I colossi di Memnone, ovvero “Le pietre che cantano”

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I colossi di Memnone, ovvero “Le pietre che cantano”

Le due statue (m.16,60 + 2,30 di piedistallo) fiancheggiavano l'ingresso del tempio funerario di Amenofi III, oggi quasi completamente scomparso. Rappresentano entrambi il re seduto, con ai lati, di proporzioni ben più piccole, due donne, la madre Mutemuia e la "grande sposa" Teie.
Memnone è un personaggio omerico; figlio dell'Aurora, re etiope, accorse in aiuto di Troia e perì sotto le sue mura per mano di Achille. Nell'immaginazione dei visitatori di età classica, l'eroe, raffigurato nella statua spezzata, all’alba salutava la madre con quel suono "come di corde di cetra che si spezzassero”. La cosa risale al 27 a.C., quando in uno dei due colossi si determinò, per un terremoto, una fenditura. Nel 120 d.C. visitò il sito anche l'imperatore Adriano, accompagnato dalla moglie Sabina e dalla poetessa Julia Balbilla, di cui sono rimasti incisi sulle gambe dei colossi quattro epigrammi.

Vedi anche: http://www.geocities.com/Athens/Oracle/4168/sites/memnone.htm