento sono già numerosi cercando semplicemente “flash mob” con google.
Eventi riportati sono, ad esempio, un raduno nella lobby di un grande albergo nuovayorchese per un applauso collettivo di alcune centinaia di persone sconosciute fra loro, convenute sul luogo e poi sparite subito dopo il breve evento.

Ecco la convocazione dell’evento:
“If you are reading this, we have decided to change venues.
(1) By 7:02, walk out to 42nd St. and look for the main entrance to the Grand Hyatt. Enter and take the escalator up one flight to the main lobby. Loiter until 7:07.
(2) At 7:07, start taking the escalator and elevators up one floor, to the wraparound railing overlooking the lobby. Stand around it, looking down. Fan out to cover as much of the railing as possible. If asked why you are there, point down to the lobby and say, “Look.”
(3) At 7:12, begin applauding. Applaud for fifteen seconds, then disperse in an orderly fashion,
(Note: the exit on that floor is not a pedestrian exit.)”

Allo stesso modo in duecento si sono ritrovati a chiedere informazioni sullo stesso costoso tappeto in un grande magazzino di NY (foto a destra). Naturalmente nessuno l’ha comprato; hanno semplicemente provocato notevole imbarazzo ai commessi. Analogamente, centinaia di giovani, vestiti come i personaggi di Matrix, sono apparsi, e dopo poco, scomparsi, in alcune strade della città e nella metropolitana di Osaka.

vukkumprà?Che lettura dare del fenomeno imparentato con le “performances” alle quali già da decenni si può assistere in gallerie d’arte o esposizioni come la Biennale di Venezia?
Sintetizzando al massimo, mi sembra si tratti principalmente di pura voglia di giocare ad un gioco nuovo che non richiede particolari abilità o allenamento e che impegna molto brevemente ed episodicamente. Oltre a questo, è presente anche la stessa compulsiva voglia di protagonismo marginale che costringe la gente inquadrata dalla telecamera ad agitarsi, sorridere, salutare con la manina. Non ultima, forse, c’è la curiosità di verificare quanti saranno a prendere parte ad un gioco fra sconosciuti che fonda il suo successo proprio sul numero dei partecipanti. Poter dire, poi, “C’ero anch’io” quando giornali e la tv ne parleranno è un ulteriore spinta a partecipare.
Al contrario delle processioni o delle manifestazioni sindacali e politiche, i flash mob non sono sostenuti da una religione o ideologia o motivo utilitario. Non c’è speranza di ricavarne una briciola di paradiso o 10 centesimi di salario in più . Sono un gesto totalmente libero, gratuito e, apparentemente, senza conseguenze, ma, a mio parere, sarebbe sbagliato definirli “stupidi” per queste ragioni.
Finché conserveranno la loro “innocenza”, lunga vita ai flash mob; la prossima volta vengo anch’io (no, tu no. Perché no?)

 

Eseguonsi affreschi giganti a domicilio. Prezzi stracciati

mar. 08 luglio 2003

“Due ricercatori svizzeri hanno inventato la più grande stampante portatile a getto d’inchiostro, conosciuta finora. Si chiama Hektor e può essere montata su qualsiasi muro: si fa un disegno sul pc e la stampate riproduce fedelmente sulla parete la nostra opera.
L’invenzione che per ora è solo un prototipo, ha vinto l’edizione 2003 del premio Macchinista media, che seleziona le idee migliori nel campo dell’interazione tra le macchine e l’arte e la cultura umana.”
( http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,183515,00.html )
Forse non interesserà i writers clandestini, quelli che cercano la scarica di adrenalina di notte, dipingendo stupefacenti ghirigori policromi sui vagoni o i più modesti imbrattatori di muri e cabine, incapaci di andare oltre le più banali e zoppicanti scritte, ma dovrebbe ben interessare pittori e committenti di “affreschi”, anche pubblicitari.
Chissà se il novello Sisto IV, dio della pubblicità, troverà il suo Michelangelo per commissionargli una cappella Sistina, sponsorizzata dalla Coca Cola o dalla Philip Morris, disegnata al computer ed eseguita minuziosamente da Hector sulle strutture murarie di un campo da baseball?

Recatevi sul ghiacciaio e state fermi. FERMI!

mer. 09 luglio 2003

dai che c'è verde

Passami il sale, prego

“Il rapporto Censis su “Coesione urbana e territoriale”, mette in evidenza la volontà degli italiani di non abbandonare il luogo di origine per trasferirsi verso altre località… I dati riguardanti Bologna, per esempio, mettono in luce che il 41,5% di cittadini la eleggono come luogo ideale per vivere, mentre il 36,5% di intervistati non saprebbe in quale altro posto vivere .”

… e chi si muove? Basta che non spingano troppo.”

In alto : l’incrocio fra decumano massimo e cardo di Bologna durante l’ora di punta
A destra un’immagine digitale del tradizionale cenone bolognese di Capodanno nel salone del palazzo del Podestà

…c’era in giro una siccità, quell’anno, che gli alberi rincorrevano i cani

gio. 10 luglio 2003

“Black Sunday April 14, 1935. The dust storm that turned day into night. Many believed the world was coming to an end .”
http://www.ptsi.net/user/museum/dustbowl.html

Non siamo alle tempeste di povere che fecero temere la fine del mondo ai contdini del Kansas il 14 Aprile 1935, ma pare che la crisi dell’acqua sia un problema serio anche qui da noi, negli ultimi tempi.
“Ormai la chiamano la guerra dell’acqua. Il caldo martella le regioni meridionali ormai da quasi un mese. Settimane di afa, intervallate da rapidi e rovinosi rovesci temporaleschi.”
http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,183713,00.html
Mi viene in mente la vecchia battuta: “C’era in giro una siccità, quell’anno, che gli alberi rincorrevano i cani.”

Cala la tela

ven. 11 luglio 2003

  • Cala la tela. Mi dispiace molto.
  • Non esageriamo, il mercato dei tessuti è fiacco ma non agonizzante, poi adesso fanno le lenzuola di carta, anche in rotoli…
  • ci vogliono letti cilindrici, allora
  • … e dormienti spalmabili. Ma cosa t’inventi?
  • Io ho solo detto “Cala la tela” come per dire “Il sipario è chiuso”, una metafora comunissima, sei tu, piuttosto, che ti metti a parlare di borsa degli affari, di letti provvisori con lenzuola di carta. Capisco l’imbarazzo e me ne dispiace. Se vuoi chiudo il discorso. Come non detto, scusa.
  • Va bene, ti scuso, ma io che posso farci se dopo la tela è calato anche il sipario? Ma di che commedia parli?
  • Adelina. E’ morta Adelina
  • Ma di chi è? Mai sentita dire, la rappresentavano qui da noi, al comunale?
  • L’Adelina è morta davvero, non a teatro.
  • Vecchio dramma umano: la realtà che compete con la finzione e la supera. C’è una vasta letteratura. Ora non ricordo più un accidente, ma ho letto diversa robetta sull’argomento, a suo tempo.
  • Sembra che non t’interessi proprio niente che sia morta Adelina
  • Dovrebbe? Siamo mortali e fragili, lo sappiamo fin dalla nascita. Oggi a me domani a te… che ti devo dire? Ma poi, chi sarebbe questa Adelina?
  • Vi conoscete da tutta la vita, è stata anche tua compagna di scuola
  • sei sicuro? E mi piaceva molto, anche?
  • moltissimo
  • e perché non l’ho sposata, allora?
  • non hai fatto in tempo
  • cosa è successo per impedirmelo?
  • te l’ho detto: è morta.
  • allora non c’è più niente da fare
  • Eh no! cala la tela…
  • Da capo? Quando cominci un discorso, non ti scoraggia niente e nessuno; non hai niente di sacro al mondo, neanche la morte.

Dolce e chiara era la notte e senza vento

sab. 12 luglio 2003

“Dio benedica la vostra mano” per avere generosamente lasciato noi estranei, divisi da una strada e da un piccolo giardino, partecipare ad ogni momento della vostra festa. E’ vero che non si trattava di un evento formale ed elegante, ma piuttosto di un informalissimo baccano all’aria aperta, festosamente sgangherato e scomposto, ma ciò non toglie che sia stato generoso lasciare che ogni singola parola, ogni risata, potesse essere distintamente percepita dal nostro letto, senza alcuno sforzo di attenzione da parte nostra.

Molti altri avrebbero ritenuto di dovere tenere le voci basse per evitare di diffondere all’intero vicinato discorsi, risate e commenti, ma non voi, benedetta sia la vostra mano sulla chitarra e la vostra voce mentre canta le osterie.

Buona fortuna! La festa non si è protratta oltre le due della notte e se non fosse stato per la presenza ininterrotta di zanzarine giustamente assetate, benedetto sia il loro pungiglione affilato, avremmo rischiato di addormentarci prima che la civetta giungesse da lontano ad annunciare l’imminenza dell’aurora con il suo canto benaugurale.
Dolce e chiara era la notte e senza vento.

Buoni e cattivi, tutti pitturati sullo stesso muro

dom. 13 luglio 2003

  • Ma tu li chiami krafen o proprio Krapfen?
  • io dico crafen, ma sta attento, col c come la crema che c‘è dentro
  • e se c’è una marmellata austroungarica?
  • uguale, non sono mica razzista; sempre tale e quale anche con la crema scura alla cioccolata
  • e con la nutella?
  • Quelli no, non li ho mai pronunciati: non mi piacciono; non so perché
  • Ci scommetto che però la nutella sul pane ti piace
  • Indovinato, è come con i ciccioli nei croissant salati
  • Mai sentiti
  • Be’ provali, vedrai che non ti piacciono. Gli antichi romani, che la sapevano lunga, dicevano :”Il troppo stroppia”
  • E’ vero, buono su buono non va bene: è troppo
  • Anche in fisica se tenti di mettere insieme due poli positivi, che è come dire buono su buono, si respingono
  • Cane non mangia cane, si è sempre saputo
  • Invece cani e gatti si azzuffano che è una bellezza, basta che non siano nati insieme dalla stessa madre
  • Ah, li ho visti anche io: il gattino che si acciambellava a dormire fra le zampe e la pancia pelosa di un collie
  • Specialmente d’inverno
  • Sì, proprio, perché hanno un sottopelo foltissimo che li tiene caldi come se avessero una pelliccia
  • Ed è anche impermeabile, come la lana delle pecore
  • Tale e quale, c’è da dire, però, che sono cani da pastore, quindi non fa meraviglia
  • Invece nei cani da caccia conta il naso, possono avere il mantello che vogliono, come i cavalli
  • Giusto, però hanno un olfatto lunghissimo, certi segugi arrivano quasi ad una spanna
  • Cosa faranno adesso che non possono più andare alla cacci alla volpe neanche in Inghilterra?
  • In America li adoperano per inseguire gli evasi e di quelli ce n’è sempre e la caccia è ancora permessa
  • Perché, vuoi dire che ne fanno scappare una coppia ogni tanto per organizzare una battuta?
  • Se trovano qualcuno che gentilmente si presta
  • Ma ci sono delle regole come nella caccia alla volpe o è una faccenda trucida senza neanche un minimo…
  • Quello dipende dagli Stati: ciascuno è una repubblica e si fa le sue norme, liberi poi di rispettarle o no, secondo i casi.
  • In questo è come da noi: tutto il mondo è paese
  • Giusto: mors tua vita mea e a chi tocca, tocca
  • E’ la regola del giudizio universale: alla fine, buoni e cattivi tutti pitturati sullo stesso muro .

buoni qui, cattivi la'

Il giudizio universale di Michelangelo nella cappella sistina a Roma

A dispetto delle apparenze

dom. 13 luglio 2003