Il trattorino

Che sia bianco o blu, giallo verde o rosso
vorrei un trattore ma che sia bello grosso
New Holland John Deer Same o Landini
un bel trattore vero ma da bambini
Senza motore ma con pedali robusti
per andare sul prato e in mezzo agli arbusti
Davanti una ruspa dentata per trasportare
tanti giochi e attrezzi fin che mi pare
dietro un carro a due ruote bello grande
stracolmo di pigne di noci e di ghiande
Tre giri della casa e uno in giardino
i gatti scappano e abbaia il cagnolino
Ma cosa sarà mai questo grande rumore?
Scappate gente: arriva il bimbo sul suo trattore

La bella figurina

Una bella figurina colorata era scappata
da una pagina nuova mai prima sfogliata
per vedere quel mondo perfetto
di cui aveva soltanto letto
La sua natura bidimensionale
la fece scivolare in mezzo a un giornale
ma in quattro e quattr’otto saltò fuori
da quel triste grigiume senza colori
Per prima cosa voleva viaggiare
scalare i monti tuffarsi in mare
guardare in faccia un leone feroce
scendere un fiume dalla sorgente alla foce
nuotare insieme con i pinguini
giocare a palla con i bambini
volare sopra un bell’aeroplano
oltre i confini lontano lontano
guidare una nera locomotiva sbuffante
salire sul dorso di un grosso elefante
guardare dallo spazio il nostro mondo
per verificare se è proprio tondo
e quando alla fine fosse troppo stanca
sdraiarsi in mezzo a una pagina bianca

Se piove sul bagnato

Se proprio piove sul bagnato
preferisco non segare il prato
Meglio di me fa invece il somarello
sia che piova a dirotto o faccia bello
E’ un tipo placido docile e gentile
che funziona bene anche senza pile
gli basta un po’ di erba da brucare
e lui continua sempre a funzionare
Comincia la mattina e continua fino a sera
e finché c’è erba lui non si dispera
solo dopo che il sole è tramontato
si accuccia in un angolo e dorme sul prato

somarello

Fila filastrocca

Sulla destra il ponte sul Reno ora abbandonato e in rovina (SP 16  fra Padulle e Castello d’Argile BO)

Fila filastrocca né lunga né corta
se mi dai una fetta della tua torta
la mangerò con forchetta e coltello
e se è troppo dura userò lo scalpello
poi farò un giro in bicicletta
perché a casa nessuno mi aspetta
farò i tre giri del campanile
poi mi tufferò in mezzo al fienile
se troverò un ago nel pagliaio
lo porterò subito al calzolaio
che mi cucia le scarpe su misura
morbide sopra e la suola dura
poi camminerò fin sopra al ponte
e guarderò intorno fino all’orizzonte
e aspetterò il treno passare
che segna l’ora di tornare
Buona la tua torta di albicocca
non troppo cruda non troppo cotta
se un giorno verrai a casa mia
berremo insieme la malvasia
che tutte le pene porta via

Fiera di Santa Lucia

Rincasando a piedi oggi pomeriggio per una delle mie piste abituali, mi sono accorto, con una certa sorpresa, che sotto il portico dei Servi avevano già allestito la fiera di Santa Lucia. Ogni anno mi pare che anticipino un poco l’apertura della fiera e gli addobbi alle strade del centro di Bologna per il cosiddetto Natale, benché la notte di Santa Lucia, invece, rimanga stabilmente fissa il giorno 13 dicembre, come quando ero bambino. Il calendario non lo hanno ancora cambiato e neppure la lunghezza della notte “più lunga che ci sia “. Così almeno diceva il detto popolare che faceva coincidere, sbagliando, il solstizio d’inverno con la notte del 13 dicembre, appunto quella di Santa Lucia.
Nel paese dei miei nonni e bisnonni, dove trascorrevo i periodi liberi dalla scuola e dove trascorsi parte dell’infanzia, i bambini ricevevano i doni proprio nel giorno di Santa Lucia, mentre la Befana o Babbo Natale non erano diventati ancora molto popolari da noi.
In quei giorni post bellici e preconsumistici, ai bambini venivano regalati soltanto dei dolcetti, niente di più. A me piacevano molto le piccole pecorine di zucchero, dure come i confetti, da sgranocchiare con qualche dispiacere, perché erano molto belle e mangiarle, ovviamente, le avrebbe distrutte.E’ ormai da un pezzo che non ne vedo più sui banchi di dolciumi e salatumi, benché spazino dai krapfen sudtirolesi agli arancini di riso siciliani, come ho potuto constatare anche oggi. Quasi desaparecidos sono anche i croccanti di mandorle, un tempo molto popolari, sostituiti da quelli più modesti fatti di noccioline americane. Stessa sorte mi pare sia capitata allo zucchero filato. Indagherò sulla scomparsa delle pecorine di zucchero, ma, in compenso, ho potuto notare una ripresa di popolarità delle statuine di terra cotta o di cartapesta che mi pare abbiano quasi riconquistato il giusto peso in una fiera che, originariamente, esibiva la migliore produzione locale di personaggi destinati a popolare i presepi.

Oggi non ho visto le similwings o le creature angelico-spaziali che erano comparse lo scorso anno. Meno male.
Un tempo, i pastori, con o senza un agnellino al collo, ed un piccolo gregge di pecore a corredo erano senza dubbio i più diffusi, ma non mancavano gli arrotini con una mola a pedale, i falegnami, i pifferai, i ciabattini le donne con un’anfora in braccio o sulla testa e, molto rare, le mistocchinaie: un omaggio alla cultura del nostro Appennino che nelle castagne e nella loro farina aveva, per secoli, cercato una importante fonte di sopravvivenza.
Nel dopoguerra, le statuine esposte alla fiera di Santa Lucia, venivano proprio dalla montagna bolognese. I pastori di cartapesta sono sopravvissuti alla modernità che avanza, ma delle mistocchinaie, neppure l’ombra, naturalmente. Del resto, non credo che i giovani padri che aiutano i figli a costruire il presepe conoscano le mistocchine di farina di castagne, né tanto meno, le povere donne infagottate che le preparavano in un angolino sotto i portici.
Come novità, mi pare che siano apparsi dei piccoli presepi essenziali: una piccola capanna con i cinque personaggi di base, modellati in un solo blocco di creta, già pronti da appoggiare frettolosamente su di una mensola in un piccolo appartamento di città. Questi prêt à porter, a quanto ne so, fanno parte della tradizione di paesi lontani come il Perù, ma la loro praticità potrebbe decretarne il successo anche da noi.
Vedremo.
Ho scattato qualche foto a corredo di questa chiacchieratina. Clicca qui per vederle.

Citofono

Mi piaci da matti sei fenomenale
scusa se te lo dico in modo brutale
Avrei voluto farti una serenata
ma al dodicesimo piano non sarebbe arrivata
Resto qui sotto. Sono la statua congelata


Museo “Centrale Montemartini” – Roma

La pizza

La pizza è un pugno di pasta di grano
bella tonda e schiacciata a mano
condita a piacere con saporosi ingredienti
e cotta in un forno di braci ardenti
E’ un cibo semplice festoso e sano

Il microonde

 

Ostili al microonde e alla sua diffusione
restano soltanto ignoranza e superstizione
Senza brace né fiamma, acqua o vapori
cuoce nel rispetto di profumi e sapori
senza provocare fumo o cattivi odori

Il termosifone

Sull’indubbio fascino del caminetto
molto è stato scritto troppo detto
mentre manca un’ode al termosifone
il vero amico nella brutta stagione
quasi che i poeti lo avessero a dispetto

camino
Camino della trattoria di Serna vicino a Faenza