Maria Stella Corbera: è la moglie del Principe Fabrizio Corbera di Salina.

Tomasi di Lampedusa la descrive all'inizio del romanzo: "La prepotenza ansiosa della principessa fece cadere seccamente il rosario nella borsa trapunta di jais, mentre gli occhi belli e maniaci sogguardavano i figli, servi e il marito tiranno, verso il quale il corpo minuscolo si protendeva in una vana ansia di dominio amoroso" (pag.19).
E' soggetta a crisi isteriche ed è proprio una di queste che alla fine induce Don Fabrizio a recarsi a Palermo da Mariannina. Infatti il Principe sta per far rientrare i cavalli in scuderia, quando un grido: "Fabrizio, Fabrizio mio!" gli giunge dalla finestra, seguito da grida acutissime. Al che Don Fabrizio chiude con violenza lo sportello della carrozza, ordinando al cocchiere di partire.
Il marito l'accusa di non soddisfarlo nella sua vitalità. Afferma Don Fabrizio: "Sono un uomo vigoroso ancora; e come fo ad accontentarmi di una donna che a letto si fa il segno della croce prima di ogni abbraccio, e che, dopo, nei momenti di maggiore emozione, non sa dire che: Gesummaria ! (pag.38)"
Viene informata dal marito dell'intenzione di Tancredi di sposare Angelica quando è già a letto. Reagisce subito irosamente, accusando il nipote di essere un traditore, poiché ella aveva sempre sperato che sposasse Concetta. Ritenendo la decisione di Tancredi un'ingiustizia, incita il marito a non portare a termine l'incarico ricevuto dal nipote. Tale atteggiamento iroso ed isterico, costringe il marito ad una falsa reazione violenta, con il risultato di calmare la principessa: "la moglie era spaurita e guaiolava basso come un cucciolo minacciato (pag.124)". Come il marito prevedeva, Maria Stella non solo si tranquillizza, ma si sente anche tutta consolata e orgogliosa di "aver per marito un uomo tanto energetico e fiero".
In occasione della prima visita di Angelica a casa Salina, la principessa l'accoglie calorosamente stringendola a sé fortemente: tutte le proprie riserve verso la ragazza non solo sono da lei ritirate, anzi le "aveva addirittura fulminate nel nulla" (pag.168).
Ammalatosi di diabete, "si era pure aggrappata meschinamente a questa esistenza di pene".