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Simona e Pasquino

Giovanni Boccaccio

Decameron, IV, 7

La novella di Simona e Pasquino è narrata da Emilia nella quarta giornata, dedicata agli amori cbe "ebbero infelice fine". Il Boccaccio vi riprende temi e moduli propri della tradizione cortese, calandoli nella societa' fiorentina del suo tempo, e in particolare nell'ambiente popolare di alcuni lanaiuoli. L'esperienza tragica di "amore e morte", tradizionalmente propria di personaggi alti, investe e travolge i due umili protaginisti. Questa inconsueta scelta tematica rappresenta un elemento innovatore, destinato a modificare procedimenti narrativi e consolidate gerarchie etiche ed estetiche.

La novella e' introdotta dalle parole di Emilia, a cui Filostrato, il re della giornata, concede di intervenire non appena il narratore precedente, Panfilo, ha concluso la novella dell'Andreuola. Le riflessioni della narratrice, introducendo il tema de "lo 'mperio" di Amore, che, come "potentissimo signore", visita "volentieri le case de' nobili", ma non "rifiuta" quelle "de' poveri", suggeriscono una prima chiave di lettura, che non esclude eventuali ulteriori valutazioni interpretative.

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