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La suspense

Questa ricerca si propone di individuare gli elementi della suspense nella novella di Simona e Pasquino, partendo dal presupposto che il fattore suspense possa trovarsi in molte forme di narrativa, anche di alto livello letterario e storicamente anteriori al giallo, al thriller, all'horror, cioè ai generi istituzionalmente votati a perseguire gli effetti della suspense. "Concetti teorici avvicinabili a quelli moderni di suspense sono rintracciabili nella stessa Poetica di Aristotele". I meccanismi della suspense possono infatti essere considerati fondamenti di ogni narrazione che si ponga l'obiettivo primario di suscitare nel lettore il piacere della lettura; e questo, come sappiamo dal Proemio del Decameron, è lo scopo dichiarato del Boccaccio, confermato dalle parole della "reina" Pampinea nell'Introduzione.

Anche nella novella di Simona e Pasquino sono riconoscibili gli elementi della suspense, la cui presenza leggera è dovuta al fatto che, rispetto ai moderni scrittori del genere che privilegiano su ogni altro il fattore suspense, il Boccaccio si propone numerose altre finalità di scrittura, che investono varie e complesse strategie comunicative.

Presenza "leggera", ma presenza. Infatti ritroviamo la sequenza tipica del testo di suspense:

enigma curiosità (domande) scioglimento (risposte).

Ma di quali enigmi si può parlare se l'intreccio è noto fin dall'inizio? Ci è infatti anticipata la tragica morte dei due giovani protagonisti sia, in parte, dalle parole introduttive di Emilia, sia, e con più precisione, dalla rubrica riassuntiva che il Boccaccio premette alla novella. Sappiamo anche che la morte verrà quando i giovani si sfregheranno una foglia di salvia sui denti. L'accusa infondata di un innocente (tipico elemento ritardante), l'inchiesta svolta dal detective - giudice, il sopralluogo, la morte di Simona e quindi la dimostrazione della sua innocenza, sono indubbiamente elementi riconducibili ai meccanismi del giallo, anche se è senz'altro anacronistico aspettarsi che il Boccaccio ne abbia fatto un uso consapevole. Questo effetto di curiosità e di sorpresa non è del tutto annullato dalla rubrica perché il lettore ignora in che modo si realizzeranno gli eventi preannunciati: quello che ignoriamo, e che quindi attendiamo con curiosità, è la definizione dei particolari.

Ci chiediamo inoltre:

Nessun elemento, nel testo e neppure nella rubrica, ha preannunciato al lettore la scoperta di "una botta di maravigliosa grandezza" di cui si dice che, col "venenifero fiato", aveva avvelenato la pianta di salvia. L'effetto sorpresa è innegabile, ed è accresciuto da intenzionali scelte narrative, quali ad es. la descrizione dei preparativi e dei dettagli dell'incontro, leggibili come elementi ritardanti. Ma lo scioglimento dell'enigma non è per noi lettori moderni del tutto risolutore. Un altro enigma subentra al precedente: ma di che razza di rospo si tratta? I più informati di noi sanno che il rospo è fornito di ghiandole che in parte secernono un veleno contenente bufonina dall'azione fortemente irritante sulla pelle e sulle mucose. Niente di più. Ma in età medievale sul rospo correvano numerose credenze, determinate dalla sua azione velenosa e dal fatto di essere un animale prevalentemente notturno; si arrivò perfino a definirlo animale mortifero. A noi non rimane che constatare la distanza che ci divide dall'età dei bestiari[1] e dei lapidari[2].

Queste credenze, altrove (Calandrino e l'elitropia) messe in dubbio dallo stesso Boccaccio, sono qui assunte per vere e contribuiscono a quella sensazione di eccesso e di surreale così diffusa nel realistico Decameron.

In questo caso l'effetto sorpresa è determinato dalla diversità dei codici culturali, quello dell'autore da un lato, e quello nostro, di moderni lettori, dall'altro.

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Last modified on 24/05/96

Note:

1. opera didattica medievale, in cui alla descrizione degli animali (spesso ricche di particolari strani o fantastici ma riportati con una certa vivacità) fa seguito un commento moralizzante. (Dizionario della lingua italiana Devoto Oli)

2. repertorio medievale, appartenente alla letteratura didascalica, in cui sono descritte le pietre preziose e le loro presunte proprietà curative. (Dizionario della lingua italiana Devoto Oli)