Un paguro verde

di  Alessandro C. Candeli  e Anna Chiarini

"Neanche un mobile al posto giusto. Un tornado. Sembrava ci fosse passato un tornado dentro a quella stanza. Come se questo Tanaka fosse impazzito o avesse visto un fantasma. Prima di accasciarsi sui bottoni della consolle di servizio, verde come un'iguana, e fare scattare l'allarme generale ha buttato per aria tutto. E siamo sicuri che non e' entrato nessuno, bada. La porta era ancora bloccata e il contatore d'impulsi d'apertura era a zero. Di solito non controlliamo quante volte un cliente esce o entra o chi fa entrare. Pagamento anticipato e poche domande. Lo sai come funziona da noi al Saint James... ma in questi casi..."
"Ha fatto in fretta a crepare. Credo che la tua iguana sia il tizio sbarcato ieri sera da un cargo proveniente dall' isola. Aveva l'aria di un paguro che cerca una conchiglia nuova. L'altra gli deve essere diventata stretta in fretta. Ha pagato con un cip bancario robusto: un Omnigolden a copertura illimitata. Con un credito così non si viaggia su una lumaca puzzolente se non per sfuggire a gente con occhi e orecchie in ogni angolo."
"Una zaibatsu?"
"Hanno ammazzato il giappo con l'ultra-slim?"
"Di che cavolo parli, Bob"
"Il tizio che hai spedito al Saint James ieri sera. Ero seduto qui, come adesso. Ti ha fatto impressione l'Omnigolden, ma non hai notato la consolle che teneva stretta. Non l'hai mai lasciata un attimo."
"La valigetta?"
"O.K., la valigetta. Era un guscio di carbonio e titanio, la tua "valigetta". Quello con cui fanno gli esoscheletri. E se lo vuoi sapere, dentro c'ero uno Stradivari della rete. Mi ci gioco le palle. Ce ne saranno un centinaio al massimo, e tutte in mano alle zaibatsu, che io sappia. Mai vista prima in un bar in mano a un tizio nudo, dico senza guardie del corpo e tutto l'armamentario che si muove intorno a un gioiello del genere."
"Lo sappiamo che sei un cow-boy della rete, ma non ti sembra..."
"Io non sono più nessuno, ormai, ma ti garantisco che quel tizio doveva essere un mago, se non era un matto che aveva fregato un pezzo praticamente introvabile e invendibile perfino nel giro più stretto degli ICE-crackers di Grenada. L'ultra-slim era sua personale, e lui sapeva cosa farsene."
"Beh?"
"Insomma e' uno di quelli che passano più tempo in forma virtuale nella rete che con la loro pellaccia gialla in posti puzzolenti come il tuo bar."
"Ah, di quelli. Non ho perso un gran cliente allora."
"Ehi cow-boy, tu che te ne intendi, allora l'hanno fatto fuori con il suo eroscheletro, la valigia di plastica, insomma. Uno che gli voleva bene gli ha fritto il cervello tramite rete e lui ha cominciato a sbattere qua e la come in una cabina a gravità zero, bucata da un meteorite. La vedi così tu, cowboy?"
"Conosco una che ti saprebbe rispondere e ti darebbe anche abbastanza becchime per farti di birra o di sintex tutte le notti per dieci anni, se ci mettiamo d'accordo. Bada che e' il tipo che dovresti pagare lo stipendio di un mese solo per poterla guardare e cento volte tanto perche' non ti guardi storto lei."
"Una di quelle tigri biopotenziate con artigli retrattili, riflessi ultrarapidi, che vedono nel buio e ti segano la carotide prima che tu abbia finito di guardare che bel culo portano a spasso dentro la tuta isomorfica e..."
"... e tanti "buoni benzina" per calmarti sete, fame e soprattutto memoria fin che campi, se le lasci innestare per un'oretta la super-slim di Tanaka dietro l'orecchio"
"Ah, perche' anche lei ha la presa per attaccare il computer direttamente al cervello, come Tanaka?"
"Naturalmente, e noi mi meraviglierei se riuscisse a mettersi in contatto con lui innestandosi la sua consolle e con qualche piccolo trucco che noi dell'ambiente..."
"Col morto?"
"Non proprio. La sua carcassa gialla, da quanto mi dici, l'hanno sistemata, ma mi meraviglierei che un geniaccio come Tanaka non avesse clonato la sua personalità in rete, memoria compresa. Quella ci vuole più tempo a scovarla e ad azzerarla. Naturalmente e' possibile che lo abbiano già fatto quelli che gli davano la caccia, ma senza la sua consolle da spremere e qualche altra informazioncina sul suo ICE che la mia, la "nostra" cliente ha, beh, e' dura anche per..."
"O.K. m'hai convinto. E dove sarebbe questo angelo?"
"Te la porto io a domicilio. Tu bada a mettere fuori combattimento per tre minuti il sistema d'allarme della tua topaia e a lasciare aperto lo sportello del montacarichi fra un'ora esatta. Poi ripeti la magia un'ora dopo in modo che possiamo uscire indisturbati. Porte aperte, bocca chiusa e non farti vedere prima di stasera, qui. Capito?"
"Capito, ma come..."
"Fra un'ora all'albergo, e stasera qui per riscuotere. Meno ne sai, più rischi di campare"
Quando Irina , incaricata di portare in salvo Tanaka in fuga dall'isola e ricuperare le sue preziose informazioni aveva incontrato il suo alias in rete - un ironico cavernicolo con clava - sapeva bene della difficoltà di tenerlo in vita. Non era la free-lance più pagata per questo tipo d'incarichi senza motivo. Nessuna delle zaibatsu, più corrotte e potenti dei vecchi stati e come loro in perpetua guerra, aveva potuto comprarla. Accettava solo incarichi temporanei da chiunque soddisfacesse le sue condizioni onerose. Poi spariva. L'agglomerato era la sua tana, ma nessuno sapeva fornire delle coordinate più precise delle duecento miglia quadrate che il termine sottintendeva. Il suo alias olografico in rete era una bionda bellissima, dai lineamenti regolari e minuti, come dovevano essere le modelle russe prima della grande fusione razziale dei sopravvissuti al diluvio nucleare. Durante le missioni assumeva l'aspetto che la sua intrinseca plasticità molecolare e il lungo mestiere le suggerivano. Quando Bob la vide in attesa sotto il lampione fra il baccano degli hovercraft magnetodinamici, identica alla sua olgrafia rimase interdetto come se avesse incontrato per strada un fantasma in persona.
"Sembri gocciolata fuori dalla rete. Una visione in carne ed ossa. Cosa ti ha preso? Non ti avevo mai vista in tenuta da fata fine-millenio."
"Avevo bisogno di tenermi su stamattina, ce lo siamo fatti ammazzare. Speriamo almeno di ricuperare la sua memoria e qualche indizio sul suo assassino."
"Valeva molto Tanaka da vivo?"
"Di più, molto di più. Hai la chiave magnetica per la sua bara al Saint James ?"
"Di più, molto di più. Abbiamo l'accesso libero per un'ora intera fra quattordici minuti e l'ultra-slim di Tanaka tutta per te. Andiamo?"
In attesa di disposizioni, nessuno aveva potuto o voluto muovere nulla tranne il cadavere infilato in una criocapsula in lega da due soldi, chiaramente riciclata e con l'oblò graffiato. L'ultra-slim giaceva abbandonato sulla spugna sdrucita del letto con i conettori temporali a penzoloni. Non sembrava danneggiato. L'assenza di monitor, tastiera e puntatori ottici dissimulava la sua natura di supercomputer dell'ultima generazione. Poteva sembrare una banale consolle per ologames. Mentre Irina infilava i terminali della consolle nella sua presa temporale dietro l'orecchio e partiva per il suo viaggio alla ricerca dell'alias del morto, con la stessa naturalezza e avidità di un drogato alle prese con la sua dose quotidiana di sintex, Bob cercava fra le macerie un segno, una traccia lasciata da Tanaka che spiegasse la sua lotta mortale. Sembrava avesse ingaggiato un duello con un fantasma materializzatosi dalla rete e sparito nella realtà virtuale senza lasciare altra traccia che il cadavere di uno dei massimi progettisti di ICE. Le macchie stinte sul laminato ormai poroso delle pareti e sulla moquette erano le stesse di tutte le topaie di quel genere. Il forte sentore di vomito stantio e di disinfettante testimoniava una lunga storia di sbornie solitarie con alcolici sintetici a basso prezzo più che la presenza di liquidi o gas mortali. Nessuna macchia recente di sangue o di liquidi organici oltre le abituali chiazze malamente smacchiate sul vecchio materasso di spugna. Nessuna traccia di alcolici o delle droghe più comuni.
"L'ho trovato, non mi aspettavo niente di meno da uno come lui. Prima che lo vampirizzino quelli dell'isola lo trasferirò sulla memoria da 64 terabyte che mi ero portata per ogni evenienza poi lo vaporizzeremo via dalla rete. Un bel cristallo nuovo di zecca tutto per te Tanaka, sei contento?"
Con disinvoltura estrasse la memoria dalla sua tuta e la infilò nella presa frontale sopra l'occhio destro. Il lucente chiodo sparì risucchiato nella testa di Irina pronto ad accogliere la personalità, la memoria, la sapienza, insomma tutto quello che era stato il grande Tanaka in vita, eccetto il suo trascurabile corpo. "Ti stai preparando alla "trasmigrazione dell'anima" di Tanaka dentro di te?"
"Sì, impiegherò' una dozzina di minuti: "anima" grande, prevedo. Se sarò viva alla fine, fammi qualche domanda di controllo poi chiedimi cosa e' successo da quando ieri sera mi sono chiuso in questa camera così ricostruiremo questa maledetta faccenda e sapremo chi ringraziare."
"E se invece... insomma se succedesse qualcosa durante..."
"Arraffa la consolle, prendi il mio chip bancario, estrai la memoria dalla mia testa e lasciami qui. Ricava quello che puoi dal tutto e sparisci. Se sei svelto diventerai ricco, ma ali ai piedi e arrivederci in rete. Cos'e' quella faccia? Guarda che non ho fretta di entrare in una criocapsula; mi e' costato un sacco tutto 'sto armamentario che mi sono fatta innestare. A proposito, lasciami addosso gli occhi Zeiss, però. Non fare il porco. Non mi va che mi trovino con due buchi vuoti in mezzo alla faccia, come un barbone qualsiasi."
"Per chi mi prendi? Tieni gli occhi aperti piuttosto. Vali di più viva che morta."
"O.K. Quando avrò assunto Tanaka attacca con le domande. Vai al sodo e tieni d'occhio l'orologio. Dovremmo farcela entro l'ora."
Lo stato di trance si protrasse per più di un un quarto d'ora: anima ingombrante in quello scarafaggino. Irina staccò con fatica gli elettrodi e si lasciò scivolare esausta sul letto.
"Sei pronta allo switch su Tanaka? Ci resta un quarto d'ora."
"Vai. Qualche domanda facile, per cominciare."
"Come ti chiami, Tanaka?"
"Yoshiro"
"Che mestiere fai, Yoshiro?"
"Progettista di ICE"
"Quando sei arrivato qui?"
"Ieri notte"
"Da dove venivi?"
"Dall'isola. Sono sbarcato da un cargo"
"Chi e' entrato qui? Hai aperto a qualcuno?"
"Nessuno. Due tizi hanno insistito, ma li ho lasciati fuori"
"Li hai visti in faccia? Li hai riconosciuti?"
"Li ho visti, ma non so chi erano. Li ho lasciati fuori per prudenza"
"Non è bastato, sembra. Cerca di focalizzare la memoria sullo loro faccia."
"Li rivedo benissimo, ma non li conosco"
"Irina, riesci a sdoppiarti? Neanche tu li conosci?"
"Ehi, vacci piano. Non so bene come funzionino gl'innesti totali di memoria. Non vorrei trovarmi con un groviglio inestricabile di personalità."
"Come vuoi che funzionino? Quando dico Irina, rispondi tu, se invece dico Yoshiro.."
"Ah, così. Grazie tante della dotta spiegazione..."
"Beh, allora? Li consci o no?"
"Uno è Bresson, lavora per la zaibatsu dell'isola da qualche tempo. L'altro non so."
"Basta e avanza. Conosciamo esecutore e mandante."
"Yoshiro, ascoltami. I due tizi..."
"Quali tizi?"
"Ascoltami Yoshiro. Concentrati su ieri notte. Due tizi volevano entrare da questa porta, ma tu non hai aperto. Cosa volevano, lo sai?"
"Che io tornassi sull'isola. Per avere in esclusiva il mio nuovo algoritmo di decriptazione accettavano tutte le mie condizioni eccetto una e mi offrivano un credito illimitato a vita e totale libertà d'azione sull'isola. Sarei diventato l'ergastolano più ricco della galassia."
"Ma a te i soldi fanno schifo, eh Yoshiro?"
"Sono già ricchissimo. La mia sola ambizione e speranza di salvezza è di rendere pubblico il mio sistema. Capisci che colpo: si potrebbero dirottare i migliori cervelli dalle misure e contromisure di spionaggio sulla ricerca aperta e collaborativa..."
"Fantastico, e tutti si amerebbero e vivrebbero in pace. E, invece, come ti hanno congelato le speranze?"
"Con un primitivo ortottero kamikaze caricato a curaro sintetico infilato sotto la porta... e pensare che li costruirono per sterminare le locuste mutanti alla fine dello scorso millenio. Volano come demoni quei giocattoli."

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