Back-IndietroLa documentazione in rete: che cosa bolle in pentola

di Alessandro C. Candeli


Perché documentare

In spiccioli, lo scopo della documentazione della innovazione scolastica è lasciare una traccia di esperienze fatte e ritenute positive perché altri, in un altro luogo o in un altro tempo, le conoscano. Pertanto è efficace se riesce a far affiorare il maggior numero di esperienze e a renderle disponibili al maggior numero di interessati a conoscerle, nel modo più semplice e più fedele alla realtà. Purtroppo, conciliare questi due obbiettivi non è facile, come dimostra l'esperienza

II. Perché le reti telematiche

Le reti telematiche sono generalmente ritenute, a ragione, un buon intermediario fra chi fornisce le informazioni e chi le cerca, un po' come le banche fra chi offre denaro da prestare e chi lo chiede. Non a caso le reti telematiche radunano le informazioni in strutture ordinate che vengono chiamate "banche dati".

Ma le banche dati sono utili se sono facilmente raggiungibili senza spostarsi dal proprio tavolo, se offrono materiale interessante e attendibile e se lo rendono accessibile in modo intuitivo ad un utente di normale cultura e capacità. Una persona, cioè, che ha bisogno d'informazioni, ma non è uno specialista della ricerca sulle banche dati: un normale insegnante, per esempio.

Se uno soltanto degli elementi che abbiamo menzionato è gravemente carente l'insuccesso della banca dati, o del suo fornitore, è garantito. Quando uno entra tre volte dal droghiere e non trova neanche lo zucchero è difficile che diventi un cliente affezionato, così come cambierà fornitore se gli tocca di fare dodici scale a piedi e superare qualche trabocchetto alla Indiana Johns per arrivare al negozio.

Se, invece, le condizioni di base ci sono, le reti telematiche sono un veicolo molto economico ed efficace per mettere "in vetrina" le informazioni a patto che siano grandi e aperte all'accesso. Basti pensare che un testo (o un'immagine o un suono) posto in uno soltanto dei punti (server) della rete INTERNET è raggiungibile attraverso la rete telefonica da qualunque altro punto della rete o da qualunque utente abbia un accesso anche temporaneo (una telefonata) ad un punto qualsiasi della rete. E la rete è diffusa in quasi in tutto il mondo, ormai. Una possibilità del genere non è mai stata disponibile nella storia dell'umanità. Sarebbe peccato non approfittarne.

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III Fino a ieri

Tradizionalmente la documentazione destinata ad essere accolta in una "banca dati" su di un computer di una rete (un server) aveva la struttura di una scheda. Non più di carta, ma sempre una scheda. La struttura rigida delle banche dati tradizionali e i metodi di ricerca delle informazioni sviluppati per esse lo imponevano. Il server ospitava la banca dati e tutti gli strumenti per consultarla mentre in periferia, l'utente che effettuava la ricerca disponeva di un terminale "stupido" - poco più di una tastiera e di un monitor - collegati al server via cavo, ad esempio attraverso la rete telefonica. Due erano i corni del problema che si intendevano risolvere attraverso la scheda: dare al documento una forma che fosse facilmente trasportabile sul mezzo elettronico - la banca dati - e permettere una ricerca efficace, cioè che estraesse tutto quello che serviva e niente altro. La struttura a schede era considerata, a ragione, la più idonea ad indirizzare, se non a risolvere, entrambi i problemi. I linguaggio controllato, di cui parleremo oltre, era considerato un validissimo aiuto.

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1. Le schede

Chi desiderava far conoscere la propria esperienza attraverso una banca dati doveva compilare una scheda, dunque. In altre parole doveva collocarne i dati significativi in una struttura predefinita (un record) composta di un numero variabile di voci (campi, in gergo) che si proponevano di assolvere al duplice compito di rispecchiare il più fedelmente possibile il contenuto dell'oggetto e facilitarne in seguito la ricerca e l'estrazione. Nobile intento, come si vede, ma non facile da perseguire vista la varietà dei contenuti e la rigidezza del contenitore.

Normalmente accadeva, infatti, che una realtà multiforme, - come ad esempio le sperimentazioni innovative attuate da gruppi d'insegnanti nella loro scuola - si calasse con difficoltà dentro ai cassetti predisposti da altri per contenere "tutti i tipi" di sperimentazioni. Capitava comunemente che i compilatori delle schede spazientiti dalla complessità della scheda e dalla difficoltà di far emergere la vera natura della loro attività attraverso i frammenti in cui la dovevano spezzare per infilarla dentro ai "campi" della scheda sviluppassero una cattiva opinione degli specialisti che l'avevano predisposta, mentre costoro, dal loro canto loro, lamentavano l'ottusità e la piattezza dei documentatori improvvisati incapaci di una compilazione decente.

Purtroppo avevano ragione entrambi, almeno in parte. Il fatto è che la realtà delle esperienze scolastiche è molto varia, mentre la scheda per documentarle è una sola e, se vuole essere particolareggiata, ricca e precisa, inevitabilmente finisce col chiedere di descrivere con "linguaggio controllato" la forma del becco a chi sta cercando di parlare sensatamente di un bue. Fortunatamente oggi s'intravede una soluzione a questo annoso problema, come vedremo più avanti.

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2. Il linguaggio controllato

Per rendere meno difficile al motore di ricerca (information retrieval) il compito di trovare tutte e solo le schede rispondenti alla ricerca, nel corso del tempo sono stati perfezionati i linguaggi controllati di descrizione del contenuto. Per ottenere lo scopo si è imboccata la strada di ridurre ad un numero limitato e noto di termini la grande varietà lessicale attraverso la quale è possibile descrivere un oggetto. Una specie di potatura dei sinonimi, in poche parole. I tesauri sono il frutto di questa operazione. Li potremmo definire dei repertori lessicali dei termini che un documentatore "ben educato" usa nel compilare una scheda ben fatta. E chiaro che risulta più facile trovare nel mucchio tutte le schede che parlano di cavalli se ci attestiamo su questo termine piuttosto che sbizzarrirci in una varietà di destrieri, ronzini, morelli, bai e pomellati. Sfortunatamente, però, non sempre le cose sono così ovvie e compilare una scheda secondo l'etichetta di corte non è sempre facile, soprattutto se chi lo fa non è un cortigiano di professione.

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IV. Documentazione tradizionale

Da quanto abbiamo accennato sopra risulta chiaro che la documentazione tradizionale si fondava sulla raccolta di schede con una struttura predefinita destinate ad essere compilate secondo le norme di un linguaggio controllato in modo da poterle trasferire direttamente nella struttura della banca dati organizzata, appunto, come una raccolta di schede digitali omogenee. I vantaggi di un tale sistema, in termini di efficacia della ricerca, sono innegabili e derivano principalmente dalla omogeneità dell'oggetto finale, perseguita ed ottenuta con una politica rigorosa e stringente fin dal momento della raccolta dati. Lo svantaggio, altrettanto innegabile, è un appiattimento dei dati raccolti che tendono ad apparire tutti simili fra di loro, oltreché generare una sorta di nausea da scheda che, di fatto, scoraggia l'immissione dei dati o produce una compilazione frettolosa e inaccurata. In altre parole il compilatore subisce malvolentieri la struttura rigida della scheda e finisce coll'uniformarsi alla scatola trascurando il contenuto. Per fortuna, oggi, si può immaginare una soluzione del problema attraverso una metodologia documentale che si fonda sulla struttura ipertestuale, ora adottata come standard de facto sui server WWW (World Wide Web) della rete INTERNET, come vedremo più avanti.

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V. Che cosa sta cambiando

Almeno quattro aspetti:

A. Semina e mietitura

Riguardo al primo punto, ormai è chiaro a tutti che non basta distribuire migliaia di schede chilometriche per ottenere migliaia di risposte utilizzabili. Oggim le scuole sono assillate dalla richiesta di restituire minuziosi questionari che richiederebbero ore di compilazione. Le conseguenze sono note: le schede vengono rifilate all'ultimo arrivato che le compila obtorto collo, senza possedere le informazioni per farlo oculatamente. Anche i più tradizionalisti si sono resi conto che è sterile sprecare una enormità di risorse per ricontrollare, una per una, l'attendibilità di schede mal compilate, per non parlare dell'alta percentuale di risposte mancate da integrare. Per uscire dall'impasse bisogna offrire oggetti agili e flessibili che si possano compilare senza tradire la natura vera dell'esperienza che sta descrivendo e non finiscano in un pozzo ignoto, ma siano visibili.

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B. Evoluzione delle reti

Riguardo al secondo ormai è chiaro che l'architettura d'informazione distribuita su più punti tutti interconnessi fra di loro e quindi visibili da qualsiasi punto della rete è, in generale, la più flessibile e funzionale alla raccolta e aggiornamento di dati che riguardano realtà locali e mutevoli. Le reti stellari chiuse, con un solo centro e alcuni punti periferici dipendenti, sono limitate alle aziende (banche, grosse industrie, ecc) con dati riservati da custodire gelosamente e rendere accessibili ai soli dipendenti. Oggi piu` che mai "la rete" della comunita` scientifico-educativa e` INTERNET: la rete di reti più diffusa nel mondo è organizzata su tre milioni di nodi, e al suo interno sta prevalendo con una crescita travolgente la struttura dei server WWW (WEB, in gergo) che contengono informazioni organizzate in forma ipertestuale aperta, l'opposto della scheda a struttura fissa e chiusa, mentre le tradizionali strutture di data-base rimangono valide prevalentemente per la raccolta e l'ordinamento di dati intrinsecamente omogenei, come quelli anagrafici, ad esempio.

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C. Dinosauri e pantere

Riguardo al terzo, oggi sono praticamente scomparsi i terminali stupidi sostituiti da personal computer dotati di notevoli capacità autonome di elaborazione. Questo ha determinato il tramonto dei grossi e costosissimi calcolatori centrali e l'avvento di agili e flessibili strutture client-server che a loro volta hanno dato il via ad una miriade di programmi destinati ai personal computer che consentono una autonomia molto maggiore del client (il personal computer o PC) sia nella funzione di immissione dei dati che in quella della ricerca e rielaborazione, sia durante il collegamento alla rete (in linea, come si usa dire) che fuori linea. Risultato: oggi un PC e` un'ottima stazione di lavoro, sia per l'immissione sia per la ricerca di dati in rete.

D. Cento nuovi fiori al giorno

Infine riguardo al quarto ed ultimo punto, la sorprendente ascesa dei nodi di rete WEB, organizzati secondo strutture ipertestuali in HTML è il fenomeno più eclatante degli ultimi due anni e sta imponendosi come alternativa vincente e universale per la organizzazione di tutti quei dati che mal sopportano la compressione uniformatrice nelle tradizionali strutture dei data-base.

La struttura ipertestuale consente infatti di organizzare un documento in modo stratificato e modulare, senza imporre costrizioni rigide e precostituite. Può contenere al proprio interno anche la struttura organizzata in forma di record e quella sequenziale, ma in più permette il collegamento a salto ad altri documenti correlati e presenti sullo stesso server o su qualsiasi altro server in rete. Il tutto a portata di un semplice click. In altre parole permette di organizzare un documento in modo personale fornendo all' utente-ricercatore l'opportunità di soffermarsi solo sugli strati descrittivi più esterni e generali o di approfondire, a proprio talento, questo o quel sottoinsieme che lo riguardano in quel momento, seguendo un percorso dettato dal suo interesse e dal tempo disponibile. L'ipertesto in rete consente di muoversi da un'informazione all'altra secondo la logica delle associazioni, cioè' quella di cui ci serviamo spontaneamente quando pensiamo.

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VI. Gli strumenti disponibili

Aggirarsi fra gli ipertesti dei server WEB non a caso viene definito navigare. In effetti ci si trova davanti ad un mare d'informazioni correlate all'infinito nel quale naufragare può anche essere dolce, ma non sempre.

Dopo un po' di allegro surfing sulle onde, imparare ad usare la bussola diventa indispensabile, ma, nonostante queste difficolta`, le opportunità di fornire e raccogliere informazioni attraverso la rete sono incomparabilmente superiori a quelle che l'umanità ha mai avuto a sua disposizione in passato. Non approfittarne sarebbe veramente un peccato.

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A. L'immissione di dati

Per fortuna, nel corso degli ultimi anni è andato consolidandosi, fino a divenire uno standard de facto, un linguaggio ipertestuale universale, l'HTML menzionato, che ha reso certa e uniforme in tutto il mondo la modalità per l'immissione dei dati sui server WEB di INTERNET. Questo ha reso possibile la proliferazione di numerosissimi editor (programmi per scrivere) che rendono semplice e intuitivo il processo di scrittura di un ipertesto per la rete. Accanto ai numerosi editor di pubblico dominio (cioè a costo zero) già disponibili in rete e in continuo aumento, nel corso del '95 si sono moltiplicate le iniziative di case private per la produzione di software (software house, in gergo) che stanno contendendosi un mercato in fortissima espansione, offrendo strumenti sempre più ricchi di opzioni e di uso intuitivo. Si può affermare che nel giro di un anno tutti i programmi per scrivere evoluti conterranno anche l'opzione ipertestuale HTML, accanto al ben noto formato tradizionale di testo sequenziale. La vera difficoltà sarà pertanto quella di scrivere documenti ben strutturati secondo la logica ipertestuale della stratificazione e modularità.

Questo, tuttavia, è un problema culturale, non tecnico, che sicuramente merita la dovuta attenzione, ma non deve frenare l'evoluzione da forme costrittive di documentazione a forme più aperte e naturali. Restando al tema della documentazione dell'innovazione, è ragionevole pensare che il passaggio a forme di documentazione ipertestuali in HTML renderà più accessibile l'obbiettivo di un più diffuso costume documentario e di una maggiore fedeltà dei documenti prodotti alla realtà che si sforzano di documentare.

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B. La ricerca nel mare d'informazioni

Resta, tuttavia il problema di trovare quello che si cerca. Il compito non è tanto banale, visto che in INTERNET si può spaziare a volontà su tre milioni di server zeppi d'informazioni. Per facilitare la ricerca escono annualmente le pagine gialle di INTERNET, un vero elenco telefonico dei siti sparsi per il mondo, ed esistono diversi server specializzati nel fornire l'elenco dei siti che contengono documenti che riguardano l'argomento ricercato. Fra questi brilla, ad esempio, il CERN di Ginevra.

Più in generale si può dire che il problema della ricerca efficace delle informazioni sulla rete è così rilevante da essere divento oggetto di particolare attenzione da parte dell'intera comunità scientifica internazionale e anche di ditte private che stanno investendo grandi risorse per rendere la ricerca efficace, senza mortificare le modalità d'immissione dei dati. Pertanto è ragionevole aspettarsi la presenza di strumenti di ricerca sempre più efficaci, accanto agli esistenti, tutt'altro che spregevoli.

Nonostante ciò, nella costituzione di un repertorio d'informazioni sull'innovazione scolastica non sarà da trascurare una scarna intestazione di alcune righe, descrittive dell'oggetto in termini generalissimi (dove, quando, chi, che cosa e perché) pensate secondo la logica dei tradizionali data base, seguite da una descrizione libera, in formato ipertestuale HTML, della esperienza innovativa vera e propria. In questo modo si dovrebbe poter conciliare la fedeltà e ricchezza dell'informazione con l'efficacia della ricerca.

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VII. Cosa fare, dunque?

Detto in due parole, usare la rete per acquisire e per fornire informazioni su quanto di nuovo e interessante si fa nelle scuole, muovendosi nella logica della condivisione delle risorse che stenta tanto ad affermarsi.

Per farlo è necessario:

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A. Per collegarsi in rete

1. Che cosa occorre:

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Il numero di provider privati sta aumentando di giorno in giorno. Una fonte abbastanza aggiornata e completa dei provider privati e pubblici sono le riviste specializzate che contengono nel proprio titolo la parola INTERNET. Di solito si tratta di mensili che offrono una serie d'informazioni sui servizi e i siti INTERNET più interessanti. Al momento di scrivere queste righe (giugno '95), ci sono in edicola tre mensili di questo genere in lingua italiana.

La stessa Telecom Italia ha annunciato un imminente (???) offerta di accessi a INTERNET. Chi vivrà...

Finora, purtroppo il GARR (Gruppo Armonizzazione delle Reti di Ricerca) non offre un accesso gratuito alle scuole. Diversi Comuni, invece, si mostrano sensibili ai problemi dei costi di accesso e offrono agevolazioni, sovvenzioni ecc. Chiedere un aiuto al proprio Comune, quindi, può essere una mossa da non scartare.

Una iniziativa da segnalare, seppure limitata a scuole partecipanti ad alcuni progetti nazionali, è un accesso gratuito ad INTERNET attraverso la BDP (Biblioteca di Documentazione Pedagogica) di Firenze, sostenuta da un budget a carico del sistema IRSAE.

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2. Quanto costa:

A parte il costo di abbonamento annuale ad un provider che offra l'accesso alla rete INTERNET, che va contrattato localmente cercando sempre il più vicino alla scuola da cui si chiama, il costo di collegamento ad INTERNET è il normale costo telefonico che dipende dal tempo di collegamento (cioè dalla lunghezza della telefonata) e dalla distanza del provider. L'ideale, naturalmente è un provider situato nello stesso distretto telefonico. In questo caso le chiamate sono telefonate urbane. Il caso peggiore è quello di un provider distante che debba essere chiamato con un prefisso. Insomma, la stessa identica storia delle normali telefonate "Mi ami?... ma quanto mi ami?", se l'amato bene è lontano la Telecom rimpinza i suoi bilanci. Naturalmente vale anche il discorso delle fasce orarie: chiamare nelle ore di punta costa di più, ecc.

Va chiarito, a scanso di equivoci, che una volta collegati alla rete i costi sono sempre gli stessi e sono del tutto indipendenti dai siti in cui si trovano i server a cui ci si collega dopo essere entrati in rete. In altre parole spulciare un documento presente su di un server australiano o una biblioteca americana costa quanto guardare il catalogo della biblioteca dell'università dietro casa. Contano solo la durata del collegamento e la distanza dalla scuola al nodo (il nostro provider) in cui si entra in rete, niente altro. Buona navigazione, quindi!

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B. Per scrivere un ipertesto

Per scrivere agevolmente un ipertesto destinato alla rete (ma usabile anche fuori rete) occorre:

Non occorre avere un collegamento alla rete.

1. Quale computer?

In verità qualsiasi computer in grado di scrivere un documento nudo e crudo (cioè un file di testo) è sufficiente, sia esso un PC con il DOS, un Macintosh, una macchina UNIX o altro. Infatti il più rustico sistema di scrittura è sufficiente per scrivere un file HTML.

L'HTML non è altro che la sintassi universale accettata da chiunque voglia preparare un documento standard destinato ad un server WEB della rete INTERNET. L'HTML non è dunque un programma per scrivere, ma è una raccolta di norme di pubblico dominio, come la grammatica latina. Tuttavia, se si vuole procedere più agevolmente e rapidamente alla stesura di un documento è meglio usare un programma capace di accollarsi il compito di scrivere le parti più noiose della sintassi, lasciando all'autore del documento quasi soltanto l'onere dei contenuti. I programmi che offrono questo aiuto, per fortuna, sono numerosi e in continuo aumento e miglioramento. Un buon editor, di solito, richiede una macchina mediamente dotata, Per esempio un PC fornito dell'ambiente Windows o dell' OS2 o un qualsiasi Macintosh. Niente di straordinario, come si vede.

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2. Quale editor?

Quello che asseconda meglio le proprie abitudini, funziona bene sulla macchina che si usa abitualmente ed è fornito di un buon aiuto interno per togliersi d'impaccio mentre si lavora.

Può sembrare una indicazione generica, e lo è, tuttavia è la più sensata rispetto ad un potenziale utente sconosciuto che, pur non avendo scritto forse mai nulla in HTML ha probabilmente dimestichezza (molta? poca?) con il suo computer, con il suo sistema operativo ed usa abitualmente alcuni programmi. In effetti gli editor HTML sono decine, molti ancora ne compariranno ad un ritmo incalzante per tutti i tipi di macchina. Il primo consiglio è di cercarne uno recente e ben recensito sulle riviste e giocarci un bel po', prima d'incominciarci a lavorarci sul serio.

I più facili da usare sono quelli che si servono come base di un programma di scrittura (word processor, in gergo) come Microsoft Word (per Windows o per Macintosh) oppure Wordperfct. Esistono tuttavia molti altri ottimi editor HTML autonomi, anche di pubblico dominio, e si può dire che non ci sia software house di rilievo che non stia per commercializzare un proprio editor entro l'anno. La ragione è semplice: la popolarità dei server WEB su rete INTERNET è esplosa ad un ritmo così sorprendente che nessuno vuol restare escluso da una fetta di mercato così interessante.

Un secondo consiglio forse utile: provare il maggior numero possibile di prodotti e tenersi aggiornati, anche dopo averne scelto uno. Fossilizzarsi su di una scelta è sempre sterile in un ambiente in velocissimo mutamento.

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C. Per imparare l'HTML

La rete stessa è la fonte principale, infatti dalla rete si possono prelevare gratuitamente (cioè trasportare sul proprio disco rigido) numerosi manuali scritti in inglese, sia in formato di testo, quindi facilmente stampabili successivamente con la propria stampante, sia in formato HTML, più adatti per essere consultati durante un collegamento in rete. Ancora una volta il sito INTERNET da cui iniziare la navigazione per tenersi aggiornati anche sulla documentazione dell'HTML in tutti i suoi risvolti è il CERN di Ginevra, che ne è il padre.

Una scorciatoia è l'uso intenso dell' "aiuto" presente nel proprio editor HTML. Di solito contiene informazioni essenziali sufficienti a superare i dubbi di base.

Infine è sempre possibile consultare attraverso lo stesso strumento di navigazione (Netscape, Mosaic ecc.) il codice HTML del documento che si sta guardando in quel momento. Questo è il modo più semplice per scoprire come un esperto ha realizzato una pagina che offre soluzioni interessanti. Per il momento manuali esaustivi in italiano non sono stati pubblicati, ma certamente non tarderanno.

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D. Per imparare a scrivere un buon ipertesto?

Seguire (oppure organizzare con l'aiuto di un esperto) un buon corso sull'argomento è senza dubbio una scorciatoia interessante, ma, vista la novità dell'argomento non sarà facile. L'alternativa è ovviamente lo studio individuale accompagnato da esercitazioni.

Un buon libro sulla teoria generale degli ipertesti come "Hypertext" di Landow pubblicato in traduzione italiana da Baskerville editore - Bologna, può essere una buona partenza, se accompagnato da una sgroppata sui siti più frequentati di INTERNET. Guardare molti esempi, poi è senza dubbio istruttivo e pieno di suggerimenti. Le riviste specializzate segnalano siti interessanti anche dal punto di vista dell'esemplarità della realizzazione della pagina di benvenuto e delle successive. Gli stessi strumenti di navigazione sulla rete (cioe` i browser come Netscape, Mosaic ecc.) segnalano in modo aggiornato i siti più interessanti. Copiare alla giapponese è una buona mossa, finche' l'esperienza non permettera` di realizzare con mano sicura i frutti della propria creatività individuale.

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VIII. In conclusione

Quando saranno disponibili a costi ragionevoli nuovi apparecchi domestici che integreranno le funzioni oggi svolte dai personal computer, dal telefono e dal televisore l'accesso alle informazioni sarà ancora più facile e potremo da casa o da scuola consultare biblioteche, repertori cinematografici o sonori o "documenti multimediali" che conterranno ciascuno di questi tre aspetti: testo, film, suono.

Ma già oggi e` possibile consultare un mare d'informazioni e rendere condivisibili e consultabili i propri documenti virtualmente a tutto la comunità` scientifico-educativa, pubblicandoli in una sola copia in un solo server WEB della rete INTERNET, usato come vetrina sul mondo.

Perdere il treno sarebbe un vero peccato, anche perché saltarci sopra, come abbiamo visto, non richiede nessuna abilita` o attrezzatura straordinaria.

La presenza e la facile accessibilità nel nostro Paese di una rete telematica a respiro mondiale come INTERNET rende possibile, o meglio impone, una profonda revisione delle tradizionali metodologie di documentazione fondate su schede cartacee descrittive destinate ad essere immesse in una base di dati a struttura rigida, collocata su di un unico computer posto al centro di una rete stellare. Oggi non solo è possibile, ma estremamente vantaggioso, raccogliere la documentazione direttamente in forma digitalizzata (testo, immagini, suoni) e organizzata secondo le tecniche di documentazione strutturata, rese possibili dai linguaggi d'interconnessione ipertestuale standardizzati: l'HTML.

La documentazione di esperienze scolastiche nel formato ipertestuale HTML ne consente la diretta immissione in rete via modem, o il successivo trasporto su CD-ROM, senza compromessi o forzature, inevitabili quando si usano le tradizionali schede di rilevazione e i database a record rigidi. Oltreché meno frustrante e più facile da realizzare da parte del compilatore, la documentazione ipertestuale è di consultazione più rapida per l'utente che può esaminare durante il collegamento la sola sintesi del documento o ciascuno dei sottoinsiemi che lo compongono, procedendo per successivi approfondimenti mirati, oppure trasportare sul proprio computer l'intero documento per una successiva consultazione o stampa fuori linea. Per di piu`, imparare a scrivere buoni documenti in HTML e` tecnicamente semplice, mentre e` un po' meno banale imparare a pensare e a scrivere in forma ipertestuale. Ma per gente di studio non e` certamente un ostacolo rilevante, soprattutto in vista di un risultato notevole: rendere consultabile e condivisibile da altri, in modo semplice e istintivo, la documentazione del proprio lavoro, solitamente destinato ai sottoscala, alle cantine o all'oblio, se si preferisce.


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Pagina a cura di: Alessandro C.Candeli Ultimo aggiornamento 22/12/95.