Nato a S. Cono, un piccolo paese vicino a Palermo, aveva lasciato la casa
paterna a 16 anni, quando era andato nel seminario arcivescovile. Al paese
natale era ritornato solo per le nozze delle due sorelle e per la morte del
padre.
Ciò che più lo preoccupa dello sbarco dei garibaldini in Sicilia
è la requisizione dei beni della Chiesa, che con essi sostenta moltitudini
di infelici.
Per interessamento di un generale amico di Tancredi, non gli viene applicato
l'ordine di espulsione stabilito per i gesuiti.
Per sette anni aveva tentato di insegnare il latino a Tancredi, subendone
i capricci e gli scherzi. Anch'egli aveva sentito il fascino del giovane,
ma non condivideva i suoi nuovi atteggimenti politici.
E' sempre timoroso nei confronti del Principe Salina e si preoccupa di non
offenderlo. Gli è affezionato, nonostante alcune volte abbia sperimentato
la sua collera o la sua impudenza, come quando è costretto ad
accompagnarlo nel viaggio per Palermo, dove il principe incontra
Mariannina.
A padre Pirrone si rivolge Concetta per affidargli l'incarico di comunicare
al padre il proprio innamoramento nei confronti del cugino Tancredi.
Quando, dopo molti anni, padre Pirrone torna al paese per il quindicesimo
anniversario della morte del proprio padre Gaetano, viene accolto da tutti
festosamente. Alla sera si mette a parlare di politica con alcuni amici,
che desiderano conoscere le novità, dato che lui vive tra i "signori":
per le notizie ricevute, finiscono con l'andarsene assai più accigliati
di quando erano venuti.
Rimasto solo con il compaesano don Pietrino, approfittando anche del fatto
che quest'ultimo, di fronte ai suoi astratti ragionamenti, ha finito per
addormentarsi, espone esplicitamente la propria concezione sugli aristocratici:
come vivono, come la pensano i "signori". In realtà sono le idee di
Lampedusa, messe in bocca strumentalmente a padre Pirrone.
Durante la permanenza a S. Cono il gesuita deve pure occuparsi del matrimonio
"riparatore" fra la nipote Angelica ed il cugino Santino. I giovani appartengono
a due famiglie rivali, per vecchi rancori sul possesso di un mandorleto.
Padre Pirrone riesce a risolvere la "questione" con intelligenza ed astuzia,
riportando l'armonia anche fra le due famiglie.
Il sacerdote se ne ritorna a Palermo lieto, ma con una amara considerazione:
"I gran signori sono riservati e incomprensibili, i contadini espliciti e
chiari; ma il demonio se li rigira entrambi attorno al mignolo, egualmente".