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Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 30 maggio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
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Nell'immagine: portale dei Santi Vitale e Agricola a Bologna
Fare poche domande e accontentarsi di pochissime risposte e per il resto, arrangiarsi. Era l'età del fil di ferro e dello spago, prima dell'avvento del polietilene, dello scothc, dell'attack. Un film rappresentativo? "Ladri di biciclette". Per imparare non si frequentavano corsi, si guardava uno più grande o più esperto e si cercava d'imitarlo. Se c'era confidenza, si poteva chiedere qualche consiglio, ma senza esagerare. Seguendo questo metodo s'imparava a parlare, a camminare e a correre, a nuotare, ad andare in bici, in moto e in macchina, a mangiare, a fare l'amore, a giocare a carte, a scacchi, a biliardo, a cucire e aricamare e tutti i mestieri. S'imparava a campare, insomma. La scuola, come luogo ufficiale dove s'imparava da maestri patentati per mezzo dei libri, era importante, più importante di oggi, ma aveva un raggio d'azione limitato e chiaro: leggere, scrivere e far di conto in modo sempre più raffinato con il procedere degli studi. Nessun genitore si sarebbe mai sognato di pretendere che ai suoi figli venissero impartite lezioni sull'educazione stradale, sessuale, civica, tecnologica... poi è cominciata l'era dei corsi, ed è cominciato il declino dell'insegnamento di base. Ch'insegna ai ragazzi "l'educazione-e-basta", oggi? Accanto alla scuola, legata sempre alla tecnologia deformante del libro di testo, che allargava il suo raggio d'azione, mentre perdeva prestigio ed una chiara connotazione, sono sorte le scuole guida, di nuoto, di sci, di judo, di ballo e di moltissime discipline o subdiscipline più o meno esotiche o cervellotiche: tango; salsa y merengue; l'acquagym... Con il pretesto di recuperare alla scuola le attività extra-scolastiche e rincorrere "il nuovo che avanza" sono stati introdotti nelle scuole corsi per gl'insegnanti, dapprima con il più effimero orizzonte di "aggiornamento", poi con quello più stabile di formazione in servizio con l'opzione implicita di trasformarsi in formazione permanente. Tutto si può insegnare, anche a divertirsi. Il sottoprodotto più eclatante di questo atteggiamento sono gli animatori da villaggio di vacanze che, con ritmi soffocanti, insegnano "a divertirsi" ai poveri disgraziati che si lasciano trascinare passivamente in attività demenziali, dall'alba a notte fonda. Il riflesso condizionato derivato da questo nuovo costume è l'attesa o addirittura la pretesa di ottenere corsi su qualsiasi argomento: dal ludico al professionale, ma che siano rapidi e, soprattutto, semplici. Imparare in fretta e senza fatica, questa è la generale pretesa. Nessun truffatore è ancora riuscito a vendere la bacchetta magica, ma ci si è avvicinati abbastanza con i corsi registrati su nastro da ascoltare durante il sonno. Con lo slogan: "imparate le lingue mentre dormite" c'è stato chi si è arricchito, quando tutti sanno che da secoli i ragazzi che dormono a scuola non imparano un accidente. L'apprendistato lungo e faticoso a cui si sono sottoposti Michelangelo e Leonardo è fuori moda. Meglio l'e-learning che consente comode presenze virtuali, accompagnate da autentiche assenze reali. In mancanza di un istantaneo trasferimento subliminale di conoscenze e competenze, come quello a cui si sottopone la protagonista femminile del film "Matrix" per imparare a pilotare istantaneamente un elicottero, "... non ci sarebbe un corsetto, ma che sia facile, molto facile, mi raccomando."
Vedi l'articolo in: http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/2003/giugno/17/gene_nottambuli.html
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) sab 17 maggio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Nell'immagine: Pampas nostranas (Gran Sasso)
Disse che gli avrebbe tarpato le ali, al momento buono. Testuale. Difficile dire se m'incuriosisse di più sapere il "come" o il "quando", perché l'indicazione temporale "al momento buono" sarebbe sembrata vaga anche ad un messicano durante la siesta. Ma, anche accettato il fatto che il momento buono si sarebbe rivelato miracolisticamente con strabiliante e inoppugnabile evidenza a tutti noi donne e uomini privi di fede, restava da capire come avrebbe fatto. Anche se non si sarebbe trattato, presumibilmente, di un incontro di box, va precisato che la tarpatrice apparteneva ai pesi allodola, mentre il tarpando andava collocato fra i pesi rinoceronte e quelli ippopotamo. Volendo descriverlo con benevolenza, era un maestoso gatto di piombo guercio, sopravvissuto a mille battaglie, che non aveva mai sentito il bisogno di sollevare la sua flaccida mole di un millimetro dal fango fertile sul quale aveva saputo muoversi con straordinaria abilità: ordinario, preside di facoltà, fondatore di università, benchè semianalfabeta. Questo, in estrema sintesi, il suo cursus honorum. Sul piano politico, aveva dimostrato una prontezza nello sfruttare a suo vantaggio anche le brezze instabili più impalpabili e ballerine da surclassare qualsiasi scafo da regata. In più, non aveva alcun pudore nell'esibire se stesso per quello che era: un arrivista ignorante in buona salute. Donde avrebbe cominciato, al momento buono, a becchettarne le ali di piombo l'impavida tarpatrice?
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven 16 maggio 2003 Invia un commento all'autore "Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Questa mattina sono andato a votare. Credo che sia la prima volta in vita mia che utilizzo il lunedi'. La scuola, semibuia per creare l'illusione del fresco attraverso una penombra artificiale, sembrava vuota. S'intravvedeva solo un'ombra di bidello virtuale, seduta ad un tavolo lontano in fondo all'atrio. Sembrava inaccessibile, però, dietro una cortina di vetrate. Imboccato il corridoio indicato chiaramente dai soliti cartelli numerici non ho avuto difficolta' a raggiungere il seggio. Nessun anima in giro, eccetto la squadra di scrutatori. Un grosso ragazzo mancino ha trascritto i miei dati sul registro dei votanti esibendo un notevole impegno, quasi uno sforzo muscolare. Il presidente mi ha consegnato la solita matita copiativa, costruita nell'immediato dopoguerra, e le due schede indicandomi ad alta voce e senza alcuna ironia: "Cabina numero uno" invece di un piu' ragionevole: "Vada dove vuole: e' tutto vuoto." Sbrigata l'incombenza mi sono trattenuto un minuto a chiacchierare per tirarli un po' su di morale. Uno dei tre, senza mai alzare gli occhi in nessuna fase dell'operazione, ha continuato a scrivere a mano, con una matita (non copiativa, spero) uno spartito musicale. La mia presenza non lo ha distolto dalla sua composizione. Meno male.