Calendule grecule

5
(1)

  • Vado e torno.
  • Bada che l’ha detto anche Giulio Cesare, poi s’è beccato una coltellata nella pancia.
  • Sì, ma adesso hanno abolito le idi di marzo.
  • Oramai non c’è più festa che resita. Vogliono abolire anche il sette novembre in Russia.
  • Troppo freddo. Le feste andrebbero celebrate in posti caldi, ti sembra?
  • E se vengono bene, vanno ripetute.
  • Anche il Natale?
  • Quello no, non mi piace, ma il primo maggio si potrebbe farlo anche due o tre volte all’anno.
  • Perché, ti disturbano le feste religiose?
  • No, no, a me no. Se ti dico che lo farei anche tre volte all’anno.
  • Ma il primo maggio non è mica religioso.
  • Infatti, anche secondo me, poi danno le primule alle mamme. E’ gentile, più che religioso.
  • Bello. Sono mimose, però. Mi è sempre piaciuto il loro colore, bello giallo, ma preferisco il profumo viola del glicine…
  • …e quello bianco del gelsomino, ma quello dei gigli, invece, mi da fastidio, anche se è proprio bianco: mi puzza troppo di cimitero.
  • Eh, caro mio… Per fare un albero ci vuole un fiore, c’è anche una canzone.
  • La ricordo. Bellina. E’ tutta una tiritera, come quell’altra degli elefanti appesi a un filo di ragnatela
  • Sai che non ho mai capito perchè ai bambini insegnino tante stranezze. Dev’essere una questione di psicologia.
  • Quella sì che è una scienza coi baffi. Bisognerbbe insegnarla a tutti, come le tabelline, che però restano sempre il massimo.
  • L’hai detto, sono intramontabili. Quando uno sa quelle è a posto dovunque vada, perché le moltiplicazioni sono uguali in tutto il modo.
  • Verissimo: tutto il mondo è paese. C’è chi mangia con i bacchetti, chi con il cucchiaio, chi con le mani, scusa la parola…
  • … non ti devi vergognare: sono un dono di dio, come gli uccellini, il mare, il cielo…
  • Sei proprio un poeta. Ti vengono così, a te. Un altro dovrebbe strologare giorno e notte.
  • Sei gentile, ma ti giuro che quando mi passano per la testa questi pensieri, io non ci penso neanche.
  • E io cosa ho detto? Sei un poeta nato e sputato, nel senso buono, si capisce.

Nell’immagine, una festosa celebrazione del Primo Maggio in piazza Maggiore a Bologna

Valuta questo testo

Risultato

Non ci sono ancora valutazioni