Avvistato nel megastore un porcospino grande come un paiolo

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dom. 16 novembre 2003Nello spingere la porta d’uscita, eravamo contenti come quando, da bambini, ci riusciva di toccare la tana, giocando a nascondino (cucù, dalle mie parti).
Soltanto allora, rinfrancati dalla nebbia pungente, abbiamo trovato, proprio accanto alla porta, l’oggetto simbolico adeguato alla circostanza: un mega portacenere, largo quanto un paiolo che sembrava un porcospino, ispido di cicche spente nella sabbia.

Ormai ce l’avevamo fatta, non restava che ricuperare l’auto con tecniche trigonometriche e baldanza podistica nello sterminato parcheggio pieno come un panettone e guadagnare un’uscita purché maggiore di zero che c’incanalasse, in fila indiana, verso la salvezza.
La libreria a parete che cercavamo l’avevamo vista e ordinata (quasi), benché io sostenga sempre che in questi megastore c’è proprio tutto, eccetto quello che ti serve.

Dentro alla sportina, perché la nostra brava sportina d’ordinanza l’avevamo anche noi, c’era un nuovo bulbo per la doccia in una confezione a prova di scasso e un indispensabile filo da cento lucette di Natale, che ci erano serviti per acquisire il diritto a fare la fila alle casse: procedura indispensabile per poter evadere dal gabbione e tornare all’aria aperta.

Ecco l’immagine digitale riassuntiva dell’evento, ripresa con la mia Sony P1, sempre acquattata in tasca in attesa di eventi millenari da trasmettere alla storia.

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