Mai come nel Gattopardo Visconti sposa il punto di vista del protagonista letterario e adotta la sua centralità narrativa. Il racconto cinematrografico è interamente dominato dallo sguardo con cui il principe Don Fabrizo vede e valuta tutto, più di quanto non accada nel romanzo.
Visconti giunge in alcuni punti a identificare totalmente il narratore-regista
con il proprio stesso protagonista. Infatti, in almeno quattro occasioni,
il Gattopardo viscontiano cessa di essere un racconto oggettivo per assumere
tutto l'andamento di un racconto soggettivo del suo protagonista, Fabrizio
Corbera, principe di Salina. Accade, per la prima volta, nella sequenza 4
[footnote 1], quando [footnote
2] viene fatto vedere il corpo del soldato morto nel giardino di villa
Salina. Accade, per la seconda e terza volta nella sequenza 15
[footnote 3], che si incunea come flash back
nell'episodio del trasferimento del principe e della famiglia da villa Salina
a Donnafugata. Come si può osservare, in entrambi i casi, la
soggettività dello sguardo, e del racconto, non è definita
secondo i "moduli enunciativi classici della soggettiva"
[footnote 4]. Un altro esempio della doppia
soggettività, quella dello sguardo e quella del racconto, è
la sequenza 25. Qui abbiamo un singolare flash-back
[footnote 5], che fonde un duplice soggettivismo.
In queste quattro sequenze Visconti sospende il racconto oggettivo e in terza
persona, per adottare il racconto soggettivo e in prima persona, e per far
combaciare totalmente la visione della vicenda di Don Fabrizio con lo sguardo
dello stesso Principe, identificando l'obiettivo della propria cinepresa
con gli occhi del protagonista.
La stessa esclusione di un percorso narrativo post mortem del principe esclude
la possibilità, avuta invece dal romanziere, di adottare nell'ultima
parte del romanzo il punto di vista del narratore o di altri personaggi.
Footnotes
1. la numerazione per sequenze qui adottata segue la scansione da noi fatta nella sezione: Il film. Le sequenze
2.
C.M. Alcuni alberi di limoni e, sullo sfondo,
nascosto parzialmente dal muro di cinta, un gruppo montuoso; una panoramica
da destra a sinistra obliqua dall'alto verso il basso accompagna lo spostamento
di tre uomini con cappello e vanga, includendone un quarto vestito di velluto,
il quale, frontale alla m.d.p., si rivolge a un soprastante (Salvatore),
in P.A. ampio sulla sinistra, accanto a cui
si trova il cadavere del soldato disteso al suolo. Poi, tutti e cinque si
girano verso la m.d.p. e, togliendosi il cappello, si accingono a salutare
il Principe (F.C.).
F.I. Soggettiva del principe. Al centro uno
degli inservienti è chino presso il cadavere. La m. da p. (e con essa
lo sguardo implicito del principe) si avvicina al corpo fino ad escludere
dal campo i due inservienti. L'inserviente, solo ora parzialmente in campo,
pone un fazzoletto rosso sul viso del soldato morto.
3. interno giorno. Un salone di villa Salina. Il generale toscano sta solennemente cantando. Al centro in secondo piano Tancredi... ecc.
4. per modulo enunciativo classico della soggettiva, si intende quello in cui viene dapprima definito un soggetto guardante, e poi, subito dopo, è assunto dalla cinepresa il punto di vista ottico di chi guarda rispetto all'oggetto guardato.
5. un flash-back perchè riguarda un evento già svoltosi: il racconto di Don Ciccio Tumeo che, svegliatosi di primo mattino, si era recato in chiesa per vedere come era fatta la moglie di Don Calogero e aveva scoperto che era "bedda come u' suli". Alla battuta di Don Calogero che, durante la sequenza del contratto matrimoniale, afferma "la mia famiglia è tutto per me", il principe ricorda il racconto del proprio compagno di caccia e ne ipotizza le immagini.