“Chi non fuma nella pipa non capisce la canzon”

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lun. 25 agosto 2003

“Meglio affidare i bambini all’ asilo nido o alla baby sitter piuttosto che a nonni, parenti o amici.” E’ quanto emerge da uno studio inglese. Intitolato Working Mums, lo studio finanziato dal ministero dell’ istruzione ha evidenziato che i piccoli che nei primi mesi di vita crescono con i nonni imparano più tardi a leggere, scrivere e parlare. Questa eventualità, invece, non si verifica quando i bimbi sono affidati alle cure di apposite strutture professionali o di tate “con esperienza.”

Questa notizia che leggo su “Il nuovo” non mi sorprende. Che i nonni siano meno professionali degli operatori di scuole materne, se bravi, dovrebbe essere scontato. Il punto, forse, è valutare che peso abbia nello sviluppo equilibrato di un bambino, nella sua serenità quotidiana, l’acquisizione precoce di abilità di tipo scolastico come il leggere o lo scrivere o perfino il parlare. Non è mia intenzione difendere gli animalini affettuosi, i cuccioli_della_nonna, che balbettano frasi elementari fra plausi e complimenti sperticati dei famigliari, come se avessero dimostrato un’intelligenza mostruosa perchè si sbrodolano meno del solito, mentre i loro coetanei nelle scuole materne, adoperando con abilità giochi intelligenti sotto la guida di brave maestre, sviluppano precocemente abilità psicomotorie che faciliteranno i loro successi scolastici con probabili, anche se indimostrabili, riflessi sul loro futuro di adulti.
Senza tessere l’elogio dell’asino felice, sarebbe interessante promuovere inchieste che riuscissero a quantificare anche quanto di buono un’educazione affettuosa e rassicurante “fatta in casa” può aver offerto a chi ha avuto la fortuna di frequentare nonni affettuosi e disponibili, non necessariamente ignoranti.

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